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domenica 17 gennaio 2021

Ὀδυσσεύς, ODISEUS

 Ὀδυσσεύς, ODISEUS, da Omero, a Joice, passando da Dante

"... Scampati a malapena i suoi dalla terra dei lotofagi, dall’antro del ciclope monoculare, dalle lusinghe lussuriose di Circe, fece issare i nuovi pennoni, tendere le vele incombuste, e scrutò lontano verso gli spruzzi lascivi delle donne sirene… E ripartì per il suo viaggio… Verso là, dove forse ancora la tessitrice di tele infinite, poteva essere ad attenderlo, casta come può essere una donna sola in mezzo a orde di proci porci… Confortato dagli sguardi benevoli dei sopravvissuti compagni…"
Ripulita la cataratta delle malevole visioni offerte dal grande fratello che tutto vede e racconta, incurante degli acciacchi che gli dei oscuri del 21º secolo gli avevano donato per castigo, del virus pandemico e dei 2 milioni di vittime incenerite, dei decreti nuovamente aggiornati con i loro colori, della melanconia del tempo, della mestizia offerta da un gennaio di ghiacci tiepidi surriscaldati, incurante di nuovo di tutto, Odiseus in terra di risaia, prenotate le nuove TURB, e le lavande al bacillo di Koch addestrate a divorare neoplasie maledette… inforcò nuovamente come un tempo e come sempre lo scoppiettante puledro a due ruote…
Mirando da lontano colonne d’Ercole, fantasmi e zombie, mostriciattoli dal braccio teso alzato, presenze e assenze occasionali o anelate…
Ricalcolò la rotta, fece il punto mirando alle stelle sorelle e compagne, le fiamme di Ilo e le orde massacrate fuggiasche un lacrimoso ricordo, la sua Itaca nebbiosa della Novaria flatulente di acque stagnanti di risi…
Si passò la mano antica sulla barba brizzolata.
E riprese quel viaggio interminabile, estenuante, leggiadro, amorevole e crudele.
Là in fondo, oltre le colonne d’Ercole, il mare dicevano che finisse, per cader giù nel vuoto infinito dell’oblio…
Sorrise incredulo…
ALONSANFAN…
Avanti sempre e comunque a dritta, a manca, non fermarsi mai…

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