scegli argomenti:

sabato 11 settembre 2021

… SEI MIO AMICO…?

 … SEI MIO AMICO…?

Ricordo questa espressione ricorrente da parte di bambine e bambini, tra loro e verso il mondo adulto. Maestri e insegnanti compresi.
Dal significato immenso, dilatato, addirittura eccessivo.
E torna in mente, come stereotipo ancestrale dall’infanzia, per provare a dare una traduzione, interpretazione, accezione.
Nella piattaforma di FB “amico/a” viene impropriamente utilizzato come sinonimo di contatto.
Se qualcuno ti chiede di poterti contattare lì, ti chiede se vuoi essere suo amico. Se accetti ti definisce come tale. Ma per una bambina o un bambino di sei o sette anni, cosa significa per davvero? Il bidello a scuola è un amico? E il vicino di casa che ti offre le caramelle o ti sorride? E la mamma e il papà sono amici? Il maestro o la maestra?
Può apparire una questione sciocca, o di lana caprina. Ma può determinare un imprinting che rischia di restare appiccicato addosso tutta la vita.
Una donna o un uomo giovani o meno giovani, chi considerano veramente “loro amici”? Anche qui, i conoscenti? Quelli del proprio bar? I vicini di casa? I colleghi e le colleghe di lavoro?
Taluni aggiungono qualche connotazione. Amici sono quelli che oltre a essere conoscenti ricevono le nostre confidenze intime. E ci offrono le loro. Alcune persone ancora, sono talmente tirchi che ritengono di non avere se non uno o due amici veri. Altri, per l’eccesso opposto, regalano generosamente le proprie confidenze a sconosciuti. Soprattutto se le confidenze sono ritenute e considerate ininfluenti. E finiscono per ritenere, definire, catalogare come amiche amici gli sconosciuti con cui hanno aperto i portoni della riservatezza, senza riserbo.
E in una relazione di coppia, di convivenza o meno, amorosa o di menage affettivo sentimentale, l’altra/o lo si considera oltre che coniuge, amante, anche amica/o?
Ma è più amico di una donna il marito, oppure l’amante? O viceversa, l’amante abituale oppure l’amorazzo occasionale per cui ha cominciato da poco a battere il cuore?
E poi, alla persona amica, amante o partner, è opportuno anche regalare le confidenze? I segreti? I pensieri proibiti o rimossi o riposti?
Certo, se queste considerazioni e discorsi che possono apparire di aria fritta, hanno qualche fondamento, ce l’hanno non tanto per la risposta a queste domande… Che forse non c’è, o è relativa. Se hanno fondamento queste cose qui, non ce l’hanno per la risposta/precetto/regola, sfuggente e sfuggevole, possono averlo invece proprio come domande da porsi. Non esiste una manualistica affidabile: non esistono delle risposte sicure, certe, come un vangelo o un Corano, ma sussiste ed è molto importante, forse, porsi queste domande.
Torniamo, un momento, alla bambina o al bambino di pochi anni. Può avere fiducia nel vicino di casa che sorride, che fa le carezze, che offre le caramelle e invita in casa sua a fare giochini? E, se ce l’ha avuta, è possibile che poi si fidi troppo, oppure anche troppo poco, delle persone con cui entra in contatto? Che non si fidi del coniuge. O dell’amante clandestino segreto abbastanza da rivelargli per tempo che la loro storia è in crisi.
È relativo: ogni volta la situazione diventa nuova, da reinventare. Con una profonda ristrutturazione di campo. Sia come contesto, sia come rapporto rispetto a una persona, rispetto a un’altra, rispetto alla stessa persona in momenti diversi. Trasformandosi con un’evoluzione…
… SEI MIO AMICA/O…?
E questa persona qui, che magari vedo per la prima volta, oppure con la quale ho avuto contatti di lavoro o di altro per tanto tempo, merita di ricevere la nostra fiducia e le nostre confidenze?
E con il nostro partner, ufficiale, oppure clandestino, possiamo dobbiamo usare il massimo di sincerità e di trasparenza? A che pro?
Si tratta di stabilire di volta in volta nuove regole del gioco. Come col vicino di casa quando si era piccini. Mi voglio fidare / non mi voglio fidare… È opportuno per me o non lo è? Si stipula una specie di contratto reciproco: io di te mi fido totalmente, ti racconterò tutto, tu fai altrettanto con me, senza timore che le confidenze possano sciupare il rapporto. Se noi con l’altra persona non giochiamo pulito e sincero, il rapporto è già inquinato, malato, rovinato. Meglio, forse, dire il classico “pane al pane e vino al vino“. Se noi feriamo con la nostra sincerità confidente, potremmo magari anche rovinare il rapporto. Se invece, per negligenza pusillanime, non siamo trasparenti e sinceri fino in fondo, continuiamo in un rapporto che "è già rovinato"… Meglio, forse, ricorrere alla “prova del nove”. Magari non sbilanciamoci con tutti, anzi facciamolo solo con parsimonia e con persone che ci sembrano migliori e più affidabili. Ma almeno con queste, è giusto rischiare parlando pulito. Se roviniamo tutto, meglio perdere che trovare persone inadeguate e inaffidabili. È un modo comunque di maturare insieme, con l’amica/o del cuore, col partner, con l’amante, con chi riteniamo privilegiato e degno di una relazione autentica con noi.
Nanni Omodeo Zorini
Mi piace
Commenta
Condividi

Nessun commento: