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sabato 24 aprile 2021

CAVE OF FORGOTTEN DREAMS

 CAVE OF FORGOTTEN DREAMS- grotta dei sogni dimenticati

Un distanziamento abbastanza lungo: circa 32.000 anni… Però conviene fare questa passeggiata che è insieme all’indietro e anche nel presente… con Werner Herzog.
Qualcosa del genere l’avevo cominciata più di cinquant’anni fa: con l’Istituto della resistenza eravamo andati a Postumia. Ma ne ho un ricordo abbastanza annebbiato. Avevamo fatto tardi la sera precedente. Ricordo immagini di stalattiti e stalagmiti, le rotaie del trenino che portavano dentro; curiosità da guardare e dimenticare presto.
Altra cosa quelle di Lescaut. Con la replica poco distante dal sito, riprodotta alla perfezione dopo la scannerizzazione. Dava l’idea, ma faceva venire in mente anche Disneyland: ricostruzione di un luogo che assomiglia ad un altro luogo ma che non è quello ed è una simulazione… Come i nanetti di gesso di Biancaneve e i sette nani
Quelle di Altamira… in Spagna… Le incisioni rupestri dei Camuni .Nei siti originali per fortuna di essi non si può più entrarci per davvero. Il respiro coi suoi vapori e batteri, la mutazione innaturale delle temperature, tutto troppo rischioso per la conservazione intatta… Tra i quattordicimila e diciassette mila anni fa. Ci voleva Herzog per condurci nelle grotte Chauvet nell'Ardèche, in Francia… Ma non è per giocare ai confronti dei primati: qui si tratta di disegni molto più semplici, praticamente senza coloritura. Ma è il percorso che il mago tedesco dei racconti per immagini quello che affascina di più. Ottenne il permesso di poche ore per visitare Chauvet. E non ci fa fare un viaggio turistico delle belle statuine. Paleontologi, antropologi, archeologi, e altri stupendi compagni di viaggio: ci aiutano a immaginare e far rivivere gli odori, i suoni prodotti da flauti di stinco di aquila, e ci lascia intuire un mondo passato che sopravvive ed è completamente presente.
Le immagini filmiche offrono una visione. Suggeriscono con il commento verbale movimenti di orde di bufali e mammut, di cavalli, di leoni e rinoceronti. Ci fanno osservare le mani che hanno lasciato intenzionalmente i loro calchi sulle pareti bianche. Il tutto coperto da un velo di calcite. Come i crani di hursus speleus.
Suggerisco questo percorso. È un percorso della mente, della fantasia, dell’anima, che finisce per sovrapporre un remotissimo tempo umano e ambientale congelato a quello presente.
Nella “postfazione” un accostamento apparentemente bizzarro: una specie di macchina del tempo attualissima e attiva.
A 30 km da Chauvet la più grande centrale elettronucleare francese. Le acque per il raffreddamento oggi convogliate per creare una pagoda di habitat per piante e viventi tropicali. Un museo delle cere vivo e attuale: centinaia di coccodrilli e arbusti in una calotta calda. Alcuni coccodrilli cuccioli sono albini… E ci suggerisce Werner di considerare solo per finta e con la fantasia, che da questo luogo artificiale si guardi al nostro mondo contemporaneo, con uno sguardo simile a quello che usiamo noi curiosando a Chauvet.
Il clima del globo si sta riscaldando spaventosamente. Ghiacciai alpini e immensi Pack di ghiaccio si sciolgono. E chissà cosa stanno buttando nell’atmosfera: batteri, virus congelati da millenni, altre sostanze tossiche rimaste rinchiuse nel sepolcro distrattamente dimenticato.
Sconsiglio vivamente non solo ai personaggi in voga del nostro tempo di accostarsi a questa liturgia. Ma anche ai loro numerosissimi sostenitori e fans. Non è per loro. Habitat, umani e mammiferi millenari, così lontani e insieme così vicini al nostro presente. Non credo infatti che la capacità evocativa delle masse becere che stanno sbraitando per tornare nelle spiagge, nei ristoranti, nelle piste di sci, sia adeguata a questo messaggio. Il messaggio di Chauvet, il messaggio di Herzog, il messaggio delle menti pensanti… Inadeguato a chi parla soltanto di ristori e ironizza sulla pandemia già definita una specie di influenza.
Tra chi mi legge, sicuramente, c’è chi “compos sui” è pronto e alfabetizzato al messaggio che la vita, l’umanità, l’esistenza ha tracciato sulle pareti di queste grotte, e che lo scontroso e geniale regista tedesco ci regala!
Nanni Omodeo Zorini
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