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lunedì 9 luglio 2018

LA STREGA NASONA

LA STREGA NASONA



«Raccontano le antiche leggende…»
-Ma scusa a chi lo raccontano…? E come fanno le antiche leggende raccontare?-
«Insomma, vuoi che te la continuo, questa storia, o non ti interessa e preferisci che giochiamo a qualcos'altro…?»
-Ma dai, ho scherzato, babbo, continua… Che cosa raccontano le antiche leggende?-
«… Raccontano che c'era in un posto che non può essere nominato qui, una strega che veniva chiamata da tutti "STREGA NASONA".
Tutti l'avevano sempre presente giro per un motivo o per un altro da quand'era ancora bambina. Anche a scuola la maestra come la sua mamma, senza dire esplicitamente che la riteneva una sciocca, una sprovveduta, usava delle espressioni contorte: "si, anche lei, non si può negare, qualcosina sa fare anche lei… Anche se... però…"
Fatto sta che lei aveva finito addirittura per convincersi di essere una persona insignificante, una scioccherella , e se ne stava sempre per conto suo con il cappello a cono che usavano un tempo le streghe… A preparare degli intrugli che mescolava nel suo calderone con un grosso mestolo di legno… Naturalmente gli intrugli non piacevano né a lei né a nessun altro… Ma essendo una strega… Le toccava pur farli, no?
Fatto sta, comunque che un giorno che stava mescolando tutta annoiata nel suo calderone, sentì bussare alla porta. Toc toc… Toc toc e ritoc…
Nessuno l'aveva mai cercata specie negli ultimi tempi. Si affacciò alla porta. E chi vide? Un uomo tutto malandato, con un cappellaccio malconcio in testa, vestito malissimo e con le scarpe tutte scalcagnate che gli si aprivano sul davanti. Lei capì che si trattava di un caminante. Quelli che una volta andavano in giro a piedi per paesi e campagne e cascine a cercare qualcuno che desse loro qualcosa per sopravvivere. La gente voleva bene caminante perché erano bravi ad ascoltare. E soprattutto erano bravi poi a raccontare quello che avevano ascoltato in altri posti. Erano un po' come dei telegiornali ma molto meglio perché raccontavano cose vere.
Lei lo fece entrare e lui si mise a raccontare questo a raccontare quest'altro… Poi a un certo punto dopo averla guardata in faccia con i suoi occhi strani e scuri, le propose di fare una magia… "Dicono che tu vieni chiamata e credi di essere davvero la STREGA NASONA. Ora se permetti metto una mano sulla tua fronte, la basso sul tuo naso e… Voilà…!" Aveva afferrato una cosa che ricordava una buccia di patata rinsecchita e di cartone che stava sul naso della strega. E con delicatezza l'aveva preso e tolto di la… Lei mise subito le mani sul suo naso e si accorse che era un altro normalissimo. Non aveva in casa uno specchio perché in quei tempi non si usavano e dicevano che portavano sfortuna e che si commetteva peccato che si andava all'inferno… Però lì fuori c'era la fontana. Si tolse il cappellaccio a cono e a punta e si guardò nell'acqua che rispecchiava il suo volto…
"Caspiterina… Ciur bis… Perbacco baccone…. "  Esclamò senza fiato  " non sono mica poi così brutta senza quel finto naso a patata…"
Intanto il caminante per mostrare come stava sorridendo contento 1002 dita sotto la gola e in un colpo si tolse la maschera da caminante con barba cappello e  vestitaci brutti compresi… E anche lui si fece la magia e la caminante si trasformò in un rozzo ma pur simpatico e sorridente hom- salbadg…
"Caspiterina… Ciur bis… Perbacco baccone….
Ma allora non sei un caminante povero e malandato sei il famoso hom- salbadg di cui tutti parlano e che viene giù dalle valli dell'Ossola…
Lui si mise allora a raccontare delle storie magiche delle valli ossolane… E anche delle storie molto tristi di quando a Croveo ad esempio qualche secolo prima erano arrivati gli uomini della Chiesa e avevano fatto l'inquisizione e avevano condannato delle donne che erano brave inventare sistemi per guarire e le avevano condannate come streghe sul rogo.
La strega, non più nasona ormai, era contenta di sentire come lui valorizzava invece di denigrarla alla categoria delle streghe…
Ogni tanto dava ancora qualche giro con il mestolo di legno nel calderone… Si scusò con lui dicendogli che era una schifezza e lo faceva solo perché sul manuale delle streghe c'era scritto così… Gli chiede se aveva fame perché di là aveva delle buone cose… Della pancetta affumicata… Dei salamini della duja… Del pane di segale e delle castagne bollite con il miele…
Per potersi mettere a mangiare però, l'hom- salbadg fu costretto a fare un'altra magia se stesso… Mise di nuovo due dita sotto il mento… E voilà… Si tolse la maschera da hom- salbadg… E sotto che c'era? Uno dei più bei principi di tutte le favole… Con un bel vestito azzurro decorato d'oro… Lo spadino di alluminio argentato alla cintura… Insomma a questa terza trasformazione che aveva guadagnato…
Anche la strega che ormai ci converrà chiamare la ragazza perché di strega non aveva più niente, si tolse il vestito atto brutto marrone scuro e puzzolente di fumo, e sotto aveva un bellissimo vestitino di tulle tutto ricamato…
Insieme si misero a preparare la tavola con delle ciotole di terracotta e di legno.
Ma mentre si era girata per prendere dei bicchieri di stagno nella credenza, nel tornare a guardare verso di lui, vide che si era messo un cappelluccio da menestrello… Ed ha una borsa che portava a tracolla, come normalmente fanno sempre tutti i menestrelli, aveva estratto una viuela, una piccola cetra e un mandolino…
E allora si mise a suonare, a cantare, e la ragazza che credeva di essere brutta si mise a danzare… E quando non ce la fecero più a danzare tutti e due dandosi il braccio, e si furono rifocillati mangiando le leccornie che lei aveva messo in tavola… Si guardarono negli occhi…
"Se tu vieni ancora trovarmi, menestrello magico, ti preparo un cibo buonissimo… Vado nei prati e raccolgo tutte le erbe buone da minestra, il cicorione, gli asparagi selvatici,i louvertis…, E ti faccio un pranzetto come si conviene…"
Il principe menestrello la guardava estasiato… Da quando l'aveva vista il suo cuore aveva cominciato a battere: tu-tum, tu-tum, tu-tum…. Ed ebbe paura che gli venisse una fibrillazione atriale, un extrasistole, e gli mancava anche il fiato…
Allora si decise. Si alzò dal sedile di legno di quercia, e come facevano una volta i principi, piegò il ginocchio a terra, le prese la mano, gliela baciò e le chiese con la voce tremante:
"ma allora, cosa ne dici se io ti chiedo di sposarti? Vuoi essere mia sposa?" E rimase lì ad aspettare la risposta con la bocca aperta…
Lei sorrise, poi si mise a ridere, poi quasi quasi stava per piangere… E gli fece una domanda strana: "ma tu queste proposte le fa ha tutte le ragazze che incontri?"
Col poco fiato che gli era rimasto, mentre quasi gli veniva da balbettare, lui rispose:
"questa proposta non l'ho mai fatta a nessuna ragazza… Ed ero pronto a far la quando fossi stato sicuro che avrei incontrato la ragazza più bella del mondo… La donna della mia vita…"
Poi si misero d'accordo per il matrimonio… Lui sarebbe rimasto ad abitare dove stava già. E lei pure… Ognuno per conto suo. Perché così ogni giorno ogni momento ogni notte potevano avere il piacere di cercarsi di incontrarsi di avere di nuovo il batticuore e di regalarci il piacere di ritrovarsi di nuovo…

-Questa volta ne hai inventata una totalmente nuova babbo… Ma allora anche loro erano contrari al matrimonio? Secondo me hanno fatto bene. Così potevano regalarsi solo i momenti più belli e gli istanti migliori. Se lei voleva poteva preparargli le minestre ma solo perché piaceva a lei farlo. E se lui voleva poteva portarla a cavallo nei boschi, cucinarle la casseula   e la paniscia...-

E la ragazzina aspettò che il padre si fosse caricata e accesa la pipa ricurva. Poi prese la sua manona nella sua. E si incamminarono. E mentre andavano lei si mise a cantare una filastrocca che le piaceva… E intanto faceva fare l'altalena alla propria mano e a quella del babbo avanti indietro come il battacchio di una campana… Din Don din Don…

Poi, e smise di cantare la filastrocca, e guardandolo dal basso in alto gli chiese:
"ma allora babbo, non esistono le streghe o le bambine brutte nasone… Forse dipende se sono felici e se hanno qualcuno che gli vuole bene… Io senz'altro non sono né strega né brutta né nasona… Perché tu mi vuoi bene… E poi che quel ragazzino di quarta C che mi fa sempre gli occhioni dolci. E certe volte mi fa assaggiare la sua merenda nell'intervallo.

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