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sabato 5 dicembre 2020

CHI CERCA TROVA… a volte

 CHI CERCA TROVA… a volte

Anche quell’unico, modesto rilievo della città piatta, era stato coperto da una spruzzata avara di nevischio.
E lo stavano guardando sorridendo entrambe le donne.
“È quello dei frati… Lo chiamavamo così… Mi ricordo quand’ero bambina quei frati dai piedi nudi nei calzari di cuoio, il saio marrone a volte col cappuccio… E quella borsa di cuoio dalla bocca ovale. Suonavano la porta. Occhi bassi. Barbe fluenti e scompigliate. Non chiedevano niente. La loro presenza era già una domanda. Erano i questuanti. Nella parlata di qua li chiamavamo «Fra’ circon», frati cercatori. Non so se lei conosce il dialetto cittadino.
Gli si dava qualcosa. Qualche spicciolo. O qualche foglietto della carta moneta di allora: 50 oppure 100 lire.”
Si erano messe a chiacchierare appena passata la cassa del supermercato. Non si conoscevano.
E una parola tira l’altra..
“Io adesso , non sopporto, quando vengono in casa. Si infilano su per l’ascensore perché qualcuno ha lasciato l’ingresso aperto. E vengono a proporre gli aspirapolveri, polizze assicurative di compagnie sconosciute, o provano a vendere giornali o distribuire propaganda pubblicitaria di qualsiasi genere … Fossero frati magari gli darei qualcosa volentieri”.
Avevano appoggiato a terra i sacchetti rigonfi di spesa. E provavano gusto a chiacchierare.
“Chi cerca trova… Se permette gliene racconto una che ho ascoltato di recente…
Un tale, di cui non so niente e neanche il nome, usava quei programmi che funzionano anche su cellulari. Li chiamano i socialnetwork. Lui riceveva spesso richieste di contatto e di amicizia soprattutto da donne. Molte volte facevano proposte che lo facevano ridere e gli facevano chiudere subito quello scambio di messaggi.
Ne aveva ricevuto uno particolare, però. Aveva riconosciuto una giovane donna che gli chiedeva amicizia. Un’immagine lontana persa nella nebbia del passato.
Insomma, per farla breve, dopo lunghe conversazioni scritte e qualche telefonata, lui, galante, l’aveva invitata a cena.
Viveva da solo.
E si era sbizzarrito.
Terminata la cena e le conversazioni, si erano alzati, lei gli aveva sorriso, poi gli si era aggrappata al collo baciandolo a lungo in profondità con la lingua in bocca…
Mi scusi se le racconto questi particolari… Ma così li ho saputi…”
L’altra la stava ascoltando curiosa.
“E per farla ancora più breve, ne era nata una relazione.
Su quel socialnetwork.
Lui però ricorda che frequentemente vedeva che la sua nuova amichetta, continuava a cercare cercare e cercare…
E cercava sempre soprattutto uomini.
Quasi dei sosia rispetto a come era lui nei lontani anni in cui aveva conosciuto la tipa.
Va lì, va là…
Per garbo lui solo qualche volta aveva fatto allusivi accenni a ciò, ma lei aveva negato seccata.
Passò diverso tempo.
Frequenti furono le occasioni in cui lei all’ultimo momento si negava agli appuntamenti che gli aveva proposto.
Con i pretesti più vari.
Salute, impegni, disguidi…
Molte furono le volte in cui casualmente o intenzionalmente lui aveva poi verificato che quelle scuse erano assolutamente prive di fondamento.
Se l’era addirittura trovata in giro, quando si era data malata, e c’era rimasto un po’ male. Avrebbe preferito, pur nella assoluta libertà che voleva concederle (visto il tipo di relazione instaurata), che lei non raccontasse frottole.
Tanto più che a volte era lei stessa che successivamente entrava in contraddizione e gli raccontava particolari che contraddicevano i suoi impegni e impedimenti.…”
Le borse bianche biodegradabili rimanevano sempre appoggiate al terreno.
E gli occhi guardavano curiosi, come le orecchie per ascoltare.
“E poi…?”
“E poi una volta come tante altre precedenti, lui venne a sapere per vie traverse, che in occasione di un rifiuto di contatto ricevuto, motivato da grandissimo malessere fisico, invece… non mi crederà…! Era andata a fare una lunga camminata nei boschi e nelle campagne dove abitava.
Era una sua abitudine e aveva dei luoghi prediletti.
In qualcuno a volte ci aveva accompagnato a fare camminate anche lui.
Insomma, non erano solo posti belli dal punto di vista naturalistico e ambientale…
E poi non ci andava solo lei…!
Com’è ovvio…
Erano frequentati anche da qualcun altro…
Con assiduità e consuetudine regolare.
Ogni volta, probabilmente, o era casuale, e quindi ci andava sperando di incontrare il tale tal’altro…
Oppure…
Pensi un po’ lei come le pare…”
La collega e compagna di spesa l’aveva ascoltata con attenzione.
E questa volta prese lei la parola.
“Ho sentito e letto, che alcune persone donne o uomini che siano, sono ostinate e perseveranti in questa che si può chiamare compulsività.
Coazione a ripetere.
E cercano di nuovo di incontrare nuove occasioni, perché ormai è una loro consolidata tendenza e consuetudine. Probabilmente la donna di cui lei parla era come qualcuna che conosco io.
Senza dare giudizi morali, donne alle quali piacciono tantissimo le occasioni trasgressive.
A sfondo sessuale.
Sposate e magari insoddisfatte del rapporto coniugale. Oppure altrimenti no.
Ma sempre alla ricerca.
Sempre insoddisfatte…”
Qui riprese la parola l’altra che aveva riafferrato una delle sue borse:
“Infatti. Credo sia proprio così. L’ingenuo personaggio di cui le ho parlato, da quel che mi è dato sapere, anche negli ultimi tempi, prima di verificare una nuova avventura compulsiva dell’amichetta, notava una profonda disattenzione, disaffezione, distrazione, trascuratezza nei propri confronti da parte di quella persona alla quale dedicava il meglio di sé.
Va detto per inciso che lui viveva da solo.
Non escludo, anzi sono abbastanza convinta, che la fanciulla fosse una ninfomane, sempre alla ricerca di nuovi maschi.
Da tempo lui faceva buon viso a cattivo gioco.
Si accontentava.
Ma alla fine…
Decise di lasciare che la sua amichetta fedifraga, oltre che nei social network, nelle campagne e nei boschi, andasse a fare rifornimento di nuovi bocconi di cui era ghiotta ed era insaziabile…
Noi ora abbiamo fatto rifornimento di spesa.
Quella là seguiva il suo andazzo.
Lui la mandò a quel paese…”
A questo punto avevano entrambe riso. Entrambe impugnando i manici delle borse di plastica biodegradabile, gonfie di rifornimenti alimentari. È una delle due era riuscita a buttar fuori una frase bellissima:
“Si vede che anche quella, come i“Fra circon”, non sapeva resistere o trattenersi e doveva ogni volta andare a cercare cercare cercare…”
Il leggero rilievo dell’abazia dei frati vedeva sciogliersi lentamente sotto la pioggerellina minuta che stava ora cadendo, le tracce stitiche e avare del nevischio del giorno precedente.
Non sapevano niente l’una dell’altra.
Neppure il nome.
Si sorrisero come fossero state vecchie amiche.
E si dissero all’unisono:
“grazie della bella chiacchierata, magari, alla prossima volta… magari ce ne racconteremo delle altre…”

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