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mercoledì 26 febbraio 2020

PERDERE ... SMARRIRE LA STRADA…?
Aveva provato a metter da parte per un momento le preoccupazioni incombenti, assillanti, disturbanti…
Ma solo per un momento, si era detta.
Poi le avrebbe riprese, una per una…
Anche se era molto difficile si continuava a ripetere.
Adesso lì, dove si trovava in quel momento, dovette ammettere che non si ritrovava.
Fino a poco prima la strada era quella nota, abituale, conosciuta.
Accettata per consuetudine. La faceva così abbastanza di routine.
Prima si va di qua; poi si fa questo pezzetto dritto di rettilineo; poi là in fondo prima degli alberi si gira; ci sono quelle solite case…
Ma in questo preciso istante, le sembrava di trovarsi in un posto sconosciuto. Praticamente mai visto. Per quanto simile a quelli che conosceva da sempre.
Era un po' come se proprio lì, non ci fosse mai stata, non ci fosse mai passata… Boh…!?
Ed era anche abbastanza faticoso continuare il cammino.
Faticoso e anche doloroso per certi versi…
Cosa sarebbe successo se…?
Aveva in parte rimosso e accantonato le preoccupazioni incombenti, assillanti e disturbanti…
Ma solo in parte.
Continuavano a ronzarle dentro la testa i pensieri e a volare intorno come farfalle scure.
Provò a fare il punto della situazione.
Il luogo, l'ambiente, il contesto le apparivano sconosciuti. Nel senso che non ricordava di essersi mai trovata in condizioni analoghe.
Eppure viveva sempre nello stesso mondo. Eppure lei pure era sempre la stessa.
Per quanto ricordasse le parole di lui: «nessuno di noi è mai identico al sé stesso che era poco fa. Un mese fa. Sei anni fa…
Siamo sempre nuovi.
Anche se permane il ricordo precedente…
Siamo sempre anche il bambino e la bambina che siamo stati...»
E lei pure era continuamente anche la bambina e la ragazza e l'adolescente che era stata anni prima.
Ed era anche la stessa donna alla quale era balzato il cuore nel petto quando aveva incontrato lui.
Tu-tum, tu-tum, tu-tum…
Ma ora? Cosa ci stava facendo qui? In questo ambiente in questa situazione sconosciuta, nuova, inusitata, imprevista?
Accanto alla stradina di terra battuta, dei tronchi stavano ad asciugare per essere poi segati e inviati per scaldare nei camini.
Si sedette un momento su uno di essi.
Sentiva un po' di freddo.
Senza alcun pericolo raccolse alcuni sterpi secchi e nodosi, e con l'accendino si accese un fuocherello.
Poco dopo sentì il calore che le arrivava verso le terga e la schiena.
Il tepore caldo un po' alla volta la rinfrancò. La rassicurò.
Provò di nuovo a fare il punto.
Lei era arrivata da quella parte là. Girandosi a guardare riconobbe la sua provenienza.
Provò a ricostruire i passi che aveva compiuto fino a lì.
Anzi, andò anche un pochino più indietro nei propri passi, nei propri momenti, nel proprio vissuto precedente…
«Sì già…
Prima era successo questo…
Poi quest'altro…
Poi il tu-tum magico che mi aveva riacceso il cuore come il fuocherello alle mie spalle… Poi avevo ascoltato la voce di lui, calda, robusta come una quercia… sonora…
Avevamo riso insieme.
Avevamo gioito insieme.
Prima dell'inciampo che m'aveva fatta più volte cadere.
Poi mi ero rialzata. Avevo di nuovo riso e gioito con lui.
Ogni tanto ancora mi capita e questo dimostra che il paradiso e la salvezza sono a portata di mano.
Ma è mai possibile che essere inciampata qualche volta nella vita possa impedirmi di rialzarmi, di riprendere il cammino spedito, di ripartire verso l'azzurro del cielo e l'intenso calore del sole?
Che bello questo calduccio del fuoco che c'è qui dietro.
Non c’è certo nessun rischio di dar luogo un incendio.
Non ci sono rami qui vicino alle fiamme.
C'è solo questo soffio caldo, questa carezza che mi ricorda quelle che ho già gustato tante volte rinascendo daccapo…
E mi ricorda il suo calore umano intenso.
Voglio affrontare uno alla volta, con calma, pensando di parlarne proprio a lui, tutte le preoccupazioni che mi assillano…»
La sera intanto tardava ad abbassare il suo velo scuro.
Aveva ancora un po' di tempo.
Ne approfittò.
Uno alla volta provò ad affrontare i nodi di quel groviglio che le sembrava inestricabile. E parlandone dentro di sé in silenzio si accorse che ne stava parlando proprio a lui.
E vedeva il suo volto, i suoi occhi scuri rassicuranti, il suo cenno del capo che la invitava a continuare.
Uno alla volta i nodi si lasciarono sciogliere.
Ciascuno per quanto complesso aveva una sua soluzione.
Alla fine si accorse che la strada avrebbe potuto riprendere e riaprirsi serena.
Là in fondo, dietro gli alberi, appena passata la chiesetta col piccolo campanile, vide che c'era passata molte volte per quella stradina che le era parsa pure pochi istanti prima sconosciuta.
Senza accorgersi tese la mano alla mano che lui le tendeva nel pensiero.
Era una mano calda.
Come le fiamme del fuoco che l’avevano rinvigorita poco prima mentre era seduta sul tronco.
E si lasciò condurre.
Non era poi così difficile.
Quelle strade e quei percorsi erano i suoi.
Le aveva lambite infinite volte.
Però preferì giocare a far finta che fosse lui a condurla per mano.
E metaforicamente era proprio così.
Lei conosceva i percorsi tra gli alberi, le chiesette e le case…
Lui conosceva la strada della vita...
E sempre dentro di sé, gli disse:
«grazie Ciccio, tu sei la mia salvezza…
Fra qualche giorno ti ringrazierò con il mio regalo che tu ambisci e ami tanto…
Io regalo a te quel che tu regali a me…
Ora so dove andare…
Dovunque, e anche qui nella realtà, purché con te…»
Credeva di avere perduto la strada. Di essere inciampata irrevocabilmente.
Ma ora la strada di terra e anche quella di vita erano tornate rassicuranti per il suo, per il loro comune cammino…

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