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domenica 10 maggio 2020

BASTA LA PAROLA…? (

BASTA LA PAROLA…?
(Equivoci e qui pro quo al tempo dei software di riconoscimento vocale…)
Forse chi ha dati anagrafici d’epoca come me, ricorderà un "carosello pubblicitario" degli anni 60. Per pubblicizzare un lassativo, l'attore Tino Scotti si imbarcava in calembour bizzarri e divertenti. Per poter concludere alla fine che a volte alcune parole stanno al posto di altre, somiglianti o vicine per suono, ma totalmente inadatte nel contesto.
La prenderò ora abbastanza alla lontana.
In epoca di covid 19 vengono proposte, suggerite e offerte rivisitazioni di film in Rai play. A me è capitato di rivedere una interpretazione di Matteo Garrone liberamente tratta e adattata da "Lo cunto de li cunti" di Giambattista Basile.
Già nel testo napoletano del seicento sono presenti giochi all'orrido che ben si prestano al regista contemporaneo.
Il film "racconto dei racconti" è un'opera disturbante e sconvolgente. Con fotografia, colori, costumi molto affascinanti e appariscenti. E profondamente ingannevoli!
Da BEDERE=VOIER con l'occhio attento all'immagine, ma insieme con la mente distaccata il più possibile per non essere disturbati oltre misura dai contenuti esplicitati.
Ne consiglio comunque la visione. Con distacco naturalmente… Indossare senz'altro una mascherina mentale risulta essenziale e d'obbligo.
A questo contesto, come premessa, devo aggiungere che per mia pigrizia da moltissimi anni uso un software di riconoscimento vocale. Purtroppo esso è senza anima, senza cervello e soprattutto ha una conoscenza lessicale e linguistica che è quella che gli è stata imposta insieme al vocabolario di cui è in possesso.
Facile, frequente e abituale, per me che lo uso, di imbattermi continuamente in macroscopici refusi terminologici.
L'ideale sarebbe rivedere i testi scritti prima di pubblicarli. Quasi sempre lo faccio. Qualche volta purtroppo le cretinaggini del software stupidotto diventano reali. Creando appunto dei calembour imbarazzanti, inopportuni e sconvenienti. Difficile risulta a posteriori ricostruire come, dettando un certo termine, ne sia venuto fuori un altro totalmente diverso.
E ora vengo al fatto.
Ricevo frequentemente numerose richieste di contatto/amicizia sulla piattaforma di FB. Quasi sempre cancello e rimuovo tali proposte ritenendole inopportune. Dall'anziano ambiguo che dopo avermi chiesto amicizia mi confessa che è stato attratto dalla foto del mio profilo. Che mi trova attraente affascinante e che mi vuole dare un bacio…!
Alle numerose controfigure fasulle con nomi di convenienza, quasi sempre femminili, e che alla mia richiesta del perché mi chiedano amicizia, rispondono le cose più bizzarre. Che cercano un uomo come me… E sono vedove o nubili… Oppure più semplicemente che vogliono venire ad abitare da me partendo dall'estremo oriente, dall'America Latina, oltre alla profonda Africa…
Ovviamente appena accerto tali motivazioni pretestuose, escludo e rifiuto.
Un nuovo approccio, abbastanza più recente, vede la richiesta da nomi di fantasia improbabili. Nessun dato anagrafico relativo all'account. E nella pagina personale: una brutale e bieca proposta di fare video cam… Ovviamente a pagamento! Disturbante la cosa, ma mi incuriosisce… E prima di chiudere vado a dare un'occhiata. Spesso non riesco neppure a segnalare la cosa al gestore di FB o alla polizia postale… La richiesta e la proposta sono ormai state cancellate e rimosse…
Di recente mi era pervenuta una richiesta. La giovane donna (che non conoscevo), mi diceva e scriveva che mi aveva incontrato e avvicinato in varie occasioni pubbliche indette da soggetti e associazioni che io stimavo. E che perciò era molto interessata e incuriosita, nonché attratta da quello che vedeva di me nella piattaforma: testi, fotografie, e anche dalle mie immagini personali con cui compaio. (Ovviamente autentiche).
Anche a costei avevo chiesto delucidazioni sulle motivazioni. E subito dopo era comparsa anche una fotografia sua personale. Risultava una distinta e molto gradevole nell'aspetto giovane donna.
Mi complementai di quanto vedevo. E per essere gentile ma non apparire intraprendente, mi ero buttato in alcune frasi… Se pure non la conoscevo di persona, benché lei mi avesse visto ammirato e avvicinato, sostenevo che lo sguardo che risultava dalla sua foto personale era abbastanza convincente. Se cioè l'occhio è la finestra dell'anima, mi dimostrava coerenza con l'apprezzamento suo nei miei confronti nonché delle iniziative e associazioni nelle quali mi aveva ammirato e incontrato.
E concludevo dicendo con garbo che avevo conosciuto moltissime persone. Anche e soprattutto rappresentanti del mondo femminile. Notando che mentre esistono moltissime donne che hanno “solo” l'aspetto attraente, lo sguardo della sua foto pubblicata, mi toglieva ogni dubbio: e la ritenevo perciò una persona e una testa pensante!
Il software di riconoscimento vocale, sciocchino e assurdo, aveva creato il calembour. Anziché farmi dire che avevo visto conosciuto apprezzato e ammirato pur essendo anziano moltissime persone, buttava lì un termine, pescato dal suo vocabolario improvvido, dicendo che ero un anziano "voyeur".
Anziché descrivermi e definirmi propriamente, mi autoattribuiva il ruolo e l'immagine di "guardone pervertito morboso…" che è proprio l'accezione più comune del termine corrente derivato dal francese vedere/guardare.
Ritenendomi in buona fede a posto, stupivo nel non ricevere conferma dell'apprezzamento dei miei termini. Scoprii il refuso mostruoso e becero… Da cui era nato il calembour. Il mio messaggio che voleva essere di apprezzamento si era trasformato ipso facto in una boutade malevola… Evidentemente non ero più in grado però di correggere l'errore di dettatura. La destinataria mi aveva depennato. Giustamente, visto che le mie parole erano diventate, per lei, apprezzamento squallido…
E torno al carosello di Tino Scotti. Quanti equivoci, quanti qui pro quo, quanti "Roma per toma" compaiono nella comunicazione on-line… Che anziché essere soltanto "virtuale", in quanto non concreta, non rimane neppure "virtuosa", ma finisce per assumere tonalità e carattere vizioso…Anche se involontariamente…
Mi è naturalmente impossibile scusarmi con quella signora. Essendomi impedito rivolgermi direttamente a lei. Ma intanto colgo l'occasione qui, in questa piattaforma, che sempre di più diventa bacheca di pubblicità e inviti all'acquisto… E molto spesso, troppo di frequente, luogo di approcci squallidi e di basso livello; come quelli di cui ho fatto menzione sopra. Per quanto riguarda le proposte commerciali e pubblicitarie spero che un nuovo software che ho installato sul pc me la risparmi. Purtroppo non esiste un software per praticare l'accortezza: se scrivendo non mi accorgo che il risultato era l'opposto di quanto volevo esprimere, perché non controllo, finirò per risultare l'opposto di quello che realmente sono! Oltre a scusarmi con la mia ex corrispondente on-line, lo faccio nei confronti di chiunque mi legga. (In altre occasioni ho dovuto ricorrere a messaggi in messenger, fortunatamente tempestivi e chiarificatori… Valga comunque quanto ora qui esprimo, comunque nel presente e nel futuro: se la pandemia mi risparmierà come mi auguro ancora per un po' di tempo, non intendo assolutamente rinunciare al piacere della scrittura lettura…)
Confermo comunque, alla faccia dello stupido software di riconoscimento vocale: «chi vede, chi guarda, chi osserva, chi apprezza, non è assolutamente un "voyeur"…» Riservando tale epiteto soltanto a chi guarda con lenti contaminate… Oppure a chi ci incappa per un refuso di scrittura.

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