scegli argomenti:

sabato 15 febbraio 2020

IL MISUROMETRO
In un posto molto lontano, ma neanche poi troppo, dicono ci fosse un tale che credeva di essere il più preciso del mondo.
Per esempio, quando parlava, voleva sempre mettere il puntino sulle i… A proposito di qualsiasi cosa. Se qualcuno gli diceva che il giorno tal dei tali aveva visto un arcobaleno fantastico ed eccezionale, subito lui voleva porre delle domande molto imbarazzanti.
«Ma eccezionale e fantastico quanto? Perché a me risulta che in un altro posto mesi prima ne sia stato osservato uno ancora più fantastico…»
Insomma, i suoi interlocutori restavano sempre imbarazzati e basiti. Senza parole.
«Si fa presto a dire che qualcosa è superlativa… Ma l'avete mai misurata? Un sorriso meraviglioso, ma meraviglioso quanto? Bisogna essere precisi, brava gente!»
Non si sapeva bene che lavoro facesse. Aveva provato a fare il carpentiere. A dare pareri nella progettazione di palazzi. Metteva il naso in qualsiasi cosa. Quando dovevano realizzare qualche impresa, una festa da ballo, una vasca per pesci, un giardino di ciliegi, una gita, una scampagnata, tutti si guardavano intorno… Tenendo d'occhio che l'impiccione non fosse nei paraggi. Altrimenti non sapevano più come fare.
Avevano provato a cambiare discorso. A dire che dovevano andare a portare la ricotta alla zia. Che aspettavano una telefonata dal Belgio. Che dovevano annaffiar i gerani. Macché… Quello ci s'infilava a gamba tesa, e a tutti i costi voleva dire la sua. E allora bisognava rinunciare al progetto.
«Hai un bel dire che tua cugina ha cucinato un risotto come pochi. Ma hai mai provato a misurare un risotto? Che strumento usi per misurare se un risotto è migliore di un altro?
E poi dici che quell'amico è davvero un amico. E gli altri sono meno amici dunque? Quanto uno può essere più amico di un altro?
E mi fanno ridere quelli che dicono che una donna è la più bella del mondo. Ma più bella in che senso? O che si sono innamorati come non gli era mai capitato… E che amano per davvero, tantissimo, più di qualsiasi altra volta… Ma come fanno a dirlo?
O che far l'amore quella volta lì è stato davvero fantastico. Come non mai. E le altre volte allora? Aria fritta?…»
Nessuno osava più dire in sua presenza, o quando lui era stato visto nei dintorni, che c'era un sole straordinario. Che era la giornata più bella della stagione. Che avevano avuto una paura immensa. Che quel film o quella canzone erano migliori di altre. O che avevano avuto un mal di denti così doloroso come a nessuno era mai capitato.
I suoi conoscenti, oltre a evitarlo e fuggirlo, lo guardavano con un misto di ammirazione e di pietà. E ogni volta che assistevano alle sue dissertazioni sulle misurazioni in assoluto, erano costretti a riflettere a lungo; e spesso entravano in crisi.
Fatto sta che un giorno in quel luogo lì, in quel paese lì, per la festa del patrono, venne della gente ad organizzare una gara.
Ciascuno avrebbe dovuto raccontare qualcosa di speciale.
E chi voleva avrebbe potuto leggere delle proprie poesie o dei propri componimenti di prosa.
Ma al di là della recita, gli organizzatori inventarono un marchingegno cervellotico. Tra gli ascoltatori un capogioco avrebbe scelto una decina di persone. Che avrebbero composto la giuria. Ciascuno aveva a disposizione un certo numero di punti da uno a 10. E al termine avrebbero alzato le dita della mano per dare un voto. Il voto più basso e il voto più alto, non si sa bene perché, sarebbero stati eliminati. E si sarebbe fatta la somma dei punti degli altri. E si sarebbe scritto su una lavagnetta col gesso.
E così via si sarebbe andati avanti per eliminazione.
