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mercoledì 3 luglio 2019

TEMPO DI VACANZE
Era stato un po' così il titolo di un modesto filmetto in bianco e nero, parodia di una modalità fine anni 60… TEMPO DI VILLEGGIATURA. Anche il linguaggio, e le maniere erano molto posati, cercando di descrivere la realtà di quel tempo. Mi ci ero già trovato estraneo allora. Non ero mai andato a "villeggiare". In villa c'andavano i nobili o i ricchi borghesi quando lasciavano le città obsolete per gustare un tempo più libero e meno formale nelle proprie ville…
Nei miei primi anni di libertà dall'Istituto, avevo alternato soluzione abbastanza modeste che per me erano già in non plus ultra. La vecchia casa della nonna Ornavasso, di fronte alla chiesa di San Nicola, e le campane che suonavano ogni quarto d'ora, giorno e notte. La luce elettrica, un lusso eccessivo per le risorse di allora, lasciava il posto alle fiammelle tremolanti delle lampade a petrolio. O addirittura delle candele. Che si divertivano a inventare piccoli fantasmi di ombre dovunque. I lutti recenti regalavano ancora le foto tristi e malinconiche del fratellino con le mani giunte. Del babbo pallido…
Fuori il rigoglio della rosa canina, un palmizio, e una boscaglia d'alloro.
Nel retro, contaminata dai suoi malanni, l'uva nera e l'uva bianca… Me lo mangiavo così, prima ancora che maturasse, prima ancora che la filossera la distruggesse.
Altre volte il paese in Val Antigorio che era stato testimone della caccia alle streghe e dell'inquisizione nel seicento. Cròveo. Cbi non lo conosceva pronunciava con l'accento scivolato sulla e in penultima. Zia Luisa c'era stata maestra per decenni. E aveva tenuto una modestissima casetta dal impiancito di travi traballanti.
Casetta che significava un'unica camera da letto con lettoni in ferro battuto traballanti cigolanti. E al piano terra una cucinotta. Le camminate a piedi al Devero. Di lì a Codelago. Al passo della Frua e alla Cascata del Toce. Questo innamoramento mi è rimasto e ci ritorno qualche volta ogni anno col mio scooter.
I primi amici coi quali facevo gruppo, sebbene fossi molto selvatico e riservato, alcuni anni mi aveva invitato ad andare con loro all'Isola del Giglio. L'ho raccontato giàqualche volta di quando aveva incontrato dei polipetti che mi avevano implorato di lasciarli tranquilli… Oppure le gnacchere, infilate su uno spuntone nella sabbia come delle grosse cozze grigie incrostate. Il vino dell'isola ricordava il vinsanto. Con un aroma di terra molto intenso, di verde, di sole… E le camminate con loro rovinandosi in piedi e indossavano quelle fragili ciabattine infradito, fino alla baia dell'Allume.. Da qualche tempo si era smesso di usare questo minerale salato per fare quelle piccole matitine, che venivano chiamate comunemente "ferma sangue". Da passare sulle guance se ci restava feriti radendosi con il rasoio alla lametta.
Niente villeggiatura quindi. Niente ville. Al Giglio, dormivamo ciascuno nella propria tendina canadese in un uliveto dismesso. E al mattino prestissimo passava il custode, anziano burbero ma sostanzialmente generoso. Che ci diceva di andarsene via che non si poteva star lì. Noi facevamo lo gnorri…
Tutto il giorno sdraiati sulla sabbia tra le barche. Unico risicato punto d’ ombr per ripararsi dal sole. Poi in acqua. Spesso indossando la cintura di nylon con attaccati i piombi per aiutarsi ad andare a fondo. A volte piccole escursioni su un gommone o su un catamarano…
Te le ho già raccontate queste storie. Lo so.
Ma poco fa, appena sceso dall'ascensore, mi hanno chiesto se, dove e quando andrò in vacanza… Ho risposto evasivamente. E intanto mi sono messo a frugare in questi ricordi che ho già regalato altre volte.
Vorrei andare in vacanza per davvero, lontano dalle disavventure presenti, personali, dolorose, delle persone che amo. In vacanza dalle sventure che pervadono il nostro mondo italiano. Il nostro mondo di umani. In vacanza dalle terribili e probabilmente irreversibile mutazioni climatiche. In vacanza dalla plastica e dalle micro plastiche che mangiamo nelle bistecche e nei filetti di branzino. In vacanza dai lutti del Mediterraneo. In vacanza dalle lacrime. A chi mi chiedeva, ho risposto che la mia vacanza è nell'azzurro e nel celeste degli occhi che amo. È nei sorrisi che riesce a regalare a me e all'estate.
È nei sorrisi e nei suoni di entrambi quando ci incontriamo.

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