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venerdì 10 settembre 2021

LA MALMARITATA



 LA MALMARITATA

Ma Egregio, illustre, pregiatissimo barone professore… Ho letto quanto lei ha voluto degnarsi di pubblicare qui in questa piattaforma stupidotta… E, mi creda, mi ha fatto molto piacere che si sia voluto rivolgere direttamente a me... Come rappresentante femminile del mondo che la legge  e l’ascolta.                                         E ora, se mi permette, le racconto una ciacola che mi è capitato di ascoltare dalle mie numerosissime informatrici. Pare che, in un paesotto collinare che non nomino, ci fosse una, come le chiama uno scrittore famoso ma ora desueto, malmaritata.                                       Come molte, nella sua condizione, aveva creduto che il matrimonio fosse un modo saggio e opportuno per liberarsi dal giogo di madre e padre. Secondo l’opinione pubblica si era sposata bene. Dal punto di vista della posizione sociale ed economica, intendo. Ma era molto infelice. Anche se non se ne rendeva ufficialmente conto: credeva che quella fosse l’unica condizione possibile. Fatto sta, che dopo esperienze subite senza batter ciglio, anche nella primissima infanzia oltre che nell’adolescenza, si accorse di avere dei pruriti inconfessabili.                              E infatti non li confessava mai: non al coniuge testa quadrupla prepotente e ottuso. Non alle amiche intime: tranne una volta che preferì rinunciare all’amicizia, piuttosto che seguire il consiglio di costei, di mollare l’ingombrante inutile marito, vivendo per conto proprio o insieme a quello che lei definiva il suo più grande amore di tutta la vita.                    E neppure ammettendo, come pure invece il grande amore faceva con lei, di avere nutrito fantasie, più o meno solo mentali, per altri.

Ma la coazione a ripetere era e fu fortissima sempre.                                          Tant’è che quando il superamante le spiattellò che da tempo lui era a conoscenza di passioncelle immeritate da lei coltivate, descrivendo per filo e per segno il chi il come e il dove e il quando, mostrò di cadere dalle nuvole. In aperta contraddizione: affermando di non conoscere assolutamente l’oggetto delle sue trasgressioni attribuitele; e contemporaneamente, mostrandosi risentita che lui ne fosse a conoscenza. Insomma: non conosco assolutamente costui; ma se tu lo descrivi, lo denigri, lo svillaneggi, io mi ci incazzo. Indirettamente riconosco il personaggio, dico che non lo conosco, ma ti diffido dallo sfotterlo e dal parlarne male…

Sa, come sono queste faccende delle chiacchiere e degli scheletri nell’armadio. Un pudore formale, di facciata, che solo alcune persone coraggiose sanno riconoscere, e ammettere, nell’intimo almeno con il super innamorato galattico.                                                     L’andazzo comune. Abituale e ricorrente… Quante relazioni e donne lei ebbe modo di frequentare intimamente, sentendosi dire che solo lei, barone carissimo, era l’unico grande incommensurabile amore della loro vita. Mi viene da ridere: improbabile che per quanto io la stimi, lei possa davvero essere stato amore unico, totale, assoluto di tutta la vita per così tante donne amanti!                                                                                                                                È un andazzo abituale; negli approcci amorosi il partner del momento, soprattutto quando è presente di persona o addirittura nell’alcova, viene definito così… Salvo magari poi rendere evidente il contrario.

Le notizie che lei ebbe modo di darmi, mi rasserenano, tranquillizzano e rallegrano.   Un piccolo incidente di percorso le ha temporaneamente limitato il completo esaustivo uso della visione generale.

Sia prudente, nel muoversi, spostarsi, soprattutto guidare…                 Il tempo, prodigo e avaro insieme, le ha donato e le dona esperienze, paesaggi, donne da amare. Fin quando, esso, severo, e anche tirannico, glielo concederà.

Viva. Sorrida. Si compiaccia. Goda. E non sarà certo lei, gradito e illustre amico, a piangersi addosso, e a condolersi anzitempo della propria dipartita.          Gli infiniti numerosi orologi digitali e a lancette di cui ha riempito la sua vita e la sua casa, staranno a vedere. A guardarla. Con distacco, oggettivo stupore, ma dal di fuori di lei.

Gradisca, come sempre, un affettuoso saluto di cuore.

La sua, sempre devota, Iolanda Sgarbazzoni, nata Musumeci naturalmente.

(Pervenuto in PEC, posta elettronica certificata… Più o meno insomma…)

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