scegli argomenti:

domenica 31 dicembre 2017

LE PIETON DE L'AIR N.7 - assistente di volo




LE  PIETON DE L'AIR

N.7 - assistente di volo

L'orologio dell'impresa ticchettava i suoi passi.
Anche quando non si rendeva visibile l'entità femminile era presente. In quel momento aveva assunto l'aspetto di Artemisia.
Teneva i capelli biondo oro raccolti dietro la nuca. Per vezzo e compiacenza era entrata perfettamente nel personaggio. Voce, sguardi, gesti.
Prese a parlare e lui ebbe l'impressione che fosse proprio la sua donna.
«Ricordi la prima volta che sono entrata in casa tua? Siamo rimasti un attimo a guardarci. Poi io mi sono tuffata sulla tua bocca. Eravamo nell'angolo della tua sala, accanto all'étagère a specchi. Tu  mi avvolgevi con le tue braccia. Mi sentivo accolta. Protetta. Voluta. Avevi creato un nido per il mio corpo è per la mia anima.
Bacchette di incenso e di sandali profumati diffondevano fumi che prendevano il naso e la gola. Nella penombra i candelabri facevano danzare le fiammelle.
Quando ne abbiamo ancora parlato tu ricordavi un altro punto della stanza per quel bacio.
Poi, spesso per gioco, lo rifacevamo nei due punti, nel tuo e nel mio… E ancora nel punto a metà strada. Ora puoi dedicarti solo a me. L'esodo va avanti per conto suo. Sono qui in presenza come se fossi proprio io vera. Avevo troppo bisogno e voglia di te»
I loro corpi caldi nudi avevano reciprocamente gustato il contatto.
Dopo essersi riposati in silenzio lei aveva voluto farsi raccontare ancora altro del suo passato.
 Gli chiedeva spiegazione del perché lui sempre non si fosse mai contentato della donna nel momento.
Cosa significasse il suo continuo bisogno di vivere nuove esperienze, anche con quelli che lei definiva tradimenti.
«Accontentarsi. Essere e restare contenti di quello che si ha. Sarebbe un modo. Eppure io appena avevo raggiunto uno status di benessere e di felicità, mi sentivo una molla interiore che mi spingeva ad andare oltre. E mi spostavo continuamente di qua e di là. Ogni volta rubando la marmellata. Questo hanno certo capito le entità superiori regalandomi la compagnia e la presenza dell'angelo nel quale ora tu abiti.
Mediante e attraverso lei posso vivere esperienze multiple con partner che lei ricava dalla mia mente e del mio vissuto. Talvolta mi regala anche presenze nuove prima a me sconosciute.
Ricerca continua. Appagamento momentaneo. E nuova pulsione a ricominciare.
Attendo come te e come tutti la rinascita definitiva. Il nirvana promesso. Il meritato paradiso terrestre. L'eden primigenio, finale e definitivo.»
Lui era rimasto a guardarla stando entrambi coricati. Non c'era nessuna rilevabile differenza. Aveva fatto l'amore proprio con la sua Artemisia. Stessi sguardi. Mugolii di piacere. Risate. Gestualità e comportamento. Eppure sentiva e sapeva che oltre a essere la sua donna amatissima di sempre, era anche quell'altra cosa.
Era un gioco mentale. Un altro essere esistente era stato contemporaneamente anche la sua donna. Aveva usato e provato piacere anche lei che non era lì fisicamente?
È possibile che a volte un luogo, una landa, una terra o un lago, siano contemporaneamente quello che appaiono. E anche qualcos'altro? Lui ad esempio continuava ad essere se stesso, oppure in qualche altro contesto era anche un'altra entità? E se per interposta persona avesse provato emozioni, piacere, godimento, orgasmo, lui qui lo avrebbe sentito? Più tardi si sarebbe collegato con lei per comunicare direttamente e chiederglielo.
E la terra malata, bolsa, boccheggiante, agonizzante che stavano per abbandonare, sarebbe rimasta la stessa una volta avvenuto l'esodo sul nuovo pianeta orbitante altrove?
I boschi dove il vento a volte suona il suo zufolo delicato tra i rami e le foglie, avrebbero saputo di essere anche l'altra entità spaziale, nell'altro posto, con i tramonti plurimi? La stella rossa nana gigante avrebbe scalzato il tramonto del sole vivo in quell'altro sistema? E chi avrebbe suonato lo zufolo nei boschi diversi, estranei, inusitati e nuovi di quella terra per ora sconosciuta? L'acqua sarebbe piovuta alla stessa maniera, con lo stesso rumore, col ticchettio sulle foglie, per quanto di aspetto diverso, oppure avrebbe anche lei pronunciato un linguaggio straniero?
Presentì la nostalgia prossima ventura in quel posto pulito, ma profondamente alieno.
E ora di qui, accanto alle morbide forme bianche simili a quelle della sua donna, ma dentro a un'altra esistenza, provò struggente anche la nostalgia del futuro.
E gli pareva strano tentare la connessione vocale visiva con l'altra parte del pianeta dove Artemisia ora si trovava.
«Sìiii, siii…  amore mio… Proprio ora ti stavo pensando. Ti ho sentito a lungo sai… Come quando stiamo nudi distesi tiepidi e morbidi e ci appisoliamo un pochino col fiato pesante dopo avere goduto tanto l'uno dell'altro…
È stato bellissimo. Intenso. Sembrava quasi vero. Però io ti preferisco per davvero qui. Non mi basta sentirti e pensarti e far l'amore col pensiero…»
Non osò dirglielo. Trovava già di per sé la cosa strana e abbastanza disturbante e sconvolgente.
Magari glielo avrebbe spiegato un'altra volta. Prima del viaggio galattico. Prima che avesse inizio la fine e l'inizio nuovo.
E pensò con una punta di disagio, come avrebbe vissuto lui se lei gli avesse raccontato qualcosa di simile? Di aver fatto l'amore con un suo sosia. Una reincarnazione verosimile ma assolutamente fasulla. Di avergli parlato. Confidato pensieri intimi. Di avere goduto orgasmi prolungati e ripetuti tra le braccia di un altro se stesso…
Il cambiamento. Un altrove. Continuare a restare se stessi diventando insieme altro da sé.
E come sarebbe stato per il pianeta azzurro ricevere e subire la purificazione, rigenerarsi, essere partorito di nuovo, daccapo?
A volte da quando aveva ricevuto l'incarico di essere catalizzatore del progetto assoluto, aveva temuto di non capire quello che stava vivendo.
Gli era parso, in lunghi momenti, di vivere un sogno angosciante, un incubo, una fantasia deviata e malata.
E i ghiacciai che andavano sciogliendosi ai poli della terra si sarebbero accorti di tornare indietro di qualche migliaio di anni? E i vulcani d'Islanda avrebbero sorriso borbottando verso le masse di ghiaccio, perplessi, stupiti e increduli?
Con questi pensieri si imbarcò di nuovo sul veicolo che l'avrebbe portato all'assemblea di tutti i terrestri. Dei loro portavoce. Democraticamente scelti oppure dittatori autoimpostisi.
Nonostante l'ottimismo e la speranza che le entità superiori avevano continuato di infondere, sapeva che la partita era ancora tutta da giocare.
Come arrestare il lancio dei missili di distruzione totale se chi ne aveva accesso non era convinto e collaborativo? E le orde urlanti e becere che avevano distrutto villaggi, popolazioni, templi e tesori archeologici inestimabili, si sarebbero rassegnati a rinunciare agli stupri di massa? Alle decapitazioni? Al seppellimento da vivi dei propri infedeli?
E gli arroganti padroni della terra, avrebbero rinunciato alle deportazioni di massa di tutte le teste pensanti nelle palestre e negli stadi? E la zazzera gialla avrebbe per caso cominciato a concepire pensieri oltre alle sue farneticazioni? E i nostalgici dei nuovi nazismi allevati e nutriti in società che non avevano saputo essere davvero democratiche socialiste, sarebbero rimasti almeno ad ascoltare e a riflettere prima di inneggiare arringando popoli alle proprie sciagure mentali?
Il modulo si stava affacciando sul terrazzo giardino pensile. Carezzò con lo sguardo le ultime amarene mature. O dovrò l'intenso profumo delle aromatiche. Ha perso il cancelletto e si introdusse nell'abitacolo.
Il suo superangelo personale lo aveva già preceduto. E questa volta aveva assunto l'aspetto regale che lui aveva solo di recente intravisto. Ebbe un tuffo al cuore. Avrebbe preferito viaggiare ancora e qui con Artemisia? La donna gli mise una mano sul braccio e sorridendo gli disse: «vieni eccellenza».
Lui prese la mano di lei, la portò alle labbra, e rispose: «eccomi, grazie a te, eccellente eccellenza».
Il trasferimento ebbe inizio e sarebbe durato pochissimo.

Nessun commento: