IL VIAGGIO
Ritualmente, a cadenze regolari, si accingeva a ripeterlo.
Ed era giunta l'ora e il momento.
Tolse tutte le armature.
Indossò l'abbigliamento abituale per quelle occasioni.
Aveva consultato come sempre le previsioni. Spinse fuori nell'acqua la lunga e snella imbarcazione. Issò la vela.
Appena il vento favorevole fosse sopraggiunto. E spinse con energia sui remi.
Il fiordo era tranquillo.
L'ora era propizia.
Il drakkar scivolò veloce verso la propria meta.
Pensò agli occhi e allo sguardo celeste che fra poco lo avrebbe accolto.
Alla voce vellutata che lo avrebbe salutato.
Tutto era previsto. Eppure tutto sempre era una sorpresa.
Accostò, evitando gli scogli.
La chiglia sfrigolò sulla sabbia.
Sistemò meglio le pelli morbide sul fondo della chiglia sotto il boccaporto.
Morbido giaciglio che li avrebbe accolti insieme...
Dall'alto, alla finestra minuta, apparve la sagoma di lei con la lucerna ad olio in mano.
Presto lo raggiunse. E giaqquero l'uno accanto all'altra. Lui le raccontò dei venti e del viaggio. Delle onde tranquille e gentili che l'avevano accompagnato. Delle saghe popolari che lui amava ascoltare e ripetere. A mezza voce le recitò dei mottetti e degli stornelli amorosi.
Lei ascoltava. Rapita.
Estasiata.
Felice.
«Ogni volta tu ritorni sempre mio principe, mio signore, mio guerriero, mio amante delizioso. Ogni volta mi rechi doni graditissimi e preziosi al mio cuore e al mio gusto.
Al prossimo viaggio sarò io a offrirti con piacere i miei doni. Tu mi porti i frutti maturi dell'estate. Io ti dono i miei frutti caldi di passione amorosa.
Tieni le mie mani fra le tue forti e robuste.
Che sanno raccontare il mio corpo, leggere e prevedere i miei desideri, consolare e far cantare la mia anima.»
Mute e assorte le ombre incombenti li proteggevano.
Il mare diffondeva i suoi effluvi salmastri.
Mentre questo lei gli diceva, assaggiava le golose drupe color porpora di cui era ghiotta.
Volle fargliene gustare il sapore squisito e glielo regalò dalle proprie labbra.
La calma era diffusa.
Poi prese a parlare lui.
E le raccontò di come l'aveva sognata.
Con dovizia di particolari.
Dopo averlo ascoltato, lei si riconobbe nel racconto. E gli ripetè i giochi amorosi che sempre avevano condotto con reciproco gusto.
«Certo, mio coraggioso e instancabile cavaliere di pace…e di focosa battaglia del sangue dei sensi.
Il tuo sogno sarà realtà nel prossimo incontro.
Lo vuoi.
Lo voglio.
Come quella volta… Ricordi…?
E come quell'altra…?
Di quando io…
E
anche di quando tu, poi…
Il nostro gioco prezioso e proibito non cesserà mai.
I prossimi giochi saranno ancora più bizzarri, gradevoli, assoluti… Trasgressivi...E come sempre ti dirò: fai di me quello che vuoi ,te ne prego… E ogni mia richiesta riaccenderà la tua fantasia sfrenata.
E daccapo, daccapo, daccapo…
Il mio desiderio sarà il tuo.
I miei gesti saranno complementari ai tuoi.
Come lo sono i miei sogni e le mie fantasie con le tue.
Non saremo mai sazi.
E daccapo. Daccapo. Daccapo… Anima mia…!»
Presto il bacio dell'addio.
Al gusto intenso di purpuree ciliegie mature.
Lei fremeva nel suo corpo intenso di eterna ragazza.
Maturava il desiderio vivo che come sempre gli avrebbe regalato.
Maturava la voglia di gustare il desiderio di lui. All'infinito.
Ancora.
Eancora …
e ancora sempre…!
Vide il legno slanciato e snello riprendere il largo.
E con gli occhi interiori pregustò di rivederlo presto tornare.
Per la festa dei sensi e dell'anima.
Per la festa della carne.
Per la festa dei corpi.
Per il gioco da ripetere all'infinito mai stanchi, esausti ma mai totalmente appagati, per ricominciare daccapo daccapo daccapo.
Mai più avrebbe lasciato che la malinconia e lo sconforto provassero o tentassero di metterla in crisi.
Lui le aveva di nuovo portato l'entusiasmo, la speranza, la certezza, la sicurezza e la forza.
Mentre lui raggiungeva i suoi fiordi veloce, lei raggiunse la sua camera, e coricandosi consolò quel momentaneo distacco come meglio sapeva e poteva.
Presto sarebbe ricominciato il paradiso. E lei si preparò a entrare nel sogno, già sognando il prossimo incontro.
E anche tutti i successivi…
Infiniti …!
Ed era giunta l'ora e il momento.
Tolse tutte le armature.
Indossò l'abbigliamento abituale per quelle occasioni.
Aveva consultato come sempre le previsioni. Spinse fuori nell'acqua la lunga e snella imbarcazione. Issò la vela.
Appena il vento favorevole fosse sopraggiunto. E spinse con energia sui remi.
Il fiordo era tranquillo.
L'ora era propizia.
Il drakkar scivolò veloce verso la propria meta.
Pensò agli occhi e allo sguardo celeste che fra poco lo avrebbe accolto.
Alla voce vellutata che lo avrebbe salutato.
Tutto era previsto. Eppure tutto sempre era una sorpresa.
Accostò, evitando gli scogli.
La chiglia sfrigolò sulla sabbia.
Sistemò meglio le pelli morbide sul fondo della chiglia sotto il boccaporto.
Morbido giaciglio che li avrebbe accolti insieme...
Dall'alto, alla finestra minuta, apparve la sagoma di lei con la lucerna ad olio in mano.
Presto lo raggiunse. E giaqquero l'uno accanto all'altra. Lui le raccontò dei venti e del viaggio. Delle onde tranquille e gentili che l'avevano accompagnato. Delle saghe popolari che lui amava ascoltare e ripetere. A mezza voce le recitò dei mottetti e degli stornelli amorosi.
Lei ascoltava. Rapita.
Estasiata.
Felice.
«Ogni volta tu ritorni sempre mio principe, mio signore, mio guerriero, mio amante delizioso. Ogni volta mi rechi doni graditissimi e preziosi al mio cuore e al mio gusto.
Al prossimo viaggio sarò io a offrirti con piacere i miei doni. Tu mi porti i frutti maturi dell'estate. Io ti dono i miei frutti caldi di passione amorosa.
Tieni le mie mani fra le tue forti e robuste.
Che sanno raccontare il mio corpo, leggere e prevedere i miei desideri, consolare e far cantare la mia anima.»
Mute e assorte le ombre incombenti li proteggevano.
Il mare diffondeva i suoi effluvi salmastri.
Mentre questo lei gli diceva, assaggiava le golose drupe color porpora di cui era ghiotta.
Volle fargliene gustare il sapore squisito e glielo regalò dalle proprie labbra.
La calma era diffusa.
Poi prese a parlare lui.
E le raccontò di come l'aveva sognata.
Con dovizia di particolari.
Dopo averlo ascoltato, lei si riconobbe nel racconto. E gli ripetè i giochi amorosi che sempre avevano condotto con reciproco gusto.
«Certo, mio coraggioso e instancabile cavaliere di pace…e di focosa battaglia del sangue dei sensi.
Il tuo sogno sarà realtà nel prossimo incontro.
Lo vuoi.
Lo voglio.
Come quella volta… Ricordi…?
E come quell'altra…?
Di quando io…
E
anche di quando tu, poi…
Il nostro gioco prezioso e proibito non cesserà mai.
I prossimi giochi saranno ancora più bizzarri, gradevoli, assoluti… Trasgressivi...E come sempre ti dirò: fai di me quello che vuoi ,te ne prego… E ogni mia richiesta riaccenderà la tua fantasia sfrenata.
E daccapo, daccapo, daccapo…
Il mio desiderio sarà il tuo.
I miei gesti saranno complementari ai tuoi.
Come lo sono i miei sogni e le mie fantasie con le tue.
Non saremo mai sazi.
E daccapo. Daccapo. Daccapo… Anima mia…!»
Presto il bacio dell'addio.
Al gusto intenso di purpuree ciliegie mature.
Lei fremeva nel suo corpo intenso di eterna ragazza.
Maturava il desiderio vivo che come sempre gli avrebbe regalato.
Maturava la voglia di gustare il desiderio di lui. All'infinito.
Ancora.
Eancora …
e ancora sempre…!
Vide il legno slanciato e snello riprendere il largo.
E con gli occhi interiori pregustò di rivederlo presto tornare.
Per la festa dei sensi e dell'anima.
Per la festa della carne.
Per la festa dei corpi.
Per il gioco da ripetere all'infinito mai stanchi, esausti ma mai totalmente appagati, per ricominciare daccapo daccapo daccapo.
Mai più avrebbe lasciato che la malinconia e lo sconforto provassero o tentassero di metterla in crisi.
Lui le aveva di nuovo portato l'entusiasmo, la speranza, la certezza, la sicurezza e la forza.
Mentre lui raggiungeva i suoi fiordi veloce, lei raggiunse la sua camera, e coricandosi consolò quel momentaneo distacco come meglio sapeva e poteva.
Presto sarebbe ricominciato il paradiso. E lei si preparò a entrare nel sogno, già sognando il prossimo incontro.
E anche tutti i successivi…
Infiniti …!
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