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domenica 8 luglio 2018

 «IL DRAGO PASTICCIONE

A quel tempo, in un posto che era tutti i posti, ma che si trovava molto molto lontano, tutti temevano molto un drago dal cappello con le piume.
A dir la verità nessuno ricordava di averlo davvero visto. Però… Dal tempo dei nonni e delle nonne tutti dicevano ai bambini: "guarda che se non mangi la minestra viene il drago e te la mangia lui…"
In effetti le minestre che facevano allora erano deliziose. Per cui il drago aveva poco da fare. Le mamme e le nonne ci mettevano tutte le erbe e le piante saporite che trovavano nei prati. Quando uscivano apposta dicendo che andavano per minestra…
Sicché il drago aveva dovuto organizzarsi per mangiare anche lui qualcosa visto che le minestre finivano tutte a cucchiaiate nelle bocche delle bambine e dei bambini.
Viveva in una radura sopraelevata che si alzava sopra il bosco. E con le sue unghione si era abituato ad arare il terreno. Quando aveva arato un bel po', tirava fuori dalle sue saccocce vari tipi di semi e di bacche. Li metteva a dimora. Talché il suo orto avrebbe fatto invidia all'orto del barone. Ma neanche il barone aveva mai visto quell'orto. E tra l'altro era un barone al quale non gliene fregava assolutamente niente degli orti. Stava sempre a rimuginare quali nuove leggi le quali nuove tasse inventare perchè era un po' sadico e si divertiva a tormentare e a vessare i suoi contadini.
I quali avrebbero voluto uno di quei baroni buoni e simpatici che organizzano festicciole, balli, e festival… Ma erano proprio sfortunati. Quei festival una volta, in un tempo lontanissimo, li organizzava il gruppo benefico "bandiera rossa". Ma ora si era dimenticato… Lasciava che a volte li facessero quelli delle "camice verdi". Me erano tutta un'altra cosa! Bevevano a crepapelle. Sparavano cazzate. Erano invidiosi e dicevano che il barone era ladrone. Perché volevano andare loro a rubare i soldini delle tasse…
Il drago tutte queste cose le sapeva. E a volte gli venivano delle lacrime agli occhi a pensarci. E diceva tra sé e sé, masticando fiammelle e fumo mentre parlava: "ma guarda un po' come siamo finiti in basso!"
Si annoiava abbastanza a fare il drago perché non aveva neanche una daraghessa che gli facesse compagnia. Solo una volta ricordava di averne intravisto una. Bellissima e fantastica. Ma non aveva osato inseguirla e l'aveva lasciata andare a fare la spesa perché andava a comprare le uova e il prezzemolo al mercato.
Borbottando le sue nuvole di fumo un giorno decise. Avrebbe attraversato tutto il resto del bosco. E sarebbe andato a incontrare gli umani.
Perciò si mise un vestito da saltimbanco. Sollevò i suoi pesanti e immensi piedoni. Che scuotevano il terreno ad ogni passo. E si mise in cammino.
Nel frattempo le bambine e bambini del villaggio, terminato di fare i compiti a studiare le lezioni e le tabelline, giocavano a moscacieca; saltacavallina; saltafossi; a bambole e a scopa d'assi.
Quando arrivò il drago saltimbanco, mancava ancora un po' di tempo prima che le mamme li chiamassero a fare merenda. Quando si sarebbero affacciate alle soglie delle case, e avrebbero gridato cantando:
"bimbe belle e
bimbi cari,
marmellata di lamponi,
con il burro sono pronte,
sopra il pane a gran fettoni…"
Stavano infatti discutendo tra loro per mettersi d'accordo a chi toccasse andare a nascondersi e a chi andare a cercarli.
Fu una bambina piccina con le treccine bionde, che lo vide arrivare.
Le si spalancò un sorriso immenso sulle labbra. Gli andò incontro.
