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giovedì 14 maggio 2020

PER ASPERA AD ASTRA…?

PER ASPERA AD ASTRA…?
(Correggiamo pure: in una situazione aspra e disperata andiamo avanti per cercare di riveder le stelle…)

Non intendo fare da tam-tam al giornalume di fogna, cartaceo e non… Lascio perciò ai loro corifei e passa parola di spandere letame. Nelle campagne del novarese, giravano un tempo, trainate dai cavalli o dai primi trattori, delle cisterne che contenevano i liquami di stalla e dei carri fumanti le zolle di escrementi. Hanno ora finanziamenti pubblici le testate di pseudo informazione; negati invece ad altri giornali indipendenti e liberi.
"Asinus asinus fricat" ci diceva un vecchio insegnante di ginnastica in questo probabile latino tardo… Le bestie considerate inferiori e ignobili fanno comunella e si sfregano con i loro simili…
Nell'unico nostro pianeta possibile si srotola il nastro perforato della realtà.
Con le tristi lugubri e amare vicende. Chi già stava male prima rischia di star ancora peggio oggi. Il morbo malefico continua a dilagare. Anche nei paesi che avevano finto di ignorarlo. I problemi umani si accumulano gli uni sugli altri. La sovrappopolazione fastidiosa di indios, tribù africane, Asia, viene lasciata a fermentare lutti da se stessa dai governi criminali.
Derisi e ridicolizzati dagli idioti, donne e uomini di buona volontà continuano il loro incessante intervento che cerca di recuperare e salvare il salvabile.
Come avvoltoi e iene le truppe scellerate eteropilotate perseguono la loro funzione di monatti. Anche ai livelli più bassi di manovalanza e di passa parola paesano.
Nei momenti difficili proprio dalle masse di diffusa ignoranza malvagia, sono sempre sorti portavoce. Che riuscivano a guardarsi allo specchio senza provare ribrezzo. Che addestravano la propria voce autocompiacendosi di esistere. "Nihil sub sole novum". Non serve stupirsi più di tanto. Nelle pestilenze fisiche, morali e mentali, ratti, pulci e blatte proliferano e riprendono vigore.
E ci guardiamo negli occhi l'uno l'altro. Accorati ma sempre con un filo di speranza. Buonisti e ottimisti ad oltranza. Come aveva fatto il rabbi di Palestina. Il suo discepolo del novarese trucidato al Monte Rubello. E poi Malatesta e Bakunin. E i sessantottini dei maggi francesi e locali. E tutti quelli di noi che non si sono rassegnati né ora né mai. E che sotto la mascherina chirurgica indossano tamponi profumati con essenze mentali di glicine, ginestra, viburno.
Pandemie virali e psicosi collettive contagiose…
E continuiamo a rimboccarci le maniche. Lasciando la rassegnazione agli inetti, rintanati nelle forre, a lamentarsi imprecando a vuoto.
"Ce n’est qu’un debut continuons le combat…" rilanciava alcuni anni fa Corradino Mineo .

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