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domenica 20 dicembre 2020

SENZA…

 SENZA…

mi arrabatto lo vedi anche tu
va riempita la sporta dei doni
senza
versi estranei in rima banali sempliciotti
rassicuranti sguardi privi di emozioni
ruote sgonfie a rimestare foglie fradice
speranze di riserva a delusioni e lacrime
senza
girovagari a vuoto
mi cerchi ti cerco
dove il contentarsi è meglio che niente
non so ma forse può darsi magari
dei vedremo
vuoti di fibrillazioni extrasistole
la gerla si va colmando
di passi incespicanti
del facevamo finta che
del è la volta buona
che non arrivava mai
e se non arriva fa niente
gettati fuori campo ma solo per scelta
curiosi frugare nel dovunque virtuale
da occhi che seppero trovarti eccezionale
tu sei quella davvero
e anche tu di rimando
ma certo
che la bocca rimane amara ma si contenta
che le consolazioni hanno sapore scipito
che pare meglio perdere
che ritrovare davvero
che ci siamo perduti sul serio
nel bosco
di ombre e sprazzi di luce
di girare di qua e di là
di forse un incontro ancora
di cercare di colmare il vuoto
incolmabile
vuoi vedere che questa volta non sarà forse
di nuovo un altro inganno rassegnato
nel non visto a cercar di incontrare
una mesta speranza
andata in pensione
ma nella gerla giacciono mesti
radiosi ricordi incancellabili
che fanno a botte con l’aria fritta che
vai ora frugando
può darsi
e magari il barone clochard
poeta vagabondo dal cuore urgente
lo puoi ritrovare e magari ti aspetta
e l’aveva promesso chissà
le renne han lasciato il posto
al ronzare della moto
che fa sberleffi
alla bicicletta insipiente
dicono
che ormai non ha più il cuore in gola
e neppure lampeggia più lo sguardo curioso
che per amore frugava nell’etere
a decifrare i tuoi muti silenzi
dicono
e sorniona perlustri modesti non luoghi
perché tanto hai perduto per sempre
quel bene prezioso appassionato
compulsivo mai stanco finora
dicono
che sta guardandosi in giro
e vede meglio più nitido e chiaro
che gratis stava perdendo l’anima
a inseguire sogni vacui
senza spessore e consistenza alcuna
per un vezzo antico malato
come quello di allungare le mani
a vuoto
per saperti
trovarti
afferrarti
nell’illusoria mappa dello spazio tempo
dove in effetti eri solo passata fugace
ma non c’eri mai stata
come sempre
la gerla è ormai piena
di vento di malinconiche attese
di illusioni di carte regalo
di parole balbettate che inciampano
maldestre cadendo inani
nel fogliame scivoloso
zuppo di piogge lagrimose
colma ormai
del vuoto
di se stessa
la gerla
delle strenne
improbabili
Nanni Omodeo Zorini


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