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mercoledì 17 luglio 2019

BUON RIPOSO E GRAZIE
MAESTRO CAMILLERI!
Nelle botteghe artigiane d'arte e di pittura, il "maestro" era colui che conosceva il mestiere. Lo praticava con i suoi aiutanti. Che perciò ne erano gli allievi.
Maestro veniva definito anche l'insegnante elementare. Una parola forte, significativa, di grande spessore.
Dante, definisce così colui che per lui è stato il massimo saggio sapiente della sua formazione culturale. Aristotele. "Maestro di color che sanno". Le persone colte, cioè coloro che sanno, guardano al vero loro maestro e così lo possono giustamente definire e apostrofare.
Dato che mi piace molto giocare a smontare le parole e i loro significati, provo a vedere, dalla mia visuale personale, a quali vati del sapere e della cultura io lo attribuirei.
Per cominciare lo stesso Dante. Che raccoglie nella sua opera il massimo della cultura del suo tempo. E che crea un poema in versi endecasillabi che ne è la massima espressione. E data la visione teistica dell'Alighieri, è un poema che successivamente verrà definito divino. Per lui tutto il sapere, la storia, i fatti, gli avvenimenti e personaggi, hanno come naturale aspirazione l'ascesa verso "l'amor che move il cielo e l'altre stelle". Un poema d'amore e di cultura per il suo Dio.
Jacopone da Todi, suo quasi contemporaneo, compose poesie d'amore divino per Dio.
Tutta l'arte figurativa di quel tempo era impregnata e infarcita di questa weltanschauung.
Però, dalla mia visuale laica e atea, mi piace aggiungere altri maestri oltre al fiorentino.
Ne elenco solo alcuni, tra quelli che ritengo maestri della parola. Saltando a piè pari epoche storiche e secoli.
Mi piace chiamare maestro Monicelli. Per la narrazione formidabile che ci ha regalato.
Pasolini, con la sua aria insieme raffinata, carnale, quotidiana e popolaresca…
E, per chiudere la sequenza limitata della mia visione e dei miei gusti, ci voglio aggiungere Federico Garcia Lorca.
E mi verrebbe voglia di continuare con Joyce, Pavese, Enzo Jannacci, Paolo Conte, Italo Calvino, Tabucchi…
Sì. Poi smetto subito. Ma era solo un campione che volevo buttar lì a commento e interpretazione del termine e dell'epiteto encomiastico di "maestro".
Tutti in questi giorni staranno già parlando e ricordando l'opera e l'immagine di Camilleri. (Tutti, "color che sanno", tranne i beoti analfabeti arroganti e prepotenti… Ma questo è un altro discorso!)
Ricordo che in passato rimasi stupito e insieme disturbato, quando una mia conoscente prese ad atteggiarsi a mia allieva in campo letterario e poetico. Ammirazione? Stima? Simpatia personale? Ricordo che mi spinse addirittura a intraprendere una corrispondenza via e mail. E per giocare il ruolo che lei mi attribuiva, le proposi di simulare un dialogo immaginario, ricavando l'idea da Cesare Pavese: i dialoghi con Leucò. Le regalai il ruolo della nube Nefele, tenendo per me, nel gioco letterario epistolare, quello di Issione. Il re mitologico che con la nube Nefele avrebbe poi concepito il centauro…
Ricordo che ad un certo punto, suggerii alla mia amica di interrompere la corrispondenza perché mi sembrava che lei ci mettesse troppa passione. Convinzione. Nelle espressioni che lei usava verso Issione/Nanni, troppi particolari erano molto corrispondenti ( nelle sue descrizioni di issione descriveva me!)
Insomma in parole povere, questa pseudo allieva, sotto il gioco letterario mi faceva delle profferte… Per quanto lusingato, e dato che lei non mi interessava assolutamente come partner e come donna, preferii interrompere. Anche perché come allieva, o pseudo tale, spesso scriveva degli strafalcioni. Mi mandava per la mia approvazione e il mio plauso, delle composizioni poetiche. E dato che leggeva abbastanza, le trovavo abbastanza interessanti… Tranne qualche volta che osai dirle che aveva usato un termine in modo assolutamente improprio inesatto e inopportuno… Dato che da qualche mese costei si sentiva una poetessa, mi disse che la riteneva una "licenza poetica…" In seguito per fortuna persi di vista costei. Che comunque guardava a me come ad un "maestro". Con un certo tono di piaggeria.
Tale atteggiamento lo ritrovai molti anni dopo, molto più di recente. Un'altra fanciulla, anche lei non ragazzina, e anche lei molto coniugata, mi chiese di aiutarla a imparare a scrivere poesie. Non ci fu verso da parte mia a criticare pesantemente le cosiddette "scuole di scrittura creativa". Avrei potuto al massimo aiutarla dal punto di vista linguistico, strutturale, tecnico. Mai e poi mai avrei potuto insegnarle ad essere creativa… Credo che nessuno possa farlo!
Costei, in modo che definirei abbastanza "leccoso", termine ancora più esplicito e più spinto rispetto a piaggeria, pensando di lusingarmi spesso mi chiamava maestro negli scritti e anche a voce in presenza di altri.
Anche in questo caso ne fui abbastanza disturbato e infastidito. La cosa non mi puzzava pulita. Dopo qualche tempo che mi faceva leggere le sue composizioni, cominciò ad assillarmi in modo insistente oltremisura, che la facessi entrare in contatto con un gruppo di persone che si dilettavano nella poesia.
Avevo infatti da poco lanciato un'idea nel gruppo: dare vita a delle occasioni pubbliche dimostrative nelle quali leggere versi in sostegno e solidarietà delle vittime del Mediterraneo, migranti!
La attempata fanciulla, riuscì a farsi accogliere e a leggere le sue composizioni.
Fu solo allora che capii esattamente perché mi definiva suo maestro: dopo che l'ebbi accompagnata una volta, si appiccicò tenacemente al gruppo. Vantando di essere mia amica da vecchia data e di essere molto stimata dal punto di vista letterario da me.
Io non sono nessuno. Scrivo versi e narrativa e altro perché mi piace farlo. Ho tentato qualche decennio fa di pubblicare incontrando editori modesti, che miravano solo al guadagno. Il titolare di una di queste micro case editrici ( venivano giustamente definite case editrici a pagamento)
, dopo aver ricevuto in posta elettronica un mio romanzo di più di 300 pagine, mi fece rispondere qualche ora dopo che l'aveva letto lui e tutti i suoi collaboratori e che trovavano l'opera stupenda (assolutamente impossibile! Stupenda oppure no non l'avevano certo letta! Non ne avevano avuto il tempo materiale!) Mi proposero una cifra esosa dicendo che comprendeva anche il costo del codice ISBN. E solo dopo aver pubblicato con loro scopersi che esso non ha nessun costo! Mi proposero di collaborare alla diffusione dell'opera, oltre che con un cospicuo contributo economico, anche nella distribuzione e nella vendita promozionale… (Non sono per niente un maestro da questo punto di vista!) Non rifeci più l'errore!
E la aspirante poetessa, una volta introdottasi a gomitate nel gruppo dei miei conoscenti, trovò fastidiosa, ingombrante e imbarazzante la mia presenza, e in un modo o nell'altro riuscì a mettermi in cattiva luce con costoro. Ma questa è un'altra storia…
Torno ora al termine "MAESTRO". Da giovane come insegnante elementare ho fatto il maestro di scuola. Ma questa è un'altra cosa per quanto sia un ruolo importantissimo in campo formativo ed educativo)
Mi sono sentito leccosamente chiamare dalla streghetta arrivista, con questo appellativo. Ho rotto definitivamente con quel gruppo. Ma il termine è sempre un termine molto aulico. Importante.
Mi perdoni, maestro Camilleri, di averla tediata con le mie chiacchiere.
Volevo soltanto farle capire, e far capire anche a coloro che amano il geniale autore siciliano, che non sciupo i termini importanti. Altrimenti finirebbero per inflazionarsi.
E che se lo definisco maestro, lo faccio a ragion veduta!

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