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giovedì 28 dicembre 2017

LE PIETON DE L'AIR N.5 donne dal passato

LE PIETON DE L'AIR

N.5 donne dal passato




 

Era il suo nido abituale. La sua tana, preferiva ritenerla. Ne conosceva l'odore. Il colore. La luce smorzata che diventava intensa al pensiero.
La sensazione odorosa e tutto insieme fisica aveva ora ha assunto tonalità nuove.
Avvertiva la presenza della entità femminile. Di quell'"altra cosa" come si era definita.
Se lo era aspettato. Ora stava vivendo in questa nuova impressione.
Lei si era adattata al ruolo. Insieme avevano predisposto le vivande preconfezionate.
Di fronte l'uno all'altra avevano preso a consumare il cibo.
Senza bisogno di conversare, comunicavano mentalmente.
La luce azzurra diffusa faceva un piccolo alone sulle due figure dei viventi.
Nell'alzare gli occhi verso di lei incrociò il suo sguardo.
Fermo. Pacato. Intenso. Espressivo. Sensuale.
«Contatti sono già pervenuti dal consesso degli umani. Sanno. Attendono.
Già sono stati avviati i preliminari per rendere attivo il progetto.
La parete visiva degli alloggi umani mostra l'aspetto del nuovo mondo che vi attende. Loro dicono cose. Timore e stupore aleggiano.
Bloccate e rimaste in sur place le azioni sciagurate in atto.
È il momento della riflessione. La voce che commenta le immagini ma saggia e carezza tutte le menti.
Autocoscienza socializzata.
Interdizione assoluta di ogni violenza. Di mente. Di armi. Di azioni.
L'umanità tutta sta iniziando un processo interiore di revisione.
La mente collettiva delle entità superiori plasma e modella il cambiamento.
Prima del trasferimento va maturata a fondo la mutazione radicale.
Tu sei catalizzatore di questo processo.
L'Ulisse che prepara il viaggio verso la nuova Itaca.
Verso la terra del vello d'oro.
L'esodo potrà provocare turbamento.
Il disagio sarà naturale. E sarà anche scoperta, sorpresa, regalo.
Il tempo terrestre si dipana.
Poi comincerà il tempo nuovo.
Tutto andrà reinventato daccapo. Finito il torpore e lo stordimento dell'esodo, gli umani giocheranno l'ultima loro possibilità. La nuova terra è accogliente. La nuova terra è diversa. La nuova terra è simile. Essa è la nuova terra.»
Erano parole pensieri che illuminavano e insieme davano serenità. Visioni. Innescavano speranze. Zoomate in campo lungo a 360°.
Tutto tornava a essere possibile. Il libero arbitrio comprendeva anche nuovi tsunami graduali e intensi, ma solo come possibilità.
Stava cominciando la nuova partita.
Il passato stava per essere surgelato. I ricordi galleggiavano ancora però sospesi nell'aria. A proiettarsi sul velario della nuova realtà.
Ritornò ai suoi pensieri, che aveva appena tralasciato durante il ritorno.
Rivedeva le luci di quegli occhi malati che gli avevano offerto come un dono sacrificale il proprio passato come un paradiso terrestre perduto.
La sofferenza divertita e compiaciuta di quella donna pur bella con tutte le sue allucinazioni e desiderio di espiazione.
Preferì lasciare scivolare via quel ricordo.
C'erano quelle altre donne che avevano a lungo convissuto con lui.
Saggia, attenta, premurosa, ma con le emozioni irrigidite, la prima.
Riusciva a regalarsi nell'atto amoroso ma intanto continuava a percorrere il suo senso del dovere. Durante l'amplesso all'improvviso gli ricordava che il giorno dopo sarebbe dovuto andare a ritirare il piumone in lavanderia. Terminava di consumare l'atto quasi come una masturbazione tra se stesso e l'immagine di lei.
E quell'altra con le nebbie della sua insonnia e angoscia. Amari stati d'animo. Era diventata sempre più isolata in se stessa. Amplessi morigerati e sempre più diradati. Per assurdo, gli aveva raccontato a spiegazione la terapeuta della mente che la conosceva, vedeva in lui una figura protettiva e materna. Ma naturalmente lo disturbava e la ripugnava un atto sessuale con un fantasma di figura materna per di più maschile.
Gli occhi. Spesso erano questi i flash che per primi affioravano dal suo passato.
I nuovi occhi che aveva incontrato, lanciavano dardi elettrici. Gradiva sorbire modiche quantità di bevande alcoliche. Per scatenare le sue pulsioni profonde. Per giocare le proprie perversioni.
Fantasie trasgressive di nuovo come quelle che l'avevano spinta a tradire il precedente compagno. Preferendogli lui. Attratta morbosamente maniacalmente dai camici bianchi degli operatori sanitari. Malattie, malanni, patologie nascevano come funghi.
Lui era riuscito solo qualche volta ad accompagnarla in quelle visite. Restando un poco distante aveva visto medici e infermieri che l'abbracciavano in modo vistosamente lascivo. Lui restava un osservatore sconosciuto. E sentiva le profferte che costoro facevano a quella che stava diventando la sua compagna di giochi amorosi.
-Sì, certo, rimarrà è ricoverata almeno qualche giorno… Io di notte sarò di guardia… Ti verrò a prendere e ti porterò a farmi compagnia…-E chi parlava aveva uno sguardo e un tono osceno. E lei rideva sguaiatamente sottovoce eccitata ed entusiasta.
O il grosso medico massiccio che la cingeva con le braccia alla vita. Immancabilmente tutti rivolgendosi a lei dandole del tu. A lei piaceva tutto questo. Si sentiva un'offerta. Un oggetto da predare. E ne provava immenso piacere.
Nella quotidianità alternava la lascivia che riservava ai sanitari, a una profonda irritabilità isterica. Con lui.
Era un continuo passare da un paradiso di lussuria promessa e regalata, a un conflitto sordo cocciuto amaro.
C'era poi stata anche la ragazza che gli regalava la sua nudità impudica, e di notte restava attaccato al telefono con lui per ore… Col suo accento francese. Dopo qualche bicchiere di aspro e saporoso vino brut e qualche fiutata di polvere bianca nel naso.
O l'accento latino che gli preannunciava dopo un percorso che chiedeva,di seduzione graduale, il dono del proprio fiore virginale. L'aveva poi ringraziato. Compiaciute soddisfatta. E lui aveva addirittura finito per dimenticarla. Trovandosi altre compagne di viaggio amoroso.
Si era posizionato in stand-by per un po' di tempo. Inseguiva l'impegno associativo e la militanza. Distratto continuamente però dagli sguardi, dalle voci, dai tratti femminili che incontrava.
Aveva creato intorno a sé un piccolo atelier di poesia. Ma anche lì aveva subito e vissuto degli imprevisti.              Costei amava molto i versi e la poesia. Chiedeva a lui aiuto, illuminazione e insegnamento. Poi aveva cominciato a offrire le sue composizioni poetiche. Il soggetto, i termini, le immagini erano quelle che aveva letto e ammirato nei versi di lui. Aveva creduto di potersi sbizzarrire in licenze poetiche. Stravolgendo termini in modo improprio e inadeguato. Mortificata di essere corretta. Insieme lo aveva aiutato a realizzare un grande evento di celebrazione della poesia. Ma all'ultimo momento aveva voluto distruggere tutto. Prendendosi la briga di interferire nell'organizzazione mandando a monte gli inviti a personaggi illustri che lui aveva ottenuto.
In una corrispondenza elettronica lui aveva proposto e avviato uno scambio epistolare immaginario tra due personaggi della mitologia letteraria. Lui era un principe; lei una ninfa. Ingenuamente lei si rivolgeva a lui/principe con parole d'amore intenso, lasciandosi sfuggire il vezzo di descrivere proprio lui come età, aspetto fisico… Lui si era tenuto sulle sue. Di colpo, all'improvviso, lei l'aveva apostrofato dicendogli che assolutamente non aveva alcuna intenzione di andare a letto con lui. Che era e voleva restare fedele al suo compagno. Era riuscito essere calmo nel ribattere che proprio per questo la stimava e che non aveva assolutamente immaginato possibile nulla di simile… Lasciandola forse un po' delusa.
Ma poi c'era tra tutte quelle infinite figure femminili, sguardi, voci, sensualità, quell'altra che veniva dal suo passato.
Come già aveva fatto altre volte di recente nel viaggio a ritroso sui suoi amori, aveva preferito raccogliere nella mano quel ricordo gradito dolcissimo. Ancora palpitante della giovinezza femminile sfolgorante. Rivissuto di recente con una intensa, appassionata, travolgente, inebriante, celestiale esperienza amorosa…
Ma sì, si era detto allora, se devo coccolarmi i miei ricordi questo che è così bello, privilegiato, e unico, me lo tengo per ultimo… Me lo carezzo e me lo ripercorro magari prima di addormentarmi la sera.
Il percorso mentale sulle figure femminili faceva parte dell'impegno che aveva assunto con la entità superiore femminile. Ella aveva per il momento assunto un aspetto che è la sintesi, per quanto possibile, di tutte le sue donne.
Ma gli aveva anche lasciato la prospettiva, accattivante per lui di assumere di volta in volta un aspetto diverso. È in ciò, ella aveva visto giusto nei suoi connotati mentali.
Non  si era mai voluto infatti legare in modo stabile e duraturo a nessuna. E di volta in volta attribuiva tale sua tendenza a motivi diversi. Tra tutti primeggiava la convinzione che proprio la mutevolezza e la diversità sono bellezza. E forse in fondo ci stava anche un elemento di immaturità per il rapporto unico esclusivo. Forse per la mancanza di una fissazione adeguata all'archetipo femminile materno. Oppure anche, in altri momenti, sia lui che altre persone lo avevano attribuito a pura e semplice devianza.
Nei vari rapporti, specialmente quelli più importanti, per un discreto periodo dopo la fase iniziale dell'innamoramento, aveva avuto intenzione e anche impressione insieme che quello sarebbe stato l'unico. L'unico. Quello definitivo come rapporto.
Ma poi erano intercorsi imprevisti. All'interno della coppia con la partner. Oppure anche dentro di lui. Una pulsione incessante riprendere il viaggio. Ricominciare tutto da capo. E daccapo. E daccapo, daccapo …
La speranza rimaneva pur sempre che quella lei privilegiata, cui aveva deciso di dedicare i pensieri migliori prima di addormentarsi anche quella sera, potesse costituire davvero la sua ultima meta. La sua Itaca in cui riposare sensi affetto mente pensieri…
Ci stava giusto pensando in quel momento.
E gli parve, anzi ne ebbe quasi la certezza, che proprio in quell'istante la entità femminile, giocosamente, stesse incarnando proprio il profilo di quella donna cui andava il suo pensiero più gradito…

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