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martedì 12 gennaio 2021

… A DISTANZA…

 … A DISTANZA…

Ascoltavo oggi un bellissimo intervento lezione del linguista Giuseppe Antonelli.
Che cercava di smontare alcune consuetudini linguistiche di comunicazione. E poneva l’attenzione su alcune espressioni anglofone. E talvolta sulle traduzioni pressappochistiche e poco adeguate.
Non sto a soffermarmi sui vari termini in lingua inglese che avrebbero dei discreti e utilissimi corrispondenti sinonimi nella nostra lingua. Mi soffermo su due aspetti linguistici e concettuali. “Distanziamento” e “didattica a distanza” con quel brutto acronimo DAD.
Il termine distanziamento spesso viene associato ad un altro diventando "distanziamento sociale"; meglio forse si potrebbe ricorrere all’espressione “distanza di sicurezza”. Apparentemente simile, ma che denota come la relazione continua ad esistere e soltanto utilizza delle cautele: in Italia un metro, negli USA un metro e ottanta, in Gran Bretagna due metri. Ma al di là di questi particolari apparentemente tecnici ma dal punto di vista della sicurezza importanti, preferisco soffermarmi sull’aspetto delle parole. Cioè dei termini. Cioè dei concetti base.
Un rapporto e una relazione educativa, e quindi anche didattica, per poter esistere ed essere tale, deve necessariamente avere una dimensione di coinvolgimento, di reciprocità, di socializzazione. (Altrimenti sarebbe un po’ come dire “far l’amore a distanza”).
La situazione più naturale di un processo educativo è quello di una dimensione: in presenza. Ma la grande vicinanza fisica di un numero consistente di persone, può costituire un rischio e un pericolo.
D’altra parte l’utilizzo della tecnologia, e dei suoi strumenti (“telescuola” anni addietro, comunicazioni on-line, videoconferenze, Skype…) costituisce sicuramente uno strumento ulteriore di arricchimento di tale rapporto e relazione.
D’altra parte proseguono in questo momento difficile corsi a livello universitario on-line. Sedute di psicoterapia on-line. Supporto a persone e ad alunni disabili: pure on-line!
Tornando quindi all’aspetto educativo e didattico: l’apprendimento a distanza, riscoperto ora in tempo di pandemia, esisteva, può esistere e deve essere potenziato… Anche dopo. Quando vaccinazioni, rispetto di norme comportamentali in pubblico, tasso di contagio, avranno permesso un ritorno ad una situazione “normale”.
Arduo, ma a tempo determinato, l’utilizzo efficace del far scuola on-line. Che, per quanto non in presenza, deve continuare ad essere, anzi sempre più di prima, rapporto di sintonia empatica tra docenti e discenti.
A parte le barzellette delle ipotesi dei banchi con le rotelle, è possibile studiare soluzioni in cui le persone che interagiscono non rischino di contagiare o essere contagiate. Questo problema pare che venga affrontato con soluzioni pratiche per ristoranti e altri luoghi di questo genere. Eh già: là soffiavano sul fuoco i gestori di ristoranti e di altri luoghi pubblici… Per motivi anche comprensibili di loro sopravvivenza.
La scuola deve e può sopravvivere e addirittura cercare di arricchirsi per quanto possibile nonostante e al di là della sciagura pandemica.
Mi auguro, che il ritorno alla normalità o quasi, veda i protagonisti dell’azione educativa in presenza, ma non solo… E che non si dimentichino le tecnologie di comunicazione a distanza, di cui ad esempio telescuola è stata più di sessant’anni fa antesignana. Al di là delle soluzioni e delle tecnologie e strutture di cui la scuola deve essere dotata, dopo aver messo in sicurezza almeno dal punto di vista edilizio strutturale gli edifici, non va dimenticato che quello scolastico è un “rapporto “, una relazione, e difficilmente un rapporto/relazione può avvenire se tutti i contatti reali scompaiono…
Senza voler incensare o osannare più del dovuto i mezzi informatici, sarebbe magari il caso che la scuola, e soprattutto chi la finanzia, la organizza e la gestisce, non dimentichino questi strumenti. Nessuno rinuncerebbe nel 2021 ai telefonini, ai tablet, ai televisori, come nei decenni precedenti nessuno aveva rinunciato prima al telegrafo, poi al telefono…
Mi scuso se apparentemente ho preso in considerazione solo aspetti terminologici o di strumenti tecnici. Volevo puntualizzare che quello educativo, come "quello affettivo e amoroso", è un rapporto ed è una relazione. Magari sfatando sempre di più e mettendo nel cestino del non riciclabile, l’insegnamento apprendimento come travasamento di informazioni e di competenze. Magari poi da misurare con i quiz che il ministero propone dal repertorio Invalsi…
Cosa diversa, questa che sostengo, rispetto alla tolleranza nei confronti dei facinorosi dal braccio teso alzato, e delle squallide manifestazioni del “si stava meglio quando si stava peggio”, inneggiando alla sciagura di cui l’Italia è stata malata settant’anni fa. Il fascismo.
Assembramenti stupidi, inutili, pericolosi e dannosi, tifoserie ideologiche o di altro genere, devono essere bandite. Le forze dell’ordine, almeno in questo caso, fanno e faranno un ottimo lavoro.
Un ultimo elemento che mi sta a cuore: contestando polemicamente il proprio allontanamento dalle aule scolastiche, gli studenti delle superiori hanno “praticato l’obiettivo”, con dimostrazioni di lezioni all’aperto… Quando insegnavo erano i momenti più belli, significativi, piacevoli, e in ultima istanza produttivi.
Purché non piova…
Nanni Omodeo Zorini
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