scegli argomenti:

sabato 11 aprile 2020

DIRE E LEGGERE LE PAROLE AL CONTRARIO

DIRE E LEGGERE LE PAROLE AL CONTRARIO
Nel paese di "chissadove" una volta, prima che venisse marzo, invece che le febbri di febbraio era arrivato uno strano morbo…
Peggio del morbillo, della varicella, del colera, della spagnola…
Per avere informazioni più dettagliate potete chiedere dovunque: il paese non è difficile da trovare.
Il sistema di Google map, non essendo ora stato aggiornato, non lo può ancora indicare . Ma per farla breve, chissadove si trova dovunque… È molto vasto… Sterminato… Non è come dire Caltignaga, Carcoforo o Dusseldorf…
È anche questi posti ma è molto di più…
Insomma il morbo correva al gran galoppo. Lo recava funesto un cosino e avevo un nome complicato… Un cosino così piccolo che neppure il microscopio ottico permetteva di vederlo. Veniva definito "essere ai margini della vita": infatti non era un essere vivente come i batteri. Ma era ancora più letale. Volava nell'aria dal fiato di chi lo aveva ospitato involontariamente. Aveva abitato prima in animali a sangue freddo come pipistrelli e aveva fatto un salto di qualità mortale per gli umani. Era assolutamente instabile e mutevole per cui era difficile inventare un antidoto: lo stesso umano che ne era stato visitato, non riusciva neppure a creare degli "anticorpi"…
Comunque, nel paese di chissadove, cioè in tutta la terra abitata, era arrivato come un fulmine, uno tsunami, una catastrofe complessiva.
In attesa che i maghi, gli stregoni, i guru e i sapienti scienziati di tutto il globo riuscissero a trovare qualche rimedio, la gente era stata costretta a restarsene in casa. Fioccavano le telefonate.
Si usavano molto tutti i mezzi di comunicazione a distanza dai telefonini ai computer ai televisori.
Più saggia di tutti era stata la radio.
E in uno di questi angoli di chissadove, quello con la forma di stivale che dà un calcio a una palla triangolare, si chiamava Rai tre.
Era peggio quasi che nella favola della bella addormentata. O in quell'altra in cui tutti rimangono immobili nell'ultimo Gesto che stavano compiendo come statue.
Fino a quando, con un minimo di fantasia ottimista e di speranza, una fanciulla dagli occhi di cielo provò chiedere al suo mago personale…
Costui, che credeva che prima o poi il mostriciattolo venefico e micidiale sarebbe stato sconfitto, per consolarla, provò di inventare questa favola, sì proprio questa qui che state leggendo, sicuro che non avrebbe risolto il problema alla radice. Ma che almeno avrebbe strappato qualche sorriso nella sua lettrice prediletta.
Dopo avere meditato a lungo, dopo avere consultato anche la famosa "grammatica della fantasia", gli scritti di Nostradamus e altri manuali del genere, si decise a scrivere questo antidoto fantastico. Che vale però soltanto il tempo che dura la lettura.
Mentre i sapienti della terra continuano a fare ricerche…
Mentre medici e infermieri e volontari corrono di qua e di là infettandosi anche loro… Mentre la gente se ne sta tutta chiusa in casa: e gli innamorati non possono vedere le loro amate; ed è difficile anche andare a comprare biscotti e il cioccolato fondente… (Solo gli sprovveduti cercano quatton quattoni di nascosto di andare a spasso o in vacanza…
E nei paesi più poveri del mondo e negli angoli della terra più disperati oltre alle invasioni delle cavallette, della malaria, del tifo e della fame, la gente crepa disperata ancor più che negli altri luoghi della terra!)
Insomma, il mago provvisorio, che in altre situazioni era stato anche barone, maestro, guru, santone, cacciaballe e raccontatore di storie, dopo essersi a lungo arrovellato, aveva trovato per gioco e per scherzo questa soluzione magica.
Per scaramanzia non verrà pronunciato qui il nome di quel morbo: né il suo nome corrente, e neppure il codice che gli era stato appioppato.
Ma d'altra parte chi legge non ha bisogno che glielo ricordi io come si chiama…
Pensa che ti pensa…
Arrovellati e arrovellati ancora…
Sudando sette camice, canottiera compresa, arrivò questa conclusione.
Facevamo che il nome del mostriciattolo virus fosse: XYHZTZQ … (Ma per scaramanzia non mi permetto di pronunciarlo…!)
Concluse che come in certe favole succede, sarebbe bastato pronunciarlo al contrario: QZTZHYX… E voilà!
Dato che aveva già terminato di scrivere questa storia.
Dato che era rimasto un po' deluso lui stesso per non aver trovato di meglio.
Dato che comunque ci teneva tanto a regalare anche quella sera alla sua amata occhi di cielo un racconto di speranza e insieme d'amore.
Dato che spesso aveva voluto far finta che la fantasia, la poesia, la narrazione è l'invenzione fossero l'unico modo per dar vita alla realtà, e come narratore si era definito per finta il demiurgo di tutte le cose…
Dato, dato, dato…
Concluso il racconto/storia, ne registrò una versione sonora vocale.
E la inviò alla sua innamorata …
Lei d'altronde non s'aspettava molto di più. E forse anche quella volta si accontentò…
Racconterò la prossima volta quale fu la sua reazione…!

Nessun commento: