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sabato 23 giugno 2018

LA PRINCIPESSA MARMOTTA

LA PRINCIPESSA MARMOTTA                                                                                             






Aveva consultato tutti i sapienti della terra. L'avevano studiata, analizzata, con i loro aghi magici avevano sondato dove potevano… Il maleficio veniva da molto lontano. Le streghe cattive del regno delle ombre le aveva fatto l'incantesimo: doveva vedersi brutta stupida sciocca. Fino a quando…
Da tempo ormai piangeva e si lamentava dei suoi dolori. Provava un po' di refrigerio solo nella stanza fresca che si era riservata nel castello. Il caldo dell'estate diventava  altrimentiinsopportabile. Si consolava ogni tanto affacciandosi ai merli del torrione per vedere la vita che scorreva di fuori lontano. Cavalieri bardati di armature sui loro cavalli… Cortei di damigelle nelle loro portantine e lettighe che venivano condotte ai matrimoni. Cortei più mesti che portavano nell'ombra della terra chi non aveva resistito.
Giovani saltimbanchi, suonatori di cetre e di liuti, lottatori a corpo libero… Li vedeva scorrere lontano. Appena riusciva a uscire dal torpore del sonno che la invadeva da quando aveva avuto il maleficio da bambina, abbandonava i sogni piacevoli e confusi, e si metteva ad aspettare… Perché un giorno, tanti anni prima, andando per altri cammini e altre strade, era passato di lì per caso un personaggio strano e meraviglioso. Assumeva moltissimi aspetti. Sapeva tramutarsi in drago, e allora emetteva ruggiti terribili e lingue di fuoco gli uscivano dalla bocca. Ma da quando l'aveva vista e incontrata, aveva imparato a lasciare l'abito terrificante. E di volta in volta era un maturo principe di Norvegia, il poeta e menestrello dei mari del Nord, il ragazzo folle bizzarro che cantava le più belle canzoni poetiche d'amore…
Lei a volte si stupiva pensandoci: perché temeva di credere che si trattasse di un altro sogno. Come capita alle principesse marmotte che entrano ed escono continuamente dal sogno verso la realtà e viceversa. Eppure l'anziano e maturo giovine doveva pur averlo incontrato per averne un ricordo così delizioso in certi momenti… In altri finiva quasi per vederlo come da lontano in una nuvola di vapori e di fumi, come fosse anche lui una fantasia un'illusione una speranza impossibile…
Eppure lei affermava a se stessa, che doveva pur averlo incontrato davvero, perché lo struggimento piacevole e incantevole che aveva provato le durava ancora nella memoria nei nervi e nei sensi facendola sognare e impazzire di piacere.
I cerusici presto avrebbero messo da parte i loro alambicchi, riposti gli aghi magici negli astucci, e se ne sarebbero andati come facevano sempre. Il buffo giardiniere che raccontava  a tutti di essere il suo sposo, divorava a quattro palmenti la zuppa di cipolle nella ciotola con il cucchiaio di legno. Versandosi nel boccale dalla caraffa la birra fermentata. Poi si ritirava per la meditazione in un antro che aveva definito il suo studio.
La fanciulla, mandava al suo amato messaggi d'amore in tutti i modi possibili, con i piccioni viaggiatori o con il pensiero… E quando lui a volte si allontanava dal castello per un po', di lì a poco l'orco, drago, poeta, menestrello, cantastorie, principe del sole e della luna sarebbe venuto per portarle la medicina dell'amore.
L'alcova della sua camera avrebbe risuonato di parole, di canzoni, di risate di piacere ...
La  fanciulla sapeva che il suo salvatore miracoloso veniva insidiato costantemente da damigelle di tutti i livelli e di tutti i ceti… Lei aveva spesso paura di perderlo… Ma poi, quando lo vedeva, quando sentiva il suo corpo e le sue mani sul suo e dentro di lei, tornava a riempirsi di speranza e di ottimismo.
Solo lui le portava refrigerio vero, freschezza del cuore, speranza di salvezza.
I medici parrucconi e i cerusici non erano mai stati capaci davvero di darle una medicina così valida e così efficiente ed efficace come quella che riceveva da lui…
Di lì a qualche giorno il cavaliere drago le avrebbe regalato di nuovo allegria.
Perciò si predispose al suo ricamo abituale, sentiva il pensiero di lui che lei entrava nella mente, lasciò stare gli spalti e i giovani aitanti e baldi che lì vedeva scorrere in lontananza. Erano immagini fasulle ingannevoli vuote.
Si preparò con l'anima al pensiero di lui. E deposto l'archetto del ricamo e gli aghi, portò alla bocca il tiepido pasto di semola…
Sapeva che presto la guarigione totale sarebbe arrivata.
E si sarebbe di nuovo accostata ai pasti gradevoli gustosi. A tavola. E soprattutto poi nel morbido del letto dell'alcova…
Da lontano sentì accordi di viuela e di viola da gamba, certo il duca principe e drago stava facendo suonare musiche amorose per deliziarle l'anima…
Poi, decise di sognarlo… Sapeva che lui dovunque fosse la pensava, la desiderava e la sognava sempre.

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