scegli argomenti:

sabato 19 dicembre 2020

“NEBBIA IN VAL PADANA…”

 “NEBBIA IN VAL PADANA…”

Notiziari del passato ripetevano quasi sempre questa informazione…
Ricordo una volta, che tornando con la mia auto dalla Valle Anzasca dove insegnavo ( da superprecario, s'intende...!), imboccai la strada interna che passa da pieve Vergonte e Megolo perché risultava meno trafficata e più corta.
Ci vollero secoli…
Non disponevo, come forse nessun altro a quel tempo, di fari antinebbia.
La cui efficacia è comunque abbastanza relativa: si usava spesso l’espressione “UNA NEBBIA DA TAGLIARE COL COLTELLO…”
Il traffico auto era praticamente nullo: vista l’ora tarda della sera.
In alcuni tratti fui costretto ad una azione folle e assurda: accostata l’auto con i lampeggianti d’emergenza al bordo della strada, mi avventurai incautamente verso il centro asfaltato…
Volevo cercare di vedere dove si trovasse la linea continua tratteggiata che indicava il senso di marcia lì al centro della strada…
Nessuno fu così incauto da fare quello stesso percorso: altrimenti non potrei ora qui raccontarlo…
“A mali estremi estremi rimedi…”
Spesso faccio riferimento ad immagini mentali a mo’ di metafora.
Che voglio impiegare ora qui.
Circa un anno fa è comparso il virus mutante Sars 2/covid 19…
Dopo le sceneggiate e pagliacciate dei “negazionisti per principio”, allineati più di 1 milione di salme nel pianeta, chi ha avuto buon senso da intendere ha inteso…
Una pandemia catastrofica…
Un male estremo…
E gli estremi rimedi dovettero purtroppo per forza giungere da chi, tanto in campo medico quanto in campo politico e gestionale, navigava a vista nella nebbia!
Clown politici, notabili di bassa lega, e altri stupidotti in comunella con i terrapiattisti e i novax, spararono bordate contro chi, per compito istituzionale obbligatorio, provarono a inventare, emanare, far applicare disposizioni il più possibile adeguate…
Vengo ora al dunque.
“Zone rosse, arancione, gialle…”. Applicate ad intere e vaste zone di territorio. Con l’esigenza continua di correggere e aggiustare il tiro ogni volta
(Visto il DP...Visto... a parziale modifica...al punto 7/bis...comma 3...)
“Correggetemi se sbaglio…”
Il risultato: informazioni e disposizioni successivamente modificate. Criptiche, di difficilissima lettura...
Nel sistema di gestione della cosa pubblica dell’informazione, un vizio endemico: il linguaggio iperburocratico reiterato.
Ogni successivo decreto ritoccava il precedente.
Doverosamente.
Gli oppositori delle norme, per spirito di parte preconcetto, continuarono a mettere il bastone tra le ruote.
Alla fin fine: è difficile, faticosa, estremamente ardua la decodificazione dei precetti.
Magari arrivasse una disposizione semplice, comprensibile, veramente accessibile…
Mancanza di una semplificazione.
Cioè di criteri generali, bussole, capisaldi…
Nel dubbio: ci si deve attenere alla “versione vulgata” di questo o quel canale di informazione.
“La lingua batte dove il dente duole”: sotto Natale, tutti, o quasi, stanno ad aspettare, cercare, istruzioni per il proprio caso personale…
“Il giorno tal dei tali, oppure la vigilia, oppure il giorno dopo, potrò fare questo e quest’altro; uscire dal mio comune (di milioni di abitanti o di poche migliaia?), E potrò andare a trovare parenti, conoscenti, congiunti?
E che grado di parentela ci deve essere in tal caso?
E come considerare una"relazione" di fatto e non ufficiale?
E di quanti km potrò spostarmi?
In bicicletta, a piedi, in auto, in treno, con aereo mobile o dirigibile?
Se ero in zona rossa, ora divenuta arancione, e poi trasformata in gialla, valgono le regole della prima, o della seconda, o della terza fase?…”
La realtà è necessariamente molto complessa.
In particolare in questo caso sciagurato.
È forse doveroso ma anche possibile cercare di tradurre la complessità in termini il più possibile leggibili e semplici…
Io personalmente non ho problemi di sorta: vivo beatamente la mia "solitarietà", né a Natale né in altra occasione seguo il rituale di andare a gozzovigliare qua e là, di partire per crociere, di andare a sciare affollandomi in coda per lo ski-lift emettendo vapore dal fiato…
Ma "la nebbia", lo dico da novarese nato e cresciuto tra le risaie sature di dense nebbie, “nebbia è”…
Mi sento catapultato mentalmente all’indietro.
Attivo le frecce lampeggianti di stazionamento di emergenza.
Sul bordo della strada tra Pieve Vergonte, Megolo e Ornavasso…
Cerco di individuare la striscia bianca al centro della carreggiata.
Spengo la radio sulla mia stupenda archeologica “Appia coupé carrozzata pininfarina”…
E mi guardo in giro, anzi, ci provo soltanto: non si vede assolutamente un accidente…
E confesso, che non me ne frega un accidente, personalmente, dei gestori dei luoghi di vacanza, dei bottegai e commercianti, che dovranno limitare i propri incassi in questo periodo che sarebbe stato così favorevole… (anche e nostante il "Cashback''...)
Purché: sia possibile raggiungere i luoghi di cura, acquistare l’essenziale per sopravvivere, muovere due passi per sgranchirmi le ossa e le gambe, magari sopravvivere…
Le varie associazioni di industriali commercianti e venditori di alcunché, affermano che se crepa molta altra gente, per loro non è un problema…
Che rimane invece quello dell’economia che ristagna…
Ahimè…
Se crepa ancora più gente, se nuove masse di imbecilli si raduneranno senza protezioni e distanziamenti per movide e balli in maschera, la reazione a catena del super virus maledetto mieterà ancora più vittime… Falcidierà ancora di più l’economia…
Il Web, con tutti i suoi limiti, bug, hacker, malware, e refusi, rispetta il distanziamento, limita i contagi virali della pandemia, permette quel minimo di comunicazione, di contatto telematico, quel succedaneo surrogato di istruzione e scuola, e veicola delle informazioni.
Confesso che non sono un “webbista” per principio: diciamo che me ne servo.
Quando possibile gradisco, preferisco e prediligo contatti umani veri.
Sguardi.
Coccole e carezze ravvicinate.
Ma cerco di fare di necessità virtù: mi adeguo, mi accontento, faccio buon viso a cattiva sorte…
Aspettando, se e quando verranno, tempi migliori…
E per intanto, spengo il motore della mia stupenda coupé.
(Che tra l’altro, viaggiando a benzina, mi costa un occhio della testa. Anche solo nel ricordo…)
E il mio pensiero tenero e amoroso, viaggia libero verso la mia adorata Valdossola.
Per il momento solo mentalmente.
Mi è stato promesso, previsto preventivato, un augurale sopravvivenza ancora per qualche decennio…
Ottimisticamente, da chi me lo diceva per amore.
Può darsi.
Faccio partire il tergicristallo dalle mie lenti annebbiate.
E vedo quel che vedo.
Poco.
Ma mi accontento…
Nanni Omodeo Zorini

Nessun commento: