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martedì 1 marzo 2016

VALLE ANTIGORIO

VALLE ANTIGORIO (qualche millennio fa)
Ed era alla prima cappelletta 
che bisognava accendere la pila di metallo 
che tenevamo a turno in mano
Nella tasca la cipolla orologio da taschino
per guardare le ore,
dello zio inutilmente medaglia d'oro
al valore di guerra, a Cefalonia,
in quei tempi ferioci dilaniati
I capelli cortissimi sulla testa rapata,
venivano bagnati e tenuti dritti
da noi il più possibile la notte
per nascondere la nostra nudità
E ci raccontavamo
e ci facevamo le domande
su come fossero fatte le bambine
le ragazze e le donne là sotto
nel loro nudo
Una sosta alla cappella grande
sulle panchine di serizzo
(ad accender la prima sigaretta aspra
da tossirci sopra l'anima per un po')
Anche i diamanti puntinati
sul velluto nero della notte
finivano per avere paura
delle ombre che ci seguivano
con il turbinio delle foglie
Poi i fantasmi si decidevano
A farci piacevolmente compagnia
fin quando comparivano le luci
del paese grande
con quel primo jukebox
magico che muoveva da solo
i dischi di vinile e ci suonava
le canzoni per ballare
(Se fossimo rimasti al paesello
al massimo al sabato sera
avrebbero suonato la fisarmonica
malinconica battendo il piede
con le scarpe da tennis consumate)
Comparivano immagini delle ragazze
con le loro ginocchia nude
e sorrisi luminosi
anche loro in permesso dalle famiglie
C'eravamo stati di giorno
a scottarci di sole sui macigni
giù al torrente
(Restava nelle dita
quell'odore forte di sigaretta accesa
con il colorito giallo tra l'indice e il medio)
Qualcuna
avevamo provato anche a baciarla
di ragazza e loro tenevano
la testa un po' girata di lato
senza smettere di lanciarci
occhiate curiose di falso pudore
A sfregarcisi contro gli inguini
per fare loro sentire
quei primi turgori
di preadolescenza infuocata
E il jukebox ronfava rombante VALL
tutta la nostra euforia
di ragazzi pieni di voglia di vivere
Il sudore salato colava dalla fronte
mentre improvvisavamo
passi sconosciuti
per un rock and roll scatenato
E dondolavamo avanti e indietro
cadenzando un cha-cha
da orfanelli in liberauscita...
Infine
portandosci dietro il nostro sudore rappreso
ripercorrevano quella strada in salita
controllando la cipolla orologio
senza più paura delle ombre
ormai esorcizzate...
E sognavo
forse già allora
un volto bianco come latte di mandorla
o come la pelle della luna
e una cascata di capelli biondi
morbidissimi
Quel sogno fantastico
mi ha seguito per tutta la salita
della vita
e ora rimango stupito
a gustarlo
e a goderlo davvero

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