Alla fine si sarebbe disputata "la bella"… E qualcuno sarebbe stato insignito del titolo di migliore degli altri.
Dissero che quella cosa lì l’ avevano inventata molto tempo prima nelle Americhe. E che era stato già attribuito un nome abbastanza buffo: "SLAM". Come il rumore di una porta aperta che sbatte per il vento. E quando le gare riguardavano testi poetici, le chiamarono all'americana "POETRY SLAM".
Le bottegaie, le massaie, i netturbini, i disoccupati e gli esodati, i pensionati, i notabili del paese che non avevano la puzza al naso, si affollarono per assistere a quella nuova gara.
Non c'era ancora la televisione. E neanche la telefonia mobile. E la gente allora si accontentava di poco.
Fu un vero cataclisma!
Nacquero discussioni infuriate. Come si faceva a dire che una certa poesia era migliore di un'altra? Che valeva otto o nove anziché quattro o cinque?
Era ormai passata da molto tempo la ricorrenza della festa patronale. E nei bar, nelle osterie, tra il pubblico dei giocatori di bocce, erano ormai nate delle discussioni filosofiche a non finire.
Il signor preciesetti continuava a buttare benzina sul fuoco. Ponendo dubbi, domande, mettendo in crisi tutti…
Alla fine saltò fuori tra gli altri un tipo anziano e bizzarro, che tutti chiamavano il barone. Non si sa bene perché.
«Ma ditemi un po', brava gente, e anche lei geometra precisetti, come si fa a dire che una giornata è più bella di un'altra? Che un amico è più amico di un altro? Che un amore e più amoroso e amorevole di un altro? Che una malinconia e più triste e dolorosa di un'altra? Che abbiamo fatto l'amore e ne abbiamo goduto in un modo eccezionale unico come non mai?
Che una poesia abbia un voto più alto, che un film o una musica meritino un punteggio più elevato, che un sorriso o un bacio siano migliori in assoluto?
Suggerisco a tutti voi di inventare uno strumento, o una scala di grandezza e di valori, che possa servire come MISUROMETRO.
Dato che temo che sia difficile arrivare a far ciò, suggerisco di limitarsi ed accontentarsi di giudizi relativi…
A me, ad esempio, piace moltissimo lo sguardo della donna che amo. Godere e far l'amore con lei è per me superlativo. Il mio amico tal dei tali lo trovo particolarmente affine e mi ci trovo meglio che con gli altri. Ma questo vale solo per me, e fino a quando non avrò mutato parere…»
In quel paese lì e anche nei paesi vicini i POETRY SLAM, vennero presto dimenticati se non per deriderli. E chi parlava bene dell'uno o dell'altro, spesso aggiungeva che quello era soltanto il suo punto di vista.…
Nessuno invece si mise più a decantare i piaceri amorosi e neppure i partner ideali.
Per mantenersi di più sul relativo… Ma anche per evitare di essere presi troppo presto in parola… Temendo di convincere gli ascoltatori: che poi avrebbero provato anche loro a corteggiare spudoratamente e sfacciatamente la donna meravigliosa paradisiaca eccezionale che loro avevano decantato.
Solo nelle elezioni e nelle votazioni si decise di continuare a scegliere chi veniva ritenuto il meno peggio e perciò il migliore. Ma anche in quel caso spesso accorgendosi dopo di avere sbagliato tutto.
Solo il barone, dentro di sé e con i pochi intimi amici e confidenti, continuò a dire che la sua donna era il massimo nel fare l'amore…
E lei, dal canto suo, affermava la stessa cosa, e aggiungeva anche che lui scriveva poesie e racconti straordinari.
C'è da aggiungere però che il barone era profondamente affascinato e innamorato della sua baronessina. Che (ma lo racconto solo a voi che mi state leggendo ora) continuò a chiamare la mia ciccina, la mia gioia, la mia Gigetta ... ma questo è un segreto… Non raccontatelo in giro vi prego…!

Nessun commento: