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sabato 5 febbraio 2022

IL FESTIVAL DI SANREMO

 IL FESTIVAL DI SANREMO (o del San Remo che mai fosse…)

Ed era stato in occasione di un altro evento di quelli ricorrenti. La festa di un santo credo… Non so di che cosa fosse patrono. Ma doveva essere noto a molti, perché ne parlavano di frequente. Un certo San Remo.
No, allora probabilmente non si parlava ancora della malevola epidemia di Covid SARS 19. Parlavano a volte dei campionati di calcio. Di qualche politico dalla faccia di idiota. Soliti luoghi comuni ricorrenti e abituali.
Poi era saltata fuori la ricorrenza di quel santo. Doveva essere un santo ligure. Ne aveva sentito parlare perché lo nominavano spesso quando andava a girovagare con quella cretina che gli si era appiccicata addosso una decina di anni prima. La tipa amava andare a fare shopping. E si faceva trascinare da lui con la sua auto e la sua moto per tutta la Riviera di Ponente. E lì spesso nominavano il santo.
Molto laicamente, da ateo e agnostico praticante, non era devoto a nessuno. Tantomeno a questo protettore dei peoci, dei calamari e delle sardelle. Prodotti ittici che comunque se cucinati e preparati a dovere apprezzava molto. A volte aveva anche assaggiato alcuni brodetti liguri e anche la farinata di ceci. Pur trovandola un po’ unta nonostante il rosmarino che le faceva da corona.
Oh, quante volte la tipa gli aveva fatto la sdolcinata, con voce seduttiva e un po’ troiesca. Supplicandolo: “Sanremo-Sanremo-ti prego dai, ti prometto quelle cose là all’infinito…”
E dato che lui, laicamente, “quelle cose là all’infinito” come pure la farinata di ceci e il fritto misto di pesci li adorava abbastanza, aveva finito ogni volta per dirle di sì…
In quelle peregrinazioni lui si annoiava abbastanza però. Entrare e uscire continuamente dai negozi con offerte e svendite favolose… Talvolta, addirittura, per accontentarla e per stare al gioco era entrato anche lui in qualcuno di quei negozi sfavillanti. E se n’era tornato a casa con capi di abbigliamento costosissimi, che però venivano "praticamente regalati" in offerta, a sole poche centinaia di euro. E che non gli servivano assolutamente. Ma lei era contenta… E gli aveva regalato, mantenendo la promessa, “quelle cose là all’infinito”.
Do ut des…
Non riusciva bene a capire cosa c’entrasse con quei giochini morbosi ed erotici, e con il consumismo degli acquisti, quel certo Santo Remo. Boh. Ma non gli importava neanche di capire o di rendersene conto. Si accontentava così, e basta.
L’aveva ormai persa di vista da un bel po’ di anni. E cominciavano ad arrivargli tranches dei crediti che la tipa gli doveva, sollecitati dalle azioni legali che lui aveva dovuto intentarle.
E anche si stava dimenticando il sapore di quei doni lascivi di cui lei era prodiga.
Aveva trovato di meglio…
Quando, anche la nuova più recente amica di quel momento, gli aveva posto quella domanda imbarazzante: “… Dimmi un po’, tu cosa ne pensi di San Remo…?”
E certamente si riferiva alla sua opinione rispetto al santo ligure.
Aveva dovuto svicolare, perché non avevo assolutamente pensato nulla in proposito.
Gli era bastato un mormorio distratto: “…Mmmmhhh” e aveva lasciato cadere il discorso.
Ora, di nuovo, sentiva borbottare per termine. Ma, cazzo di Budda, doveva essere sicuramente un argomento molto trendy. Ne parlavano sempre. Era ricorrente. Addirittura stava superando le statistiche e i dati relativi ai Green pass e alla pandemia.
Fu solo per caso, che una persona amica gli volle precisare: che si trattava di un ricorrente festival della canzone. Che si teneva esattamente nella località ligure di Sanremo.
E riuscì a capire l’inghippo.
Gentilmente fu ancora una volta Wikipedia a spiegargli che si trattava di un festival musicale che risaliva addirittura a settant’anni prima. Un festival di musica leggera. Ma che riusciva a dominare l’opinione pubblica e i media. Bypassando e superando i vari campionati di calcio, le olimpiadi stesse e altri eventi come la mille miglia.
Provò a riflettere sul suo
“…Mmmmhhh” in risposta all’amica di alcuni anni prima. Voleva dir tutto e non voleva dir niente. In buona sostanza voleva significare che non gliene fregava proprio un tubo.
E gli tornò in mente di quando a Milano, col gruppo dei sedicenti poeti, avevano cercato di coinvolgerlo in gare di poesie e di versi. Dei piccoli festival poetici, che con un termine brutto e americano, chiamavano slam…
In tale occasione, era riuscito alla bella e meglio a svicolare. Non trovava significativo e sensato che si potessero fare delle gare nelle quali qualcuno degli ascoltatori astanti attribuisse un punteggio e premiasse questo o quell’altro. A proposito della poesia…!
Le canzonette leggere della località ligure, che pure interessavano economicamente le industrie discografiche, meritavano forse una particolare attenzione? O non avrebbero voluto e potuto essere poesie musicali?
Gli venne in mente che alcuni poeti/cantautori professionisti ci avevano giocato e avevano partecipato.
E verso alcuni di loro nutriva una certa qual simpatia e stima.
Si mise a ridere.
E aspettò che venisse bandito anche il festival delle coccole, delle tenerezze, e del fare all’amore…
Aveva rifiutato le lusinghe delle piccole case editrici arraffone che volevano pubblicare i suoi versi e i suoi scritti.
A Sanremo ci aveva fatto lo shopping in cambio di “quelle cose là all’infinito” che gli aveva promesso la sua lasciva compagna di più di un decennio addietro. Ma ci aveva anche mangiato il fritto misto, le capesante, la farinata di ceci al rosmarino, e talvolta anche il cacciucco.
E a dire il vero ricordava di avere trovato, solo là, una granita di limone degna della propria qualifica. Nella quale si rinvenivano ancora i semini del limone, e che non era certo fatto con lo sciroppo fasullo addizionato di coloranti e acido ascorbico.
Ma, “con licenza parlando” come era solita dire sua madre, del festival di Sanremo non gliene fregava proprio un cazzo…!
Nanni Omodeo Zorini









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