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lunedì 28 dicembre 2020

EUGÈNE IONESCO E LA CRONACA DI UN AMORE DEFUNTO

 EUGÈNE IONESCO E LA CRONACA DI UN AMORE DEFUNTO

Il teatro dell’assurdo riesce a raccontare con immagini sulla scena realtà spesso inconfessabili.
Qui prende corpo e forma un immenso cadavere.
L’amore ormai defunto tra una coppia…
Un tarlo che come una neoplasia consuma devasta in modo ingombrante l’anima e il corpo.
Disamore…
Sospetto…
Dubbio…
Tarlo mentale…
Ma cresce a dismisura. Occupa tutta la casa dell’esistenza. E l’unica è metterlo fuori. Dove continua a dilatarsi come un immensa mongolfiera… E a librarsi nel cielo sempre più immanente mostruoso e gigantesco.
Demone mentale e della coscienza.
“Tra le commedie minori di Ionesco e tra le meno rappresentate, sicuramente AMEDEO O COME SBARAZZARSENE …
La storia è semplice, scritta nel 1953 e portata in scena per la prima volta a Parigi al Théatre de Babylonie nell’aprile del 1954, racconta l’assurda situazione per la quale la casa di Amedeo e di sua moglie è stata occupata da un "morto progressivo" che invade piano piano tutte le stanze, che pretende tutta l’attenzione dei suoi gentili ospiti, forse all’origine i suoi stessi carnefici, ma ora di sicuro le sue vittime preferite. (https://www.exlibris20.it/le-opere-di-eugene-ionesco/)
…nella commedia in tre atti di ionesco … c'è una coppia, che da quindici anni vive chiusa in casa per via del cadavere di un uomo nascosto in una stanza, che cresce cresce fino a occupare tutta la casa. I due ormai si odiano e l'unica cosa che li tiene uniti è la necessità di tenere nascosto il cadavere che continua a espandersi, a produrre funghi e a sottrargli spazio vitale. A un certo punto, quando la situazione si fa davvero insostenibile, la coppia decide di trascinare il cadavere fuori di casa nella piazza del paese. E una volta in strada, inizia a socializzare con la gente, tutti lo festeggiano, e in un'atmosfera da sogno, finalmente libero e felice, comincia a galleggiare e vola via pieno di gioia verso la via lattea. E tutti giù che gli sorridono allegri e lo salutano con la mano. Maddalena si accorge che forse lo ama ancora, ma ormai è troppo tardi. Lui è volato via leggero di felicità.
“portiamo il cadavere in piazza e liberiamo l'amedeo che è in noi!”
“Tornai sui miei passi. Mi avvicinai al cadavere. Quant’era vecchio, vecchio! I morti invecchiano più rapidamente dei vivi. Chi mai avrebbe potuto riconoscere, in lui, il giovane che, una sera di dieci anni prima, era venuto a trovarci, si era immediatamente innamorato di mia moglie e, approfittando dei cinque minuti in cui mi ero assentato, ne era diventato l’amante quella sera stessa?”

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