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martedì 21 aprile 2020

ALLARME INTERGALATTICO

ALLARME INTERGALATTICO
Harakiri?
voci preoccupate dallo spazio
Rintanato sotto la calotta di cemento, alluminio e vetro, dentro la cupola di osservazione, con il telescopio radar di raccolta informazioni, Keplergalileo, come amava chiamarsi e venire denominato, alias Calvin Andersen osservava la traduzione/trascrizione del criptomessaggio che l'immensa cupola e i suoi raffinati sistemi stava decifrando.
Da qualche tempo giungevano incomprensibili comunicazioni analoghe.
Solo a fiuto ne aveva colto e intuito il contenuto.
Chiese con adeguati comandi alla macchina pensante di riformulare nuovamente quanto pervenuto.
A parte la struttura linguistica che differiva solo per piccoli particolari irrilevanti, il criptomessaggio risultava appieno comprensibile.
Fece calcolare alla macchina mentale provenienza, coordinate cosmiche, cercando di localizzarne la sorgente. Formule. Algoritmi. Mappe stellari cosmiche.
Erano di nuovo loro. I suoi amici spaziali coi quali spesso scambiava faticosamente comunicazioni.
La macchina aveva così tradotto e riformulato:
• «NON POSITIVA SITUAZIONE PIANETA MALATO»
• «ALLARME PREOCCUPAZIONE NEL LONTANO MONDO SISTEMA SOLARE COMPARE»
• «RIPETIZIONE SOMIGLIANZA COL LORO VICINO PIANETA ROSSO PREOCCUPA»
• «SCIAGURA DISTRUZIONE TOTALE FORME VIVENTI CHE LÀ BIO CHIAMANO »
• «BIO È DA MATERIALE INERTE È INIZIO NASCITA DI SVILUPPO AZIONI MALAUGURANTE POI SCOMPARSA CHIAMATA MORTE»
• «DISTRUZIONE GRADUALE ALTRE FORME DI VITA ESISTENTI AVVENUTA È. ORRORE ANSIA TIMORE PAURA PER MORTE GENERALIZZATA AVVIENE»
• « ALTRE FORME VIVENTI NOSTRE AMICHE ALLERTATE»
• «TEMPO INFINITO PIANETA TERRA DOVRÀ ASPETTARE PRIMA CHE LORO BIO RICOMINCI SE RICOMINCIA »
• «UMANO AMICO CALVIN ASCOLTA LEGGE CAPISCE»
• «ALTRI UMANI TERRA NOSTRO ALLARME CAPIRANNO?»
Sorrise, Keplergalileo, per l'ingenuo ottimismo/pessimismo dei suoi amici dell’oltrespazio.
Già si immaginò a divulgare sul suo disperato pianeta, impropriamente chiamato azzurro e che diventava sempre più grigio, che gli osservatori erano preoccupati…
Infilò le dita nei radi capelli bianchi del capo.
Quanti viventi nei millenni precedenti già erano scomparsi ed estinti a causa di altri!
Poi era venuto l'"homo sapiens". Con una massa cerebrale ospitata in un cranio sempre più ampio.
Gradualmente però istinto, sopravvivenza, nutrizione, amicizia, riproduzione avevano smesso di essere essenziali e prioritari.
Quei milioni di neuroni avevano prodotto connessioni bizzarre. Sempre più perniciose.
Proprietà.
Dominazione.
Diversità.
Scambio divenuto interesse. Ricchezza e denaro.
Individuo contro collettività.
Armi non solo per cacciare e procurare cibo.
Uccisioni.
Conquiste.
Prepotenze e prevaricazioni. Distruzione graduale sempre più massiccia.
Oligarchia. Impropriamente chiamata democrazia. Sfruttamento di pochi su tutti i viventi e anche sugli altri umani.
Passò ora le dita dal capo alle guance. Dopo averle tenute qualche istante sugli occhi socchiusi.
Provò ad immaginare se stesso davanti a uno specchio.
Provò ad immaginare anche i quasi 8 miliardi di umani a sentire le sue fanfaluche.
Non l'avrebbero neanche ascoltato!
Provo a immaginarselo lo stesso.
Fece una rapida carrellata sulla sciagura recentissima.
Da secoli e soprattutto negli ultimi anni l'equilibrio delle forme di vita sul pianeta terra era stato inquinato, ferito, spezzato.
E sempre di più in modo irrevocabile.
Le forme viventi e non viventi si erano gradualmente trasformate. Alcune estinte.
Al margine della vita, materiali organici avevano cominciato a farla da padroni.
Scomparsi i rettili giganteschi del mesozoico. E i pachidermi come i mammut e i tori giganti. Carnivori ed erbivori in conflitto tra loro avevano cominciato a soccombere pur essi sotto le armi di selce, di rame, di ottone e poi di ferro.
L'atmosfera sempre meno ricca del prezioso ossigeno.
Sostituito, dalla combustione, con anidride carbonica.
Temperatura, clima, ozono: una mutazione.
Le ultime mutazioni avevano riguardato gli infinitesimamente piccoli quasi viventi: i virus. Non propriamente esseri biologici. Ma in grado di interferire con gli altri esseri viventi.
Nelle loro mutazioni e passaggi da alcune forme viventi che li ospitavano, per una quasi intelligenza malevola, avevano acquisito nuove abilità. Non farsi riconoscere e individuare. Trasformarsi continuamente. Per poter aggredire ancor meglio cellule, organismi viventi di vari tipi e dimensioni. E forse dal topo volante, dal pipistrello o da qualche altro animale, avevano fatto il salto di qualità.
Per loro naturalmente.
Catalogati e stigmatizzati da qualche caratteristica rilevata.
Ricevettero nomi e nomignoli.
Alcune, rare, teste pensanti per davvero dedicarono anima corpo e mente a studiarli.
Individuando di volta in volta il tallone d'Achille di questi esserucoli.
Faticosamente certo. Questi "virus" cioè microrganismi acellulari, parassiti obbligati, incapaci di riprodursi se non ospitati da una cellula a loro estranea, che possono sopravvivere, pronti a recare danno di nuovo.
L'ultimo mostriciattolo era stato definito dall'aspetto, ricostruito al microscopio elettronico. Una pallina di materiale con tanti spuntoni da ogni parte. Quasi una corona.
Perciò chiamato "CORONAVIRUS", virus con la corona.
Una malattia respiratoria acuta provocata dal SARS-CoV-2 appartenente alla famiglia dei coronavirus.
Comunemente noto come COVID-19, acronimo dall'inglese.
Beh…? E allora cos'era successo?
In continua mutazione per assestamento successivo, nessun rimedio farmacologico specifico era stato ancora messo a punto.
E di nuovo, alcune rare teste pensanti per davvero, facevano continua ricerca per trovare rimedi. Per mettere a punto un farmaco preventivo in forma di vaccino. O individuare tra i farmaci esistenti qualcosa di efficace allo scopo di contenerlo e combatterlo.
Meglio ancora individuarne e inventarne uno nuovo…
Cose note, borbottò silenziosamente dentro di sé Keplergalileo. Note agli umani. Non certo così dettagliatamente alle intelligenze spaziali lontane e amiche.
Le informazioni, su tutto il pianeta, viaggiavano quasi più veloci del virus. Diverse fondate. Altre frutto di pura fantasia o di malafede malevola.
Ci si giocava a ping-pong scaricando responsabilità gli uni agli altri.
Ufficializzato come malanno in una cittadina cinese, qualche notabile del mondo ne attribuiva la colpa a quel popolo.
Addirittura arrivando a congetture schizofreniche per cui sarebbero stati proprio i cinesi a creare quell'essere.
In molti paesi della terra governanti scaltri avevano colto al balzo l'occasione per assumere pieni poteri. Da monarchi assoluti.
In molti altri il fenomeno mostruoso era stato preso molto sottogamba.
Gradualmente in varie parti venne assunto l'unico criterio possibile per il momento: impedire la circolazione del contagio. La gente dovette starsene per un bel po' di tempo rintanata in casa.
Era un continuo bollettino funebre: col numero dei contagiati, dei guariti e purtroppo anche dei defunti.
E intanto chi per vocazione, scelta e professione si occupava della cura dei mali, rischiava di brutto. E molti medici e sanitari vennero contagiati e persero la vita.
Chi non aveva casa, per assoluta povertà, perché in stato di contenzione carceraria, perché nomade per cultura o per scelta di rifiuto della società, era destinato allo stillicidio mortale.
Il potere politico decise di controllare spostamenti e movimenti in tutti i modi anche informatici e on-line. Usando la coercizione come al tempo in cui erano state inventate le armi per dominare. A mali estremi estremi rimedi, si diceva.
La vita sul pianeta terra aveva rallentato per gli esseri umani.
In parallelo le altre forme viventi, vegetali o animali grandi e piccoli che fossero, ne ebbero un giovamento. Il cielo tornò ad essere un po' più pulito senza gli inquinanti che l'avevano invaso. Anche le acque dei fiumi dei laghi e dei mari temporaneamente tornarono a essere quasi pulite. L'azzurro riprese a caratterizzare il pianeta come colore.
Ma gli scambi di merci, come pure ovviamente le produzioni di essi, ebbero un rallentamento micidiale.
I padroni del vapore, i proprietari della produzione e del commercio, presero a scalpitare.
Non volevano assolutamente perdere i propri interessi economici. Venne fuori la teoria del gregge: nella massa delle pecore è irrilevante se un predatore ne uccide qualcuna, purché il gregge sia salvo nel suo complesso.
I sistemi di cura messe a punto o di contenimento del danno non erano stati previsti per una mancata scellerata pianificazione e previsione.
Essendo più a rischio le persone anziane, più fragili e più afflitte da altri malanni preesistenti, rischiarono di diventare capro espiatorio.
Nelle case di riposo.
Nei limiti per la circolazione prossima futura. Di nuovo la logica del gregge.
E poi gran parte degli anziani dopo avere lavorato un'intera vita ricevevano la sovvenzione della pensione: sfoltire il gregge avrebbe forse risollevato l'economia?
Keplergalileo dopo aver infilato di nuovo le dita tra i capelli bianchi e canuti, le fece scendere sulle palpebre.
Ma cosa si poteva provare a dire agli amici che avevano diffuso il messaggio accorato e preoccupato?
Chiaramente era necessaria una comunicazione sintetica ma insieme efficace. E poi c'era quel problema linguistico: avrebbero capito messaggi in lingua umana?
Intanto la macchina pensante continuava a sfornare il tamtam spaziale.
Dopo averci riflettuto un po', l'astrofisico biologo decise di confezionare un messaggio che potesse risultare chiaro.
Non importava l'idioma: se gli esseri amici d'oltre spazio avevano osservato e capito, avrebbero comunque decifrato qualsiasi lingua del pianeta.
Si accinse perciò a buttar giù qualche frase.
«CONFERMATO. ISOLAMENTO DI TUTTI GLI UMANI
MENTI PENSANTI CERCANO RIMEDIO.
STUDIANO CARATTERISTICHE STRUTTURA CAUSA MALATTIA.
OCCASIONE FORSE PER REINVENTARE DACCAPO IN MEGLIO ORGANIZZAZIONE NOSTRO MONDO.
RIFERIRÒ PRESTO.»
Forse un po' troppo lungo questo messaggio, ma abbastanza comprensibile, pensò.
La macchina pensante davanti a lui trasformò nei codici correnti la comunicazione.
Che partì.
Calvin Andersen era rimasto perplesso.
Si aspettava l'interessamento degli amici lontani.
Ma pensava anche alla propria età anagrafica.
Non era più un giovanotto.

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