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martedì 17 novembre 2020

LA ONIROTECA

 LA ONIROTECA

Aveva cominciato così.
Con quei librettini microscopici di carta poverissima.
Dalla copertina grigia malinconica.
Glieli portava in prestito dalla libreria quel coetaneo che ci faceva il commesso.
Leggere.
Nascondere.
Celare.
Restituire…
Il catalogo era ampio. Infinito. Biblioteca Universale Rizzoli.
B.U.R.
Poi avrebbero cambiato formato nel corso degli anni.
Ed era nato così quel suo primo innamoramento, clandestino, pericoloso, morboso, sublimemente adorato.
Potevano stare in una tasca.
Oppure sotto la maglietta a contatto della pelle.
Per via delle possibili perquisizioni. Era sempre riuscito a farla franca.
Nello squallido locale studio, riscaldato solo in certe ore con la piccola stufetta di ghisa a legna e carbone, che diventava rovente.
Sbrigati velocemente i compiti di latino, le lezioni di filosofia, e di tutte quelle altre materie, i volumetti finivano facilmente tra le pagine di un testo ufficiale. Per essere gustate, assaporate, godute, vissute…
Shakespeare, Ionesco, Gogol… E via dicendo. Particolarmente gustoso e proibito: Emile Zola: Teresa Raquin… E anche tutta la sua serie infinita: Dante, Cekov, Poliziano, Boccaccio… Riuscivano a farsi compagnia tra loro per quanto di generi svariatissimi.
Dovevano però lasciare il passo allo studio delle scienze biologiche, astronomiche e fisiche…
Ristudiava a menadito i testi e i propri appunti minuziosi.
Infarciti e arricchiti delle illustrazioni che ricopiava pedissequamente dalla lavagna…
Però, il suo vero amore segreto era quello: cominciare a volare sospeso nelle narrazioni. Anche alcuni libri meno noti di narrativa che trovava nella biblioteca dell’istituto.
In particolare, aveva letto e riletto centinaia di volte alcuni testi: “un gentiluomo di Francia”, “sotto il manto rosso” entrambi di un autore dal nome anglosassone infarcito di S k w….
Che non aveva mai più riscoperto da nessuna parte…
Probabilmente uno pseudonimo…
E poi, “anni verdi” di Cronin… E, Davide Copperfield…
Era tutta una modalità di tipo onirico, amoroso, riservato, segreto e clandestino.
La realtà finiva per scomparire tutta.
Gli abiti squallidi, i capelli rapati a zero, il vitto di pessima qualità, le regole militaresche e da caserma.
Una specie di sublimazione…!
E quando le pagine stampate, di qualsiasi matrice o origine o qualità venivano meno, e la loro presenza e rinvenimento andavano in stand-by, gli auto-racconti mentali…
Con quelli ci si poteva consolare aspettando nella penombra delle camerate che il sonno arrivasse.
E anche alle funzioni religiose, o durante i predicozzi precettistici: mostrava uno sguardo attento, e intanto si raccontava le storie dentro la sua mente.
In seguito, nei lunghi tragitti guidando l’auto o il camper: si raccontava le proprie storie.
Per non dire poi, che già da ragazzetto, mentre ingollava avidamente le letture, aveva già la mente pronta, per inventare una propria narrazione personale che avrebbe buttato giù appena dopo…
All’inizio erano degli ingenui tentativi di far continuare la storia letta dopo le ultime pagine…
Poi, abbozzi, incipit, inizi di nuove personali narrazioni.
Ne aveva poi successivamente trovate infinitamente tra i suoi reperti personali.
Infilate nel dizionario di latino. O nei propri libri di scuola.
Altra passione di grafomania: scrivere dei diari…
Ma lì il rischio era molto maggiore: in qualche perquisizione i beceri assistenti avevano rinvenuto i suoi taccuini, quadernetti e caleppini…
Ridondanti delle proprie intime riflessioni.
Pensieri. Impressioni. Amori…
E qualche volta almeno, cinicamente e vigliaccamente ne avevano fatto oggetto di vilipendio, citandone parti, lanciando occhiate sadiche verso di lui…
No! Non andavano più scritte le pagine di diario in lingua corrente.
Un coetaneo che alle commerciali aveva imparato il metodo di stenografia Meschini, gli aveva permesso di apprenderlo.
E di lì l’operazione “codice segreto”: bastava trasformare ogni singolo segno e tratto nel suo omologo/analogo… L’arcata della “O” ad esempio, veniva rovesciata per avere la pancia in basso, come fosse stata una “A”…
(Ogni lettera veniva ribaltata e resa irriconoscibile...)
Al momento sembrava funzionare.
Decenni dopo risultò un’impresa mostruosa decodificare quella crittografia…
Vennero fuori frasi ingenue che fecero tenerezza quasi alle lacrime…
“… Vista ancora… due volte… la bambina bionda col caschetto a frangia… mi guardava intensamente…”
Dalla lettura segreta, alle scritture criptiche clandestine, ai sogni ad occhi aperti, alle fantasie di addormentamento…
Ed era rimasta un pochino come una dimensione pervasiva.
Nel colloquio interiore, insieme al flusso di coscienza, ritornavano a cadenzare soprattutto le lunghe sequenze di versi appresi a memoria. Dante, Petrarca, Lorca…
E l’avevano accompagnato guidando fino in Danimarca, in Normandia, in Grecia e in Turchia… Addirittura fino in Iran…
Soliloquio dell’anima…
Ne era sicuro: si era costruito UNA ONIROTECA…
Coacervo di letture, di versi memorizzati, e di proprie costruzioni oniriche personali…
Un modo come un altro per farsi compagnia.
In quella maniera riusciva a gestire la propria “solitarietà” (qualcosa di leggermente diverso dalla solitudine, in quanto scelta intenzionalmente e deliberatamente; come alternativa ad una socialità di maniera, formale, insipida… Pur riuscendo comunque, appena scattava la molla magica dell’intuito comunicativo, trovati cioè interlocutrici e interlocutori adeguati, a esprimere in modo prolisso, logorroico, a fiume… Inarrestabile…!)
E si compiaceva in questa creazione fantastica e insieme concreta e reale: nella sua oniroteca, finalmente, compiutamente la realtà vissuta, passata presente e futura, insieme a quella letta potevano ben coabitare insieme tra loro e farsi compagnia.
Gli permetteva di giocare quella sua boutade secondo cui:
la vita è sogno,
il sogno è vita,
la narrazione in versi e in prosa sono un altro modo di far vivere la realtà…
E, a parte la forzosa commistione, era anche pur vero, che nel flusso di coscienza, nel dialogo interiore, esiste e coincide la vita stessa. L’esistenza.
Troppo difficile altrimenti provare a rappresentarla come sequenza frammentata di istanti successivi.
Di emozioni provate o immaginate.
Di ricordi.
Di sogni…
Nanni Omodeo Zorini Qfwfq
Daniela Casapieri, Silvana Strigaro e 1 altra persona
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