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sabato 26 marzo 2016

L'AMORE DELLE TRE MELAGRANE- 5- INTERMEZZO

«… toc toc, permesso? Posso rivolgermi direttamente all'autore di queste righe di queste pagine virtuali ma poco virtuose? Immagino di sì, visto che tra una puntata l'altra lei se la prende abbastanza comoda… No, è solo che volevo porle una domanda.. Se permette… la chiamo professore? O preferisce che la chiami barone di Barumini? O più semplicemente con il nome del suo protagonista narrante, Nanni?
Ma superiamo in fretta i preliminari procedurali e veniamo al dunque. Le confesso che la narrazione mi ha sinora abbastanza intrigata e divertita. Con quel suo modo saltellante bizzarro sincopato, di cambiare stile modalità e di inserire il linguaggio parlato/scritto delle chat. E soprattutto per la storia amorosa che lei riesce a raccontare e a far vivere. Presumo