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lunedì 18 maggio 2020

"DISTURBI DEL SONNO… o qualcosa del genere…"

"DISTURBI DEL SONNO… o qualcosa del genere…"

La situazione si dipanava nel solito e unico modo possibile: confuso, contorto, annebbiato e tenebroso.
Indossò a mò di tuta quell'abito africano che aveva acquistato diversi anni prima in una festa interculturale sotto i tendoni a Oleggio.
Sopra gli zigomi sporgenti gli occhi neri della donna lo avevano scrutato e lo indagavano curiosi. Gli disse il proprio nome. Con il contatto telefonico. Avrebbe volentieri preso un caffè con lui.
Fu uno dei tanti approcci "subìti" e andati a vuoto. Lui a sua richiesta le aveva offerto delle ore di lavoro casalingo. Le aveva regalato un'infinità di oggetti. Compresa una macchina da cucire che gli aveva dato la sua "sorellastra".
Lei sorridente ogni volta gli raccontava che aveva avuto delle esperienze negative con l'altro sesso. Che provava profondo interesse attrazione per lui, ma…
Era riuscito poi con contatti delle associazioni ad aiutarla a trovare un nuovo alloggio più dignitoso. Fornendole praticamente gratis il trasloco per la mobilia modesta, alla quale lui e altri avevano voluto aggiungere altri oggetti utilissimi.
Non era un datore di lavoro tirannico. Però di recente sempre di più sentiva che la donna si rintanava al piano superiore, in mansarda. E si intratteneva in lunghissime telefonate in lingua Wolof… Per non sembrare indiscreto era salito solo a farsi vedere. Lei teneva il telefonino contro l'orecchia e la spalla e in mano faceva scivolare il mocio. Ma chiaramente stava più che altro a conversare con i suoi lontani contatti.
Quando non ce la fece più, salì e glielo disse… Ma dopo diverso tempo. Lei rispose seccatissima che quello era l'unico momento in cui trovava disponibili i destinatari della chiamata. E che lui era prepotente come tutti padroni come tutti bianchi. E che non era vero che da un'ora lei chiacchierava… Al massimo 20 minuti. E l'aveva fatto solo altre due volte quel giorno…
Stufo di essere preso per il culo, lui era sbottato.
Interrotto dal tono arrogante di lei, e si era lasciato scappare una bestemmia…
Credente, islamica, devota e probabilmente bigotta, lei aveva afferrato dalla propria tasca le chiavi di casa di lui, e le aveva buttate contro la parete e se n'era andata sbattendo la porta.
Quel vestito africano sarebbe dovuto costare circa 10 €.
Nel momento in cui lei glielo procurò, nel bar cittadino dove avevano bevuto un caffè, risultò costare 45 €.
Era praticamente inindossabile qui in Europa.
La parte superiore era costituita da un'immensa casacca a gonnellone svolazzante che scendeva fin quasi alle ginocchia. Molto ampia. Troppo. Le maniche ampie raggiungevano a malapena i gomiti o appena sotto.
La signora che ora gli faceva i lavori domestici, di recente, con la macchina da cucire e le forbici gliel'aveva leggermente adattato. Stringendo i calzoni ( che avevano un cavallo immenso…) Ricavando dai materiali di recupero di stoffa una cintura con la quale stringeva alla vita la casacca/camicione.
Aveva poi gettato nel contenitore del non riciclabile varie parti superiori e calzoni di micropile disastrati dalle faville del fumo che aveva inutilmente successivamente rattoppato.
Perciò, sistemato nella sua abituale poltrona rossa, si accinse ora a buttar giù quelle idee che gli frullavano nel capo.
E che aveva a mò di bozza provvisoriamente intitolato"disturbi del sonno… O qualcosa del genere…"
Discontinuo.
Incostante.
Continuamente mutevole.
Per quanto essenziale al funzionamento della macchina neuronale, il sonno si era mostrato sempre sufficiente ai suoi bisogni.
In parole povere, gli aveva spiegato la sua esperta, il cervello ha bisogno di ricaricarsi.
E lo fa mediante periodi di sonno rem che devono avere la durata non inferiore all'ora ciascuno. In queste tranches di sonno la produzione onirica…
(Sulla quale l'austriaco Sigismondo si era costruito fantasie…! )
La sua esperta era categorica!
Il materiale onirico è una pura funzione di elaborazione casuale di ricordi a breve o a lunga distanza.
Mescolati secondo criteri inspiegabili: come quando utilizziamo una strada di campagna per correrci.
O degli attrezzi nella palestrina in mansarda. Indifferenti sia la stradina, sia i nostri passi, sia lo steep o il vogatore…
Aveva smesso perciò da allora di cercare di darsi una spiegazione.
Una "interpretazione".
Ci aveva già dedicato ore e ore di studio riflessione entusiastica e convinta molti decenni prima.
Ora si limitava a cercare di dormire quel tanto che riusciva.
Talvolta al massimo tre ore… tal'altra per periodi molto più lunghi fino alle cinque o sei ore. Solo di recente aveva toccato il boom e il record: otto o nove ore addirittura!
Anche quando il sonno era stato avaro, quasi sempre aveva coscienza di avere concluso un minimo di periodi rem. Anche se non ricordava i sogni avuti.
"Sufficiente, Ciccio… Si vede che a te basta… Non mi pari assolutamente fuori di testa o rincoglionito completamente…
Anche se fai di tutto per sembrare tale…
Come quando caschi nella rete e nei trabocchetti di nuove figure femminili che attizzano e danno fuoco al tuo narcisismo.
Forse hai ragione a dire che le uniche relazioni che hanno avuto una discreta durata e consistenza, sono quelle in cui hai evitato di fare tu il primo passo.
Credo che a una donna giovane o meno giovane, dia solamente fastidio che un uomo, per quanto attraente o affascinante, le stia col fiato sul collo.
Dopo avere apprezzato le attenzioni maschili, vuole, almeno in questo caso essere lei la protagonista e prendere solo se le interessa davvero l'iniziativa.
Che poi le tue relazioni si siano concluse tutte in un modo fallimentare, dipende solo dalla tua imperizia fondamentale nelle relazioni umane…
E non te la prendere…
Risparmiami, per favore, il dettaglio delle tue vicende vissute passate o presenti.
Prima di raggiungere il secolo… cerca di stare al tuo posto… se sono rose fioriranno. Come tu mi hai dimostrato raccontandomi fino alla noia."

Non si trattava pertanto, a giudizio di chi conosceva bene la tematica, di veri e propri disturbi del sonno. Concluse tra sé. Solo una personalizzazione. Ma d'altra parte, la macchina umana, molto, forse fin troppo complessa, si differenzia notevolmente da individuo a individuo.
Provò ripassare mentalmente la lezione.
Con la carrellata mentale di ricordi.
Aveva lasciato l'iniziativa alla ragazza nervosa, dall'aspetto androgino, più che nervosa, nevrotica.
Maniacale.
Appena lui aveva iniziato ad affezionarsi davvero, era scemato l'interesse di lei.
Così pure con quella collega sposata.
L'aveva usato e la cosa era durata splendidamente, fino a quando lui l'aveva lasciata fare.
E con tante infinite altre.
La sua dipendente seduttiva, civetta, super truccata, che gli si era offerta e regalata…
Che si era voluta far condurre nella sua casa, ad abitarci stabilmente.
Fino a considerarsi addirittura padrona della casa e della vita di lui. Le vicende si erano concluse miseramente nelle sale d'udienza dei tribunali.
E tante altre infinite figure femminili che ora gli passavano per la moviola mentale, di sfuggita… E nelle quali il fascino e l'aspetto attraente erano ormai soltanto più un connotato labile… Come il sapore intenso delle loro presenze ormai totalmente assenti…
Un nome.
Un volto.
Dei gesti e un corpo.
Una voce.
Frammenti di episodi e fotogrammi velocissimi e smorti. Tutt'
La sua disattenzione era stata favorevole nelle fasi iniziali.
Nei primi approcci.
Finché lui era riuscito a tenersi a distanza.
Non lasciarsi fin in fondo coinvolgere.
Non farsi fantasie proiettive soprattutto verso il futuro prossimo o a lunga distanza.
Una costante quasi sempre era presente.
Si trattava spesso e volentieri di donne che confrontavano lui con i propri partner attuali. Mariti o ex morosi.
Trovando l'eccezionalità trasgressiva, anomala, creativa, divergente e non omologata che gli era caratteristica.
Come sempre, era stato il confronto a fare propendere per una scelta.
Quindi non per merito suo di lui, quanto piuttosto per demerito di coniugi o amanti già sperimentati.
Ma qui interveniva un altro suo errore ricorrente e abituale.
Gratificato, da narciso, di sentirsi definito il migliore partner possibile, quello che loro avrebbero voluto incontrare molto tempo prima di coniugarsi, si era lasciato andare all'autocompiacimento.
E, forse anche, per una profonda pulsione a provare anche lui un rapporto stabile, duraturo, di convivenza solida ed esclusiva, aveva smesso di lasciarsi considerare una preda vietata, pericolosa e proibita. Perciò più preziosa.
E allora cominciavano a incrinarsi anche le nuove fantasiose conquiste e relazioni.
In modo abbastanza brutale ma profondamente realistico, lui aveva accostato queste modalità presenti nelle sue innamorate amanti, ai comportamenti dei maschi della sua generazione. Quelli che dicevano alla nuova conquista femminile: che lei soltanto era quella che loro avevano desiderato e atteso. Che avrebbero voluto prima o poi creare un rapporto stabile, duraturo e di convivenza… E che stavano lavorandoci. Ma che la propria moglie però aveva grossi problemi, era malata e soffriva. E che per il momento era necessario continuare lo status quo.
Da diversi decenni le sue conquiste, o meglio ancora, le donne giovani o meno giovani che erano riusciti a conquistarlo, si erano comportate come i maschi del suo tempo giovanile.
Fino a quando… prima o poi… lui aveva cominciato a volerle considerare come possibili partner coniugali uniche ed esclusive.
Erano sorti, facilmente riconoscibili, segni di fastidio e di insofferenza da parte di loro.
Provate ed evidenti nuove fantasie da parte loro verso nuove avventure di relazioni.
Sotterranei, apparentemente nascosti, ripetuti e costanti approcci verso nuove conoscenze.
Che a volte presentavano analogie con quello che probabilmente era stato lui per loro.
Desideri di fuga. Di allungare la mano di nuovo verso il barattolo della marmellata…
Quasi sempre era l'aspetto dei nuovi oggetti del desiderio.
Volti e immagini sorridenti in modo lubrico e attraente.
Che sembravano o erano probabilmente profferte di trasgressione al limite.
Nuovi oggetti del desiderio… Nuove fantasie… Nuovi approcci con uomini ideali, anticonformisti almeno nelle relazioni da come si offrivano nei comportamenti e nelle immagini. Con doti nascoste che apparivano molto promettenti.
Desiderio di furto e di possesso dei piaceri che costoro probabilmente regalavano alle proprie partner. Voglia inconfessata di catturare nuove prede… Fino all'estinzione e alla scomparsa della pulsione di attrazione. Per poi ricominciare daccapo…

"disturbi del sonno… O qualcosa del genere…"
Ma il sonno c'entrava fino a un certo punto.
Si era sempre rifiutato assolutamente di prendere farmaci di qualsiasi genere per favorire il sonno.
Solo qualche volta, il risveglio nel cuore della notte, che impediva di riaddormentarsi, era stato popolato dal pensiero della donna del momento.
Di quella posseduta realmente o apparentemente, o di altre che erano apparse nello scenario mentale del di lui desiderio.
Lunghi, sereni, riposanti periodi di giorni e settimane erano arrivati a regalargli pace, quando lui si era finalmente determinato a dare un taglio netto al rapporto stantio, fasullo, consumato dal momento.
Interrotti da nuove ricomparse sulla scena. Abituali o nuove, indifferentemente.
Ed era talvolta ricominciato il viaggio travagliato della sua scialuppa.
Eterno, instancabile, per quanto molto estenuante e stancante, navigare da novello Ulisse, alla ricerca della terra promessa.
Della sua Itaca mentale.
Di una Penelope immaginaria, probabilmente inesistente per davvero…
Le Penelopi non avevano mai smesso di tessere e successivamente disfare la tela sul proprio telaio esistenziale e domestico.
E gli era toccato, di nuovo, sempre, ripetutamente armare le vele e ripartire.
Incessante coazione a ripetere.
Eterna e infinita navigazione.
Almeno fino al previsto, ipotizzato, prevedibile, immancabile raggiungimento delle colonne d'Ercole.
Dove la nave, trireme o instabile scialuppa o zattera, avrebbe finito per essere inghiottita nei gorghi di un al di là ignoto e oscuro.
Oltre un Lete indefinito e indefinibile.
Si accorse con una certa soddisfazione, che la tuta africana, con la quale si era divertito anche a farsi fotografare nel passato, svolgeva ora abbastanza bene la sua funzione.
Coprirlo quel tanto che bastava.
Senza dargli fastidio o accaldarlo.
O senza fargli sentire il freddo della mezza stagione.
Si era svegliato che erano le otto passate. Aveva già fatto colazione; si era messo quella specie di tuta africana a strisce verticali grigie un po' buffa: d'altra parte altri abbigliamenti di tessuto sintetico micropile si riempivano di buchi ogni volta che ci cadeva un tizzone anche microscopico acceso fumando la pipa, e allora tanto valeva…
Ma la cosa più importante è che si era svegliato, e gli ruminava nella mente l'approccio di un racconto nuovo…
Nuovo si fa per dire: successivo sarebbe stato forse dire meglio; o comunque già pensato … a un avvio …a un titolo…
E mentre con l'abituale foga dettava al microfono del computer la sua nuova narrazione, cercando almeno questa volta di evitare refusi o imperdonabili qui pro quo, rimase un pochino in sur-place…
Gli piaceva a volte restare in sospeso così.
A mezz'aria.
Come gli aerostati o le mongolfiere.
Erano i momenti più riposanti.
Distensivi.
Positivi e benefici.
Come le soste sulle spiagge bianche delle isole incontrate nel continuo navigare della vita.
E si domandò comunque ancora una volta sei come lui stava galleggiando nell'aria quella certa presenza gradita.

"Tu ne quesieris, scire nefas, quem mihi, quem tibi finem dii dederit, Leuconoé…"

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