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domenica 27 dicembre 2020

Still Life

 Tenerissimo, umanissimo, mesto, triste... ma stupendo...

Alle prime sequenze potrebbe risultare un film noioso piatto non essenziale. John May appare un uomo modesto, semplice, solitario; e svolge un’attività che il suo giovane capo definisce inutile… Indagare ad ogni nuova morte di uno sconosciuto senza contatto alcuno di parenti o conoscenti. Per notificarne loro la scomparsa…
Un insetto come lo definirebbe Gogol… O Kafka.
Meticoloso. Nella pausa pranzo si mangia una mela dopo averla sbucciata a formare un nastro infinito. A cena una scatoletta di tonno, una fetta di pane tostato, un’altra mela.
Apparentemente una vita inutile.
Nei sopralluoghi di ogni nuovo estinto raccoglie informazioni; le seleziona, le colleziona per un suo album personale. Col quale si fa compagnia. Una foto, un’immagine, un documento d’identità… Il resto verrà buttato al macero dalle autorità comunali.
Un collezionista di umanità solitarie, scomparse in silenzio senza dir niente a nessuno.
La metafora: un essere vivente, umanissimo, tenero, che tiene e regge le fila di esistenze scomparse. Il suo capo ufficio, supponente e squallido, glielo dice quando lo licenzia: i morti sono morti…
È l’ultimo caso quello a cui si aggancia, indagando fino in fondo. Per gli altri si era limitato ad assistere, tutto solo, alla cerimonia funebre. Dopo aver raccolto tracce labili di vite scomparse. E alle parole stupende gettate nel vuoto dal predicatore.
Nell’indagine finale, è il vecchio album con foto di una bambina bionda che sorride. Rintraccerà lo sconosciuto, la bambina cresciuta addestratrice di cani. Si daranno del tu. Decide di adottare il suo ultimo cliente/paziente: acquista a spese proprie e regala una lapide e un posto tomba, da collocare in una posizione con bella vista.
Assume un sorriso entusiasta; mette da parte miracolosamente il cliché del travet e anche la borsa. La sua solitudine apparente finisce per pullulare e riempirsi delle presenze degli scomparsi che ha amato, che ama, e che sono stati la sua essenziale compagnia… Lascio il finale agli appassionati veri di cinema e di umanità.
Come dici? Non è un film natalizio? Mancano i presepi, le cornamuse, babbo Natale, i disegni animati della Disney…? La mestizia, la malinconia, la riflessione non sono soltanto uno stato dell’anima… Sono lenti colorate per guardare tutto il mondo con occhi puliti, con umanità, con amore…
Sconsiglio questo film a chi ha gli occhi, l’anima, la mente e il cuore imbalsamati o fasciati con tossiche pelli di salame…
Nanni Omodeo Zorini

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