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sabato 23 gennaio 2021

CARA AMICA.... TI LEGGO E TI SCRIVO

 “Cara amica… ti leggo…e ti scrivo…”

Dalla mia terra di sole, di acque, e di risaie… E ti vedo, lì dove sei, in quel tuo “GRANDE PAESE” di cui un tempo andavate tanto fieri…
Migliaia di chilometri, certo, sono una bazzecola…
Perché il grande fratello nel Web ci permette di scambiarci sorrisi e pensieri e abbracci e coccole da lontano…e insieme descrive racconta i tracciati e percorsi di chi si muove...
Stai per coricarti nella tua terra per me remota.
Io mattiniero mi alzo prima dell’alba: a pensare, scrivere, ricordare…
Eppure, mi sento e ti sento profondamente vicini.
La mia terra, con le sue pianure, colline, montagne, laghi e mari sta ancora forse dormendo pigra, svogliata e sorniona.
Oppure si frega gli occhi col primo caffè.
Con i suoi boschi di suoi sentieri di foglie zuppe d’acqua…
Percorsi di soppiatto ieri, forse oggi, o dopodomani ancora…
Il grande fratello curioso a suo tempo ha seguito passi raminghi, che andavano di qua e di là… Cercando ancora sguardi, con altri sguardi che regalavano sorpresa di maniera.
Così va il tempo.
Così andava anche qualche mese addietro.
E anche i passi andavano.
Gli sguardi recavano dentro aspettative, fantasie, e un po’ di pudore simulato e celato.
Andare, andare, e andare ancora…
Prima o poi gli incontri ci sarebbero stati.
E vedevamo dall’alto dell’etere le formichine umane arrabattarsi, affrettarsi mostrando di essere lì per caso.
Proprio lì.
E anche un po’ più in là...
Dentro, forse si poteva covare imbarazzo, quasi vergogna. Dissimulata, però…
E il vago pensiero sfumato e tenuto in stand by, per qualche lontano e remoto autentico barone professore, che restava sempre sul bordo del fiume del tempo.
A scrivere versi e raccontare sogni.
Quell'accontentarsi.
Delle sventure del tempo.
Dei malanni feroci o blandi.
Tappandosi il naso e illudendosi di incontrare negli SCONOSCIUTI qualche persona simile e degna.
(Maestri di vita? Ahahah...Autentici, però, non ce n'era più, in giro).
Accontentarsi di qualche controfigura, succedanea, di bocca buona.
Cui permettere di spacciarsi, pur senza esserne degna, dell’ambìto epiteto professorale…
“Non so, magari, anche se no ...facciamo finta che vada bene… Non essendoci di meglio…”
Le ombre cupe sulle foglie bagnate e lucide dei sentieri.
Qualche raggio smorzato e fasullo di sole.
Per chi era lì di passaggio, per caso, (e anche, intenzionalmente, per davvero..).
No, stai pur certa amica cara lontana.
Nessun rimpianto.
Nostalgia.
Ambascia…
E neanche rassegnazione.
Solo occhi puliti, tersi, per guardare il reale.
Solo un po’ di delusione prevista e prevedibile.
Le foto che mi giungono dall’etere, mi mostrano la tua terra, immensamente lontana eppure vicinissima.
I tuoi stagni, boschi, cieli somigliano tanto ai miei e a quelli di questa terra qui dove vivo e sono, radicato. E insieme profondamente straniero.
Cancellati dall’immaginario i carri dei coloni, i cavalli dei mandriani da film…Ahahahah.
Quasi come dire che tutto il mondo è paese.
(Da voi ciuffo giallo è stato messo nell’angolo almeno per un po’.
Da noi lo sceriffo bestia torna alle sue movide a mangiare hamburger con la Nutella…)
Buttando oscenamente birra e parole blasfeme.
Ruttate.
Nei tuoi boschi oltreoceano, tra i rami invernali, variegate ragnatele e voli di uccelli canori.
Nei miei, l’affrettarsi di passi furtivi, sornioni, a fatica…
Scelgo, stranito di perlustrare i tuoi di boschi e di selve.
Lasciando la miseria colpevole, a perlustrare stradine di foglie fradice.
Squilli di telefoni immeritati. E forse per errore...
Si, cara amica , lontana; eppure tanto vicina…
Preferisco seguire la notte che arriva sul tuo immenso continente.
Lasciando, qui da me, l’alba, che fa a gomitate per sorgere.
In una specie di gioco al rovescio.
E non ascolto sguardi , "pentiti" (ma solo un poco).
E non guardo modeste sagome di buontemponi di paese, sorridenti del proprio vuoto. Soddisfatti della propria modesta miseria.
Accontentarsi.
Ma tappandosi il naso.
L’unico vero professore barone, è trasmigrato.
Lasciando qui solo fasulle controfigure alla buona.
E i passi, incerti e malfermi, che inseguono e cercano altri passi, nell’ombra.
Passi che incontrano altri passi…
Quasi per caso.
Corsi e ricorsi che si ripetono.
Riposti, messi nel cassetto, percorsi e mappe e tracciati.
A inventarsi un’apparenza che sembra addirittura appagante.
Anche se addietro c’era pur stato il tempo delle amarene…
E voli di aironi che solcavano il cielo di risaia.
E le corse in auto a raggiungere col fiato in gola il paradiso proibito.
Per restare a piccoli, banali, provvisori meschini altri paradisi di terza mano.
In offerta.
In svendita...
E allora, buona notte a te, cara amica lontana… Eppure molto vicina.
Qui tra poco un cielo stentato, umido e piovoso, farà finta di fare giorno.
Solo vagamente memore degli immensi mattini spalancati e radiosi goduti.
Da oriente, forse, giungeranno sprazzi di luce e di giorno.
Le ombre calano sulle ombre, nell’altrove ormai dismesso e gettato, con noncuranza, nel sacco dell’indifferenziata.
Buon riposo cara amica.
Nanni Omodeo Zorini Qfwfq

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