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martedì 21 dicembre 2021

Solstizio del ricordo

 Solstizio del ricordo

“…NON PORTAR VIA IL TUO RICORDO
LASCIALO SOLO NEL MIO CUORE…” ??
Ci cantava l’amato Federico Garcia prima che le becere teste di cuoio col piombo gli spaccassero il cuore... Il suo tremore dell’anima e della mente, la sua pulsione intensa e amorosa, non era certo per quella persona là, di quel tempo là, ormai remoto a tutti, per quel volto presto cancellato dalle nebbie del tempo… Scarnito, graffiato, cancellato e rimosso dai mesi, dagli anni e dalla lontananza. Nell’istante magico e pure assurdo dell’atto d’amore, crediamo di amare una certa persona, un certo aspetto, odore, profumo, tono di voce… Ma forse, piuttosto, ne amiamo il fantasma che sta per diventare ricordo. Che ancora, per poco, per finta, simulando, sembra un volto vero, una vera persona…
Così capita ancora e sempre, forse…
Amiamo il nostro atto d’amore. Più che l’oggetto cui è rivolto.
Non quel volto effimero, quindi, quell’effigie, quei gesti, quei modi e quel tono di voce.
Quell’aroma di quel momento particolare, remoto, confuso e indistinto che è volato via.
Svanito nel suo nulla.
Amiamo "noi che amavamo".
Narcisistico sempre, solipsistico.
Come le brezze, le foglie ingiallite, i petali sfioriti, i ghirigori dei voli di rondini svaniti nell’etere azzurro.
Il ricordo soltanto, l’immagine mnestica, coi suoi glifi, rabeschi e ricami apparenti rimane incisa, fragile e insieme perenne.
E ci laviamo l’anima con l’acqua di fonte gelata, su alla Frua, o in altre cascate e ruscelli.
Che torna pulita, intonsa, integra vergine come era prima di quel tempo.
La moviola, bizzarra e pasticciona, si sollazza nei suoi giochi a girotondo all’indietro.
Quel che è stato è stato, oppure non è mai stato per niente? Chi può mai dirlo.
E ti ringrazio ancora, leggiadro amico Federico Garcia, dei tuoi versi magici ed eterni.
E mi permetto, perdonami se vuoi e se puoi, di riscrivere i tuoi versi, cangiati rivoltati da cima a fondo come un calzino spaiato.
“… PORTALO VIA, DUNQUE, VIA PER SEMPRE, IL TUO RICORDO SPENTO E MORTO…”
[… Finché non ti avrò affogata io stesso, come i cuccioli di gatto, nella roggia… avevo scritto mille e millanta anni fa sui miei quadernini dei versi…]
Nanni Omodeo Zorini
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