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martedì 1 marzo 2016

BABBO

BABBO
ce ne ha messo però il tempo
a macinare feroce la tua eleganza signora
babbo della mia infanzia leggiadra lontana
"non ti conosce il tuo muto ricordo...
né le formiche né gli alberi di casa tua..."
annichilito del tutto così all'improvviso 
mute le parole nel fiore turgido della vita
scippato via della tua giovinezza
46 anni dottor professor ingegnere 
è tutto scomparve la sepsi 
distruggeva tutto rapidamente 
un silenzio lunghissimo 
nelle campagne piene di stoppie bruciate dal fumo inutile 
aironi e corvi a frugare qualche corpo 
da nutrirsi di smiroldo o di rane
la tua piaga che non solo qui si consuma 
con il cero che brucia stupido dovunque 
e una cancrena immensa devastante ancora così grande 
che forse è meglio dimenticarla nell'oblio totale
ti dico quel nome inconsueto per noi della terra novarese 
babbo
volato via scomparso volato via inutilmente senza ragione
nessuna spiegazione possibile così 
ma sorrido mesto
e racconto agli occhi azzurri che mi ascoltano 
di quando fuggisti dal collegio Gallarini e di quando 
tornavi nelle pause delle lezioni
a cucinare la pasta per i bambini 
in mutande bianche e giocavamo al trenino 
facendo la famiglia e di quel giorno 
che mi si annunciava la mia paternità 
che mi apparisti in un presogno 
sconosciuto calmo 
e dal tuo silenzio definitivo con un sorriso smorzato
mi dicevi calmo 
sì fallo 
vai

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