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domenica 24 ottobre 2021

IL FANTASMA DEL CARDINAL CACCIAPIATTI VA A NOVARA…

 IL FANTASMA DEL CARDINAL CACCIAPIATTI VA A NOVARA…

«Questa, ragazzi, ve la voglio proprio raccontare… L’ho saputa in seguito da vostra madre. E descrive un po’ qualche particolare della personalità di mio fratello Enzo, vostro padre…»
Ci aveva detto zia Luisa. A noi nipoti che le chiedevamo di raccontarci qualcosa del babbo che era morto quando noi eravamo ancora molto piccoli.
«La vostra mamma , abituata com’era ad andare a dormire tardissimo la sera, per la consuetudine che aveva sempre avuto per via dei concerti lirici che teneva, probabilmente aveva fatto nascere la fantasia a vostro padre.
Le aveva raccontato un episodio come riferito da nostro padre Giuseppe, il vostro nonno Peppino. Ma non era stato il solo… Lo faceva abbastanza di frequente.
Diceva che da Carpignano, dove lui era nato ed abitavamo tutti noi, avendo appena comperato l’ultimo pezzo della casa di via Azario, che fa angolo con la via Brusati, dovette recarsi a Novara, dove oltre alla casa comperata aveva appena aperto il suo negozio di lava tintoria. Più tardi ci saremmo trasferiti tutti anche ad abitare lì.
Probabilmente era l’epoca in cui poi sarebbe morta la nostra mamma, la nonna Cecca, Francesca.
C’era già il trenino che da Carpignano portava a Novara ed arrivava dove poi è sorto il mercato coperto. In quella rotonda che ora si chiama Rondò.
Più che un vero treno era un tram tirato da una locomotiva che andava a legna. Lentissimo. Chi l’aveva usato diceva che a volte in certi tratti in cui la strada ferrata affrontava una piccolissima salita, volendolo si poteva addirittura scendere e seguire a piedi i vagoni e risalire più avanti.
Il nonno, però doveva portare delle merci. E usava il suo carro trainato da un cavallo.
Nel racconto del vostro babbo, pare che a un certo punto sulla strada abbia incontrato un religioso. Vestito come un sacerdote. Ma che portava un ampio cappello color porpora, e intorno alla vita una cintura a fascia, sempre porpora.
Era buona consuetudine fare quello che voi oggi chiamate autostop. Perciò, rallentò il trotto del cavallo, si fermò, e chiese al religioso se voleva salire che l’avrebbe accompagnato volentieri.
Lui ne fu contento. Salì. E mentre stava seduto mio padre e vostro nonno vide che aveva anche i calzini rossi.
“Io vado a Novara, reverendo.” Poi si corresse e aggiunse: Eminenza per tutto quel porpora che indossava.
“Dove la devo accompagnare?”
Con sussiego, interrompendo di mormorare le sue preghiere che recitava tenendo il breviario aperto, il religioso disse “Grazie buon uomo. Siete molto gentile. Sarei molto grato se mi volesse lasciare in via Azario 13 dove sto andando.”
Non vi dico lo stupore che nella narrazione di Enzo tale indicazione destò in nostro padre.
Infatti, tanto la lavanderia, quanto la futura abitazione in cui ci saremmo trasferiti, era proprio in via Azario 13!
Però per ossequio e deferenza non osò manifestare il suo stupore al prelato.
Il cavallo continuava a tirare il carretto. Il nonno Peppino stava davanti a cassetta. Il religioso dietro sulle panchette.
Rimasero entrambi in silenzio tutto il viaggio. Mio padre con lo stupore di quanto aveva appena appreso e sentito. Quell’altro intento a mormorare le sue preghiere.
Fu soltanto quando arrestò il cavallo e il carro in via Azario, che, voltatosi per dire al suo ospite che erano arrivati alla destinazione prevista, si accorse che il sacerdote, o monsignore che era, era scomparso.
Io questa vicenda non l’ho mai sentita. E la attribuisco alla fantasia di mio fratello, che in quel modo sperava di fare andare a dormire presto a letto sua moglie.
Si usavano, a quei tempi, storie cupe, che incutessero paura.
Infatti, Enzo, birbacchione come era, disse alla sua adorata e graziosissima sposa che senz’altro si trattava del fantasma del cardinal Cacciapiatti. Che aveva abitato anche lui in quella casa.
Non ho mai sentito quella storia, ma ne avevo sentite altre simili. E senz’altro mio fratello, che io ho sempre adorato stimato e ammirato, ci aveva lavorato su di fantasia.
Il palazzo che ora ospita il tribunale, porta ancora il nome di Palazzo Cacciapiatti. E l’ala estrema della costruzione, proprio quella che fa angolo con la lavanderia e tintoria con via Brusati, era forse un’ala minore. Meno bella. Meno pregiata. Meno elegante.
I marchesi Cacciapiatti, devoti a casa Savoia, da molti secoli abitavano lì.
Il cardinale che era vissuto a cavallo tra la metà del 1700 e del 1800, aveva sicuramente abitato che lui lì.…
Vostro padre quando eravamo bambini era il mio compagno abituale di giochi. Era abbastanza più grande di me. Per cui quando giocavamo ai giochi di allora, lui era un principe, un cavaliere, o addirittura il famoso bandito Biondinello e io, benché bambina, ero il suo scudiere e il suo soldato.
A volte addirittura arrivavamo a litigare. Lui aveva cinque anni più di me, e per mettermi a tacere quando faceva i capricci e le bizze, qualche volta arrivavamo alle mani. E lui, talvolta, mi tirava le treccine.
Però ci volevamo bene dell’anima. Ed è stata una mancanza terribile anche per me, oltre che per voi ragazzi e bambini, e per vostra madre.»
Zia Luisa era bravissima a narrare. Qualche volta mescolava il perfetto italiano che parlava da maestra elementare com’era, con il dialetto novarese. Anche in quel linguaggio era bravissima: aveva addirittura scritto una grammatica di quel dialetto.
Come avrebbe fatto poi, molti anni più avanti, in pieno regime fascista, a imparare bene la lingua amarica, fino addirittura a scrivere una grammatica di quell’idioma. A molti cittadini italiani ignari e in buona fede non destava troppo stupore che l’Italia stesse perseguendo una politica coloniale.
Secondo alcune teorie cognitiviste l’apprendimento di più di una lingua nei primissimi anni di vita, favorisce la predisposizione ad apprenderne altre in età adulta.
La zia aveva sempre parlato il dialetto del novarese, non molto dissimile da quello di Carpignano dove era stata bambina, ma contemporaneamente parlava molto bene anche la lingua italiana. E io ho sempre pensato che si trattasse di una conferma della teoria che l’apprendimento precoce di più lingue risulta favorevole poi anche in futuro.
Avevo ascoltato la storia del fantasma del cardinal Cacciapiatti. Creazione di fantasia di mio padre. E, insieme ai pochi ricordi diretti che mi erano rimasti di quell’uomo che avevo amato moltissimo ma per troppo breve tempo, li avevo messi nel cassetto mentale.
In questo periodo dell’anno, i cimiteri si colmano di ceri e di mazzi di fiori.
Io ci vado periodicamente alla tomba di famiglia a quello di Cilavegna.
Quando vado, quasi sempre in moto, mi intrattengo mentalmente in colloqui con quelli che chiamo “I miei ragazzi”.
I miei cari, scomparsi ed estinti.
In genere colloquio mentalmente prevalentemente con mia madre e mia zia Luisa.
Vorrà dire che la prossima volta, uno di questi prossimi giorni, mi metterò a chiacchierare un pochino con il mio babbo.
Nanni Omodeo Zorini
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