E ingenuamente, come fanno le bambine e bambini, cascando dalle nuvole gli disse:
"ciao drago pasticcione, lo sai che ti sta proprio bene quel vestito da saltimbanco? Sei venuto a mangiare la mia minestra? Se aspetti un po' ti do una fetta della mia merenda… Vuoi giocare con noi?"
Il povero drago rimase senza parole. Si era messo anche un nuovo cappello con le piume. E fumava una pipa di schiuma. Sperando di non essere riconosciuto.
Diede la mano alla bambina… Anzi le diede la zampa… E la bambina la afferrò con tutte due le mani.
I bambini fanno in fretta a volersi bene.
A fare amicizia.
Ad accettare chi è diverso da loro.
In men che non si dica si erano messi a giocare benissimo.
Alcuni si arrampicavano sulla schiena del drago.
E lui rideva come un matto perché con i loro piedini gli facevano solletico.
E stavano giocando meravigliosamente quando cominciarono ad affacciarsi alle soglie le mamme: "bimbe belle e bimbi buoni…"
Il drago non sapeva dove andare a nascondersi. Sapeva che gli adulti degli umani non amano chi è diverso da loro. Cercò perciò di farsi piccolo piccolo. Di nascondersi dietro un cespuglio di rose. Ma ormai era stato individuato…!
Uscì il capo del villaggio. Si mise a suonare il corno. E a gridare all'impazzata:
"all'armi all'armi…
Chiamiamo gli armigeri…
Chi non è di questo villaggio se ne torni a casa sua…
All'armi all'armi…"
Il drago che era magico, a furia di cercare di farsi piccolo piccolo era diventato come una lucertola.
Un ramarro.
E il vestito da saltimbanco gli era scivolato via perché troppo largo.
E allora…»
Si era fatto silenzio. Il babbo che stava guidando il camper con la sua bambina, era rimasto incerto al semaforo. E non sapeva se andare a destra o a sinistra…
"Ma babbo, vai avanti con la storia… Poi decidiamo dopo dove andare… Eravamo proprio sul più bello… Dai continua…"
Ma il babbo era rimasto interdetto… Questa volta la storia che aveva cominciato andava avanti a ruota libera.
E lui non sapeva proprio come farla continuare…
Preferì allora usare un espediente che usava spesso in questi casi…
"Scusami Ciccio, la storia te la continuo dopo, magari questa sera quando saremo nel campeggio, dopocena prima di andare a dormire…
Ora non riesco proprio a capire che direzione devo prendere e non vorrei prendere una multa…"
La bambina lo osservò delusa.
L'aveva colto in castagna. Aveva cominciato una storia bellissima.
Ma non era stato capace di portarla fino alla fine…
Poi però lo guardò con tenerezza. Gli diede un bacio sulla guancia e gli disse:
"babbo, sei fantastico, ti voglio bene lo stesso, anche se sei proprio tu il drago pasticcione…"
Infine trovarono un campeggio.
Molto ombreggiato.
E c'erano anche due piscine. Una per i grandi e una per i bambini…
Da buon babbo sistemò il camper.
Fece rifornimento d'acqua. Vuotò le acque di scarico.
Montò la veranda.
Collegò il lungo cavo elettrico alla corrente.
E mentre faceva tutte queste cose, si arrovellava per cercare di trovare una soluzione al finale della favola.
Intanto la sua bambina aveva preso una palla a spicchi colorati e si era messa a giocare sul prato.
E dire, che lui era entusiasta di fare il babbo, e soprattutto di fare il babbo che va in vacanza con il camper e con la sua bambina.
Però quando attaccava le storie…
Era proprio un disastro…
A volte raccontava le storie degli antichi egizi o degli antichi romani.
E la bambina con i suoi occhioni lo guardava implorante, dicendogli che stava facendo una lezione, ma che quella non era una storia… era una vera noia…
Anche fare il babbo era diventato un mestiere difficile!
Nanni OMODEO ZORINI Qfwfq
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