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giovedì 28 giugno 2018

E IL CIELO È SEMPRE PIÙ BLU…

E IL CIELO È SEMPRE PIÙ BLU…

(… certo, Artemisia, guarda anche tu…) s'

Facile dirlo.
Adesso.
Che quel tempo lontano mi appare come un miraggio. Desiderabile.
Irraggiungibile concretamente.
Ma forse, valgono le parole che lui mi ha detto…
Proprio ieri.
Quando io stavo commentando il racconto che come sempre fa, quotidianamente mi aveva regalato.
"Come sarebbe bello, davvero, tornare a quel tempo… Anche essere malate. Però forse era meglio che ora con questi malanni che sto vivendo… E che non vedo l'ora che finiscano…!" Gli avevo detto gustando la piacevolezza che lui con le sue parole magiche aveva saputo farmi risvegliare nel ricordo come le avesse vissute insieme a me.
Per un po' non ha commentato.
Rifletteva forse.
Poi, come sempre fa in questi casi, nel regalato ancora un fiore di speranza e di entusiasmo.
"Si, certo... E anche la dimensione del tempo che ci aiuta a rinverdire l'infanzia…
«La tua infanzia a Menton. Si, la tua infanzia, già favola di fonti…» Cita Garcia Lorca, a introdurre una sua poesia, questa espressione di Walt Witman…
E quel vecchio discorso del cannocchiale rovesciato. Vediamo tutto quanto nitido, ma molto molto più lontano, dove i cieli sono molto più azzurri e tersi. Dove il sole splende più radioso che nell'oggi. E viene un desiderio struggente per quell’allora che pare un bene remoto e perduto. Mettiamo forse da parte le ombre che pure c'erano. Le lacrimucce di bambini versate. E insieme il desiderio di diventare presto grandi…
La dimensione del tempo… Ora guardiamo all'indietro con nostalgia e saudade. E vorremmo riacciuffare quel qualcosa che ormai ci sfugge.
Allora, sognavamo che finisse presto quella dimensione di incertezza e di instabilità, per diventare adulti…
Certo allora il bello era bello davvero. Soprattutto nella dimensione del sogno e del gioco. Quando tutto il resto scompariva per incanto. E riuscivamo a vedere soltanto quella realtà che la nostra mente, la nostra anima proiettava sul telone del cielo del nostro cinema…
Ma anche da grandi, molto grandi, forse fin troppo come nel caso mio, la dimensione della nostra infanzia ce la portiamo dentro. E continuiamo a essere, nel corpo adulto e nella vita quotidiana ormai purtroppo abbastanza disincantata, anche la bambina il bambino che siamo stati. Nulla è stabile, definitivo, irrevocabile e immutabile.
Hai avuto un fremito di tenerezza nostalgica rivedendoti bambina. E quand'eri bambina volevi affrettarti di corsa per vivere momenti di felicità adulta. Quelli pure che non ci sono mancati. Che abbiamo gustato insieme, io e te… Ciascuno con le varie componenti temporali e cronologiche. Quando siamo davvero tremendamente stupendamente entusiasti felici, facciamo ridere anche il bambino e la bambina che abbiamo dentro e che ci porteremo per sempre con noi…"
All'inizio della conversazione mi sentivo invasa da una profonda malinconia. Insoddisfazione. Disagio. Mi sta sofferenza fisica. E lui, come sempre fa mi ha dato la mano, accompagnandomi con le sue parole magiche nel viaggio verso il sorriso.
Riesco ora meglio a ridimensionare il mio stato di salute. So che presto i malanni che ho vissuto si saranno conclusi, completati e svaniranno.
E sono convinta con lui che le nuove intense prolungate stagioni di allegria e di felicità, dopo le nebbie e il maltempo della malattia, riusciranno a risultare ancora più radiose luminose solari straordinarie.
Tenendomi per mano mi ha regalato una dimensione di prospettiva in campo lungo. E nella prospettiva nuova già intravedo il piacere intenso del benessere, della serenità, dell'affetto profondo… E mi viene voglia di cantare: «IL CIELO È SEMPRE PIÙ BLU…»
E me lo canto dentro. E ripeto le sue parole:
"tranquilla ragazza, io so, tu sai, entrambi sappiamo dove stiamo andando… Dammi ancora la mano come hai fatto sempre, Artemisia… O, se vuoi,  ti chiamo con un altro nome… Ma per ora va bene questo, no? I nomi, d'altra parte sono come vestiti da indossare. Quello che conta è il corpo e la persona che li indossa.
La strada ora appare sempre più libera. Senza intoppi.
Disavventure. Malanni. Tristezze e malinconie. Sofferenze. Non possono durare eterni. Aiutami ad aiutarti…"
Stamane, alzandomi, forse anche aiutata dalla giornata splendida che si preannunciava, ma forse molto anche dal sentirmi l'anima piena delle sue parole, del suo fervore, della sua determinazione ottimista, guardavo già con distacco sempre crescente, i pur brutti momenti attraversati. Come nel racconto che mi aveva scritto sull'essere malati, mi sentivo dentro rigenerata, e stavo diventando tutta nuova ancora. E rinascevo.

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