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martedì 28 giugno 2022

 MEGATTERE SI GRATTANO LA SCHIENA CONTRO IL TRONCO DEL MARE

Spesso gli tornava in mente quando andava dal dentista. Per qualche intervento vero e proprio o anche solo per una pulizia dentale con una igienista.
Gli tornava in mente anche quello che racconta, romanzando, sulla medicina degli antichi egizi, Christian Jacq. È probabile che non inventasse niente: lo confermano le dentature di alcune mummie al Cairo… Senza elettricità, riuscivano a trapanare e a rimuovere carie, presumibilmente con trapani a mano. Usando gli anestetici di allora: erboristici.
È così. Ogni volta che ci andava, gli sarebbe venuta voglia di raccontare a braccio da Christian Jacq o da Grass…
Anestesia locale, di Gunter Grass.
Era affetto da prognatismo il professor Eberhard Starusch. Passava molte ore nello studio dentistico. Cercando di rimediare a questa stortura. Si vede che allora usava così: per tediare e annoiare meno il paziente dentistico, dalla poltrona lo facevano assistere su uno schermo a filmati racconti situazioni…
Ora, qui, a lui, avevano, voluto spiegargli che anche l’igienista dentale aveva dovuto fare l’università, per una laurea breve. Perciò anche lei era ed è dottoressa…
Quasi uno sfottò: pur di non chiamare lui dottore, per una questione di principio corporativa del mondo medicale. Chi non è dottore in medicina non merita l’appellativo. Nel mondo britannico per i laureati esiste una distinzione: chi è semplicemente laureato, ma non medico, viene definito “ph doctor”; che sta per filosofie doctor. Per riservare il termine di “doctor”, dottore, soltanto per i medici…!
Un’altro sfottò, diffuso, come quello che non solo quelli lì utilizzavano, di chiamarlo con uno soltanto dei suoi due cognomi, e non con tutte due nell’ordine dovuto.
Quando qualche decennio addietro fisco e finanza, opportunamente, avevano cercato di vederci chiaro sugli studi medici e dentistici, iniziarono dei sopralluoghi. Non esisteva ancora la ricevuta fiscale; perciò avrebbero provato a ricostruire in modo induttivo la platea dei clienti/pazienti paganti. In tal modo ricostruendo un po’ a spanne il giro d’affari dei loro guadagni ed emolumenti.
Anche in quel caso, però, la corporazione compatta, con l’ausilio, la consulenza e il supporto di matricolati esperti dell’evasione fiscale e di commercialisti, trovò una soluzione…
Da ogni studio scomparvero gli archivi dei clienti/pazienti, ai quali vennero restituiti, da conservare ciascuno a casa propria, sia le lastre sia i calchi in gesso per protesi…
Eberhard Starusch rimaneva ore davanti allo schermo mentre gli ricostruivano la bocca, per annullare il suo congenito prognatismo.
Lui, qui, intanto entrava nelle narrazioni visive e sonore, mescolandoci a quelle il proprio narrato personale.
Jacq, parlando dei suoi dentisti egizi col trapano a mano o manovella, non si è mai addentrato su queste problematiche.
È probabile che usassero oppio, mandragora, cicuta, iosciamo, hashish, alcool, ghiaccio.
Oggi, li nello studio dentistico dove lui andava, non c’erano medici e medicina egizia. E neanche lo schermo di cui ci parla Grass.
Riusciva bene tutte le volte a fare a meno dello schermo visivo di “anestesia locale”.
E com’era sua abitudine lo sostituiva con il proprio schermo mentale, fantasioso, narrativo.
L’anestesista, a laurea breve, usava i suoi strumenti nella sua bocca. Aiutandosi con lo specchietto, con quei micro cannocchiali coadiuvati dal faretto acceso.
E la placca dentale, le incrostazioni fastidiose che a volte preludono alla paradontite, le vibrazioni degli aggeggi impiegati, per rimuovere, grattare, scavare, poi levigare e lisciare erano i protagonisti. E di volta in volta diventavano anche piccole metafore.
Stalattiti e stalagmiti della bocca. Come le barriere coralline rappresentano soltanto i residui minerali di presenze vive… O come quelle incrostazioni che troviamo sul guscio nero delle cozze, o su quello più variegato delle ostriche.
Ricordava di aver ammirato gli stupendi balzi in fuori dai mari e dagli oceani di quelle immense creature che sono le balene, i capodogli, e gli altri mammiferi marini. Più che non la giocosità era significativo il modo che avevano quei cetacei di sbattere le proprie carcasse violentemente sull’acqua, per il prurito fastidioso che cercavano di levarsi dall’epidermide esterna.
I bovini e gli orsi hanno la fortuna di potersi sfregare con la schiena contro i tronchi degli alberi. Per grattarsi…
I cetacei saltano e sbattono la loro superficie corporea esterna sull’acqua per cercare di grattare via incrostazioni.
Pensava che anche lui, senza saltar fuori con guizzi acrobatici dall’azzurro del mare, aveva in tanti modi fatto il possibile per togliere incrostature fastidiose.
Senza gli strumenti odontoiatrici a vibrazione, neppure.
Le vedeva tutte quelle incrostazioni ed escrescenze soffocanti.
Mentre l’igienista, dottoressa anche lei, noiosamente faceva il proprio lavoro infilandogli le dita dai guanti di lattice azzurro nella bocca.
L’infanzia dolorosa e malata.
L’umiliazione, la solitudine, l’amarezza.
La reclusione.
E poi, sempre più avanti, quegli incontri negativi, simulazione di affetto, di donazione, di offerta amorosa ed erotica… Quelle persone che gli si erano appiccicate addosso.
E lui ci si era abituato, ne aveva fatto quasi un vezzo, un abito o un mantello di cui coprirsi.
E un’altra. E un’altra ancora… Ma tante ma tante ma tante…
Qualcuna di esse, in parte impicciona e in parte curiosa, aveva creduto di elogiarlo facendogli questa domanda: “ma ogni volta tu nomini e descrivi una donna diversa, una nuova… Ma quante ne hai avute… Possedute…?”
E lì ci stava l’errore di fondo. Tutte quelle, come pure anche l’attuale interrogante curiosa e pettegola, avevano messo gli occhi su lui, l’avevano usato per i propri scopi e per i propri piaceri.
Si sentiva e si vedeva come una megattera che compie balzi volando fuori dal suo ambiente liquido, per liberarsi da quelle colonie di balani e cirripedi… Protetti da un guscio di calcare molto duro, vivono attaccati alla pelle di alcuni cetacei, e perfino allo scafo delle barche. Si nutrono di plancton, e non, come qualcuno pensa, della pelle delle balene. Da cui, quindi, si fanno dare solo un passaggio per navigare nei mari.
Si era ormai stancato di quei voli acrobatici che aveva descritto anche nella sua poesia “megattera”.
Balani e cirripedi delle sue esperienze relazionali amorose e affettive, senza bisturi o micro strumenti dentistici a vibrazione, se li era tolti da solo…
Quando l’igienista si era levata la maschera fantascientifica con la quale aveva scrutato sulle sue concrezioni calcaree dentari, rimuovendole, aveva concluso il suo percorso e il suo viaggio, senza anestesia locale, e neppure mentale… Senza oppio o altre erbe anestetiche… Ora era libero.
Raccolse le sue ore, il suo tempo, i suoi oggetti pregiati e personali…
L’orologio e la clessidra avevano continuato il viaggio inesorabile.
Ma un po’ di tempo restava.
Almeno finché non si decideva a piovere a dirotto, la meridiana poteva ancora marciare e camminare un po’…
Viaggiava con il sole, lei…
Non aveva premura.
Nanni Omodeo Zorini
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