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sabato 30 gennaio 2021

SERIALITÀ

 SERIALITÀ

Qualche spunto, lo confesso, me l’aveva fornito una trasmissione di Raitre tv.
Purtroppo però, dal mio punto di vista, a tener banco nella conversazione/lezione comparivano rappresentanti di un certo soggetto, che ovviamente non nomino, ma che però si propone come SCUOLA DI POESIA E CREATIVITÀ… (Sarò un cagacazzi, ma, con estrema onestà e coerenza, non intendo non posso mollare:
la creatività non si può insegnare (al massimo si può insegnare a usare la lingua la sintassi, il vocabolario, le figure retoriche… ma non a essere creativi…)
Come pure, mi si permetta l’accostamento, NON SI PUÒ FARE SESSO O FAR L’AMORE NEL WEB… Perché manca il presupposto essenziale della relazione fisica corporea in presenza.)
Senza, perciò, arrogarmi una posizione ex cattedra, dico alcuni miei pareri.
(Purtroppo ci sono già tanti fessacchiotti, istruttori professionali che al massimo riescono ad addestrare adolescenti con la lima, la pialla, e altri strumenti manuali).
Rimando ad altre riflessioni e puntualizzazioni su che cosa significhi scrivere, narrare e comporre poesia, di cui ho già riempito pagine e pagine di questo spazio Web.
Una narrazione, abitualmente, si occupa di una tematica, di un percorso, che si conclude in se stesso, al termine.
Talvolta però, e ce lo insegnano il fumetto, e alcuni autori e scrittori di grande eccellenza (tra i quali voglio citare perché a me caro, Gabriel Vasquez Montalbán), risulta interessante, conservare o un protagonista, o un ambiente, o un percorso ricorrente. Continuando a riaprire la pagina in modo sequenziale. Ovviamente per sviluppi successivi.
E non è questa certo un’anomalia: nel vivere quotidiano, nella riflessione personale di ciascuno, seguiamo un percorso che ricorda la serialità…
Siamo quasi sempre noi il protagonista; oppure lo è l’oggetto prediletto dei nostri pensieri e delle nostre scritture; oppure un certo nostro abituale modo di porci: amore, ambiente naturale, visioni…
Talvolta, anche nella ripetitività dell’atto amoroso, possiamo avere la tendenza a riprendere da un certo punto, che avevamo lasciato in sospeso. Senza perciò cadere in una routinaria e banale fotocopia.
È invece, pedissequa, piattamente di routine, la consuetudine a ricadere nei propri vizi ed errori…
La persona, ad esempio, che non è mai riuscita a rinnovarsi, e sempre ripete banali rassicurazioni inverosimili e fasulle:
“tu sei il più grande amore della mia vita”;
“nei miei pensieri ci sei solo tu e nessun altro”;
“non ho mai fatto, né mai farò, amore o sesso, con nessun altro…”.
E si avviano, ogni volta di nuovo, alla ricerca compulsiva di quel qualcos’altro che pensano di avere voluto e che non troveranno mai. Insaziabili, eternamente insoddisfatte, inseguendo sempre soltanto un fantasma mentale dal quale sono state condizionate probabilmente nella primissima infanzia.
Quindi, trovo
•una serialità fotocopia, come coazione a ripetere maniacale e irreversibile.
E invece, da un’altra parte, su un altro terreno,
•una ricorsività che può sembrare seriale, ma che è intenzionalmente scelta.
Un’ultima considerazione di sfuggita.
In tempo di eremitaggio definito all’anglosassone “lockdown”, è comodo, funzionale e talvolta anche piacevole e divertente, fruire del mezzo a distanza, per visioni filmiche.
Dopo avere dato fondo a quanto Rai play tv mi ha regalato, sono stato indirizzato ad un’altra emittente. Netfix. Che pur contenendo e offrendo interessanti film, documentari e documenti, è infarcita di narrazioni seriali…
Che all’inizio possono risultare anche gradevoli da seguire. Ma con alcuni elementi costanti ricorrenti che finiscono per annoiare, nauseare e addirittura infastidire.
Ogni puntata successiva, tenendo conto della aspettativa di rassicurazione del pubblico utente, parte con una breve sintesi delle sequenze precedenti. Ma, per sua natura, deve e vuole inventarsi elementi di novità. Cambiando contesto. Situazione. Ambientazione…
L’elemento di continuità finisce per diventare praticamente solo pretesto. E ciascuna tappa risulta per suo limite estranea e straniera a tutto il resto del racconto.
Il pubblico utente, preferisce non soffermarsi su questa caratteristica contradditoria. Riconosce in se stesso l’abitudine, la tendenza, l’aspettativa a ricominciare con elementi nuovi il personale racconto… Perciò risultandone appagato.
Provando a tirare le fila: io prediligo in ciò che scrivo il mio tentativo di reinventare daccapo tutto quanto. Pur seguendo le mie abituali predilezioni, fantasie, amori mentali…
Mi perdonino perciò le care e i cari lettrici e lettori.
Fino a quando il fato e le inesistenti divinità del tempo e della vita me lo consentiranno…
Fino a quando il grande fratello di questa pagina me lo permetterà…
Fino a quando a me verrà voglia di farlo: inventerò storie nuove; composizioni poetiche nuove; e anche riaprirò pagine non mai abbandonate e buttate via per sempre…
Sarò seriale nel riaprire mie vecchie pagine…
Sarò seriale nel parlare dei miei temi prediletti…
E cercherò di reinventare tutto da capo se ne sarò capace.
Buona lettura. Buona compagnia. (Le compagnie risultate fasulle, fastidiose, inopportune, inadeguate, nell’altrove quotidiano e qui nel Web, le lascerò svolazzare via, come foglie autunnali, a colmare i sentieri dei boschi bui che esse vorranno continuare a percorrere. Resteranno sullo sfondo. E se busseranno alla porta, "toc-toc", quando lo faranno, valuterò di volta in volta se ho voglia di farle entrare a giocare a mosca cieca, o divertirsi con me…)
Grazie comunque per l’ascolto.
Nanni Omodeo Zorini
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