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sabato 12 febbraio 2022

NARRARE… ESISTERE…

 (a propositxo di "CLOUD IN HER ROOM" Mobi.)

NARRARE… ESISTERE…
(Sì, certo, la sto prendendo un po’ alta… Ma solo per chi mi vorrà/saprà seguire…)
Da mesi faccio man bassa nelle piattaforme dei film in streaming. Full immersion.
Ho citato e commentato: “the square” e “il colpevole”. Dove si sono serviti a piene mani della geolocalizzazione.
Più di recente ho gustato e apprezzato in pieno sceneggiatori e registi che cercavano di porsi all’interno mentale dei protagonisti: ricostruendo, come ci sono riusciti loro, il flusso di coscienza.
Nel primo genere il marchingegno software del grande fratello Google voleva servire per dare consistenza realistica a fatti.
Nel secondo approccio: un giapponese e poi una giovane cinese prescindono da stratagemmi di conferma o meno.
Si tratta sempre di narrare… Il primo parametro si dice: è successo questo e quest’altro; ma vado dietro le quinte e cerco di dimostrartene l'autenticità. Il poliziotto segue telefonicamente e sulla mappa danese ogni singolo spostamento.
Oppure: la realtà è un prodotto di invenzione come nel museo di arte contemporanea svedese.
Ma voglio soffermarmi con attenzione e a fondo su uno dei temi che mi appassiona da sempre:
è raccontabile la realtà dall’interno dei vissuti?
Insomma, per farla breve, le centinaia di pagine di “Ulisse” di Joyce, possono rappresentare il tentativo di raccontare dall’interno una giornata dal mattino alla sera?
La deliziosa, trasognata, ma anche mostruosamente realistica e veritiera cinese Zheng Lu Xinyuan merita encomio per alcune chicche. L’uso di un bianco e nero spasmodico e all’infinito. Che fa salti realistici e onirici virando in negativo le immagini oppure rovesciandole a gambe all’aria. Mi ricorda analoghi giochini che, da dilettante come ero, avevo fatto con la mia cinepresa super otto più di cinquant’anni fa..
Non vuole dimostrare nulla di extradiegeetico.
Guarda.
Vede.
Talvolta stravede…
Ma la realtà per lei è solo quella lì che ci mostra, che ci mette davanti sul monitor.
(E allora, per quanto esistenti, magari anche esatti al millesimo, i giochi di prestigio di Google con le sue geolocalizzazioni, rimangono fuori della porta. E anche altri simili, possibili, probabili marchingegni. Quelli dei quali, le persone un po’ scioccherelle, possono permettersi di dire: “ma va là… dimostramelo…”; o anche: “… non sono vere e sono tutte fantasie… però se qualcuno lo afferma, vuol dire che ha fisicamente seguito di persona qualcun altro che invece afferma e spergiura che se ne stava immobile e dolorante nel suo lettuccio”… Preferisco accantonare questo versante, non mi interessa qui)
No! Preferisco soffermarmi sul delizioso, assoluto, incontaminato e incontrovertibile realismo visivo di Zheng Lu Xinyuan.
È una scelta di campo, certo. Lasciamo stare le interpretazioni, le osservazioni dietro le quinte, gli stratagemmi fantascientifici e fantapolizieschi.
Non ci sono illazioni. “ Stream of consciousness” per usare l’espressione desunta da Joyce.
E non sto, sia ben chiaro, facendo una scelta metodologica e stilistica. Mi permetto soltanto di effettuare un distinguo.
Nella tecnica narrativa il “narratore onnisciente”, può divertirsi ad aggiungere alla storia raccontata e scritta che offre la sua visione a latere. E dice che lui che sa tutto vuole aiutare il lettore/ascoltatore per avere una interpretazione più esatta della realtà.
Poi, c’è chi in una operazione brutale, addirittura dolorosa, prova a buttar lì una visione senza peli sulla lingua, quella che ritiene essere la realtà/reale. Prendere o lasciare...
Questione di approcci e di stili, certo.
Da dilettante quale sono ho giocato con entrambe le modalità. Come il funzionario di polizia svedese in “il colpevole”, ho seguito il “gioco delle tre carte”… Facendo ricorso allo stratagemma inventato del grande fratello.
Dico e racconto questo e quest’altro… Ma lo interpreto aggiungendo particolari che solo la tecnologia informatica ritiene e intende poter utilizzare.
Talaltra volta, provo a pormi all’interno della mente, del nervo ottico, di qualcuno.
Mi metto cioè nei suoi panni. Ed è anche questo un altro “giochino delle tre carte”.
In entrambi i casi faccio incazzare e imbestialire chi, a ragione o a torto, ritenendosi parte in causa, vuole a tutti i costi dire la sua.
Liberissima/o ciascuna/o di farlo. Saranno un po’ fatti suoi.
Ma torno al nocciolo di questo mio assunto.
NARRARE… o ESISTERE…
Mah…
Chi lo sa…
Forse neanche il soggetto dell’esistenza e della vita è sicuro e certo in assoluto della propria visione.
E men che meno chi narra.
Il soggetto vivente ci butta lì la sua. E alza la voce e sbraita sostenendo che è l’unico a conoscerla con esattezza. Che era lei/lui là in quel posto là quel giorno là e quell’ora…
Fatti suoi. Faccia pure… Si accomodi…
A me non interessa un problema e una visione di natura ontologica assoluta.
Io mi diletto a narrare.
“…Con licenza parlando…”
Non sono un testimone oculare. Sono solo uno che gioca a raccontare.
Posso farlo? E allora lo faccio. Con beneficio di inventario.
E lascio liberamente sbraitare chi invece ritiene che la realtà-reale sia un’altra.
Ci mancherebbe altro.
Ringrazio per la sua sconvolgente pellicola Zheng Lu Xinyuan.
Virata spesso al negativo. Col suo bianco e nero categorico e assoluto. Con i suoi miliardi e miliardi di sigarette accese e di mozziconi schiacciati sotto il piede.
Con le sue parabole erotiche (che a me verrebbe da definire “fare all’amore”…) Ma che, gli stessi protagonisti, e talvolta anche mie conoscenze, preferiscono definire “fare sesso”. Ginnastica e performance piacevole ma fine a se stessa, nella seconda accezione…
Intrisa di emotività, affettività, partecipazione mentale nel primo termine che è quello che io quasi sempre ho prediletto.
E confermo che è molto difficile anche per me arrivare al nocciolo districando la matassa: “NARRARE… o ESISTERE… (???)”
Chi lo sa… Chi potrebbe mai dirlo…?
Mi limito a raccontare. Con buona pace, ma solo se vuole, di chi ha la compiacenza, la curiosità, o l’ardire di leggere…
Nanni Omodeo Zorini
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