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lunedì 8 luglio 2019

IL PREMIO
«MA INSOMMA, MERDACCIA MERDINA, ME LA RACCONTI ALLORA QUESTA STORIA, SI O NO?!»
Lo storiista, narratore, maestro, e quant'altro, era abituatO ai capricci… Si mostrava risentito, e in fin di conti lo era un po'… ma le regole del gioco erano quelle…
Sbuffò una folata di fumo, dopo aver tirato dalla pipa. E si mise a narrare.
«IL PREMIO
beh, bisogna sapere che in un posto che non era né qui né là, c'era una volta…»
«Ma, cazzarola, perché tutte le storie devono cominciare dicendo "c'era una volta"? Non si potrebbe cambiare un po' visto che tu sei molto creativo…»
Anche questa lui se l'era aspettata. Come ogni volta si aspettava le sue bizze i suoi capricci le sue marachelle quando lei rubava la marmellata o gli diceva delle bugie grandi o piccole… In quest'ultimo caso lui le ricordava la battuta di Collodi in Pinocchio, che le bugie hanno le gambe corte e il naso lungo…
Ma a lei non gliene fregava un tubo…
«… Beh, bisogna sapere, ma solo se si vuole, che in un posto, che io tengo segreto perché così mi va, viveva una fanciulla ... che per comodità chiameremo "Cirabebé". Dal nome dialettale delle libellule qui nella terra delle risaie.
Insomma, Cirabebé per tutta la vita era stata convinta di valere poco. Di non essere per nulla meritevole di niente. Addirittura di essere una stupidella… In questo l'avevano abituata fin da quando era bambina piccola. E aveva continuato questa opera distruttiva e malevola quello che lei aveva sempre creduto essere il suo orco… Ma a dir la verità non era affatto un orco, era un povero mentecatto, fuori di testa, stupido come l'acqua stagnante, che aveva paura della propria ombra. E per questo aveva lasciato credere alla piccina che lui la stava tenendo prigioniera. Per fargli compagnia. Ma in effetti lui temeva di farsi la pipì o la cacca addosso quando stava da solo nella sua stanza.
Lei era molto amareggiata del suo comportamento. Essendo che lui era profondamente scemo, spesso non la degnava di uno sguardo, non le rivolgeva la parola, anche perché in questo modo voleva sembrare superiore e noncurante nei suoi confronti.
E anche perché lei era una donna molto bella e a lui le donne non piacevano per niente...
E invece, appena poteva, dal buco della serratura, dalle fessure delle porte, e con tutti gli altri stratagemmi che aveva curiosato nell'etere e web, la scrutava, spiava, curiosava…frugava..
In buona sostanza aveva paura che lei se ne andasse per conto proprio e lo lasciasse lì come un cane… Anzi come una piccola merxxna. Perché lui sapeva di essere davvero soltanto questo.
La ragazza aveva frequentato da tempo un poeta scrittore narratore. Che si era assunto volentieri il compito anche di essere il suo vero maestro educatore e terapeuta.
In modo discontinuo, grazie al suo aiuto, lei alternava momenti in cui si riteneva una persona normale anzi stupenda… Ad altri in cui credeva ancora di essere una povera stupidotta…
Il maestro poeta per metterla alla prova, l'aveva convinta a partecipare a una gara… Lei aveva un po' paura, perché non sapeva che ci sarebbe stato nella giuria… Credeva che in giuria potesse esserci anche quello scimunito cretinotto del suo finto orco.
Il suo caro poeta maestro non glielo disse mai, ma la giuria era univoca, in parole povere l'unico giudicatore e valutatore era proprio lui! Solo lui! Il poeta-maesrtro.
Arrivato il momento delle prove, lei aveva il batticuore, l'ansia, una specie di terrore panico… Non chiudeva occhio ed era preoccupata… Aveva addirittura accettato una delle praline pseudo magiche guaritrici che le aveva passato lo stupidotto travestito da orco. (Si era poi dovuta accorgere che la pralina anziché farle passare i suoi timori e terrori, aveva l'effetto contrario… Ma se n'era accorta troppo tardi… Ahimè!)
E venne il giorno dell'esame…»
La sua ascoltatrice era rimasta ad occhi spalanati ad ascoltarlo.
E ora, indispettita e impaziente era sbottata:
«… Ma dai, vai avanti, che qui viene il bello… Continua, dai, ti prego… Poi per ricompensarti ti darò quelle cose che ti piacciono e rifaremo quei giochini divertenti… Ma dai…!»
Il narratore sapeva che dietro qualche porta o qualche persiana il meschino deficiente si era messo ad ascoltare terrorizzato…
«… E dato che le prove d'esame sono riservate e segrete, non posso ora raccontare a te e a tutti i nostri lettori e ascoltatori in che cosa consistessero quelle prove…
Fatto sta, che l'alunna, ragazza, donna e piccola pinocchia, finì per superarle tutte brillantemente…
In parole povere, ricevette subito da lui il bacio accademico, e lui si apprestò a ricevere quanto Cirabebé gli aveva promesso…
E andò a finire che…»
«… Ma, caspiterina, cazzarola, mexxina mexxaccia, e quello che credeva di essere un orco… Che fine ha fatto… Adesso me lo devi dire però…!»
Lui l'aiutò. Si tappò le narici con le dita, dopo averle coperte con un fazzoletto profumato. La invitò a fare altrettanto… Spalancarono di colpo la porta principale… E che cosa trovarono…? Il finto orco cretinetto, che se ne stava a piagnucolare, perché si era fatto la caxxa addosso…
E allora insieme, maestro/poeta e fanciulla/donna Cirabebé, all'unisono, dopo aver allontanato il puzzone vigliacco, che se ne andò via di qua e di là perdendosi nei boschi, si misero a recitare ad alta voce una filastrocca che diceva più o meno così:
«CA-GONE CA-GONE CA-GONE CA-GONE...»
E poi, molto soddisfatti e felici entrambi, recitarono ridendo la frase conclusiva di molte storie e favole…:
«E POI VISSERO TUTTI E DUE FELICI E CONTENTI, SENZA ELEMENTI DI DISTURBO DI ALCUN GENERE AH AH AH AH…»
Vogliano perdonare i lettori e ascoltatori, ma non potremo qui descrivere compiutamente quali furono i premi e i giochi che entrambi si regalarono… Ma si confida nella fantasia e nell'intelligenza di chi sa davvero leggere le storie…

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