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lunedì 11 gennaio 2021

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10X 74113-/21
Altre serie alfanumeriche. Nel rispetto del protocollo, incomprensibile ai viaggiatori.
I ronzii andavano attenuandosi.
Lo “sputtering”, l’iniezione senza ago aveva inoculato la sostanza. Infusione sottocutanea del prodotto a lento rilascio.
Un leggero senso di sopore. Mentre la mente restava lucida e attiva. Veniva naturale chiudere gli occhi. E lasciarsi andare.
I pensieri liberi di viaggiare. Anestesia per il viaggio. La chiamavano abitualmente.
Fu visitato da un intenso odore di foglie di fico. Immagini distese dell’immenso lenzuolo mobile e variegato della vite americana. Intrecciatasi con il clinto.
La nonna dentro con la sua voce dolcissima, modulata e cadenzata. Invitava ad entrare. Il riso appena sbollentato tendeva a rapprendersi. Colando la sua mucillagine tiepida e sapida.
Si impose, con calma e determinazione, in quell’atmosfera idilliaca dell’infanzia lontana, di ripercorrere almeno per qualche istante il programma previsto.
Il suo corpo gli appariva senza peso. E lo sentiva galleggiare nel soffice mantello del materasso cuscino pneumatico.
Ripassò le tappe che lo aspettavano.
Non era il primo trasferimento intrasiderale.
Eppure ogni volta ne rimaneva stupito, meravigliato, leggermente intimorito.
Non si domandò neppure quale sarebbe stata la durata del trasferimento.
Se ne sarebbe accorto e reso conto al ritorno. Al confronto con la realtà umana e ambientale.
Si sarebbe ritrovato ringiovanito...? o maledettamente invecchiato?Sarebbe rimasto leggermente stupito, se non addirittura sconvolto, delle mutazioni avvenute.
Ripercorso mentalmente a volo d’uccello il programma previsto. Riprese a navigare nei propri ricordi lontani dell’infanzia, dell’adolescenza e del tempo maturo.
Il lunghissimo ballatoio di lastre di serizzo. Con le strutture di ferro scuro e fatto rugginoso dal tempo. Con l’automobilina a pedali, dal buffo aspetto di un’epoca lontanissima dei primi del 19º secolo.
Il motore produceva il suo brun brun cantilenato dalla voce di bambino.
L’autostrada ballatoio diventava interminabile. La ruggine della ringhiera assumeva un colore purpureo. E comparivano gli scenari coi quali aveva giocato mentalmente. Quando faceva finta di…
Il ballatoio era una rampa di lancio verso l’assoluto. E dava consistenza realistica al viaggio intersiderale.
Continuò a galleggiare, leggermente stordito dalla sostanza dello“sputtering”.
Ogni volta succedeva così. Straniamento. Dimensione onirica. Come quando da bambini si aveva la febbre e si sognava ad occhi aperti.
La formula cantilenata dalla voce artificiale, ripeteva sé stessa.
5 49 B
10X 74113-/21… Continuando la sequela algoritmica…
Neppure stupore. Abitudine forse.
Doveva essere passato ormai un tempo lunghissimo. Impossibile da misurare, calcolare.
La nuova dimensione stava per accoglierlo.
Gli effetti della sostanza ricevuta intercutanea in “sputtering” andavano attenuandosi e via via scomparendo.
Una leggera traccia di ricordo del racconto che era stato celebrato nella sua mente.
Di quella volta che…
E anche di quell’altra…
Tremori, fantasie, emozioni. Volti. Sensazioni. Avrebbe potuto definirli ricordi. Senonché erano molto più impastati e pasticciati.
Sentiva la brezza azzurra di un riso di donna ormai molto, troppo lontano.
Cancellato, confuso, mescolato con altri frammenti mnestici. Un orgasmo prolungato e ripetuto. Una canzone d’acqua di un tempo lontano che allora gli era parso felice.
Profumo di quel corpo che ormai si era sperduto chissadove.
Ricordi. Sensazioni. Frammenti di tempo e di eternità.
Presto avrebbe ripreso completamente coscienza. Risollevandosi da quella coltre fin troppo soffice che l’aveva fatto galleggiare nel viaggio.
Cercò di fare mente locale. Ripassò mentalmente le sequenze successive previste. Aveva solo una vaga impressione di quello che avrebbe dovuto aspettarsi all’arrivo. Se anche poteva chiamarsi arrivo quel giungere a quella destinazione, prima neppure immaginata.
Tutto è nuovo e tutto è antico.
Il nuovo stava là ad attenderlo in quella dimensione che aveva soltanto potuto prevedere, immaginare, ipotizzare.
La voce sensuale femminile gli suonava dentro il corpo, le vene, la mente.
Quasi un benvenuto. Come in altri viaggi. Ma in modo completamente nuovo e diverso ogni volta.
L’effetto narcolettico e i suoi fumi stavano definitivamente svanendo.
Ultimo residuo: uno sguardo che credeva di aver amato. Dal quale aveva creduto di essere altrettanto desiderato e voluto. Gli scivolò fuori dalla memoria.
Mescolò la sua mente e il suo pensiero con la voce femminile che lo invitava a prepararsi all’arrivo.
Non c’era un dove.
C’era un arrivo e basta.
Nanni Omodeo Zorini qfwfq
Eleonora Bellini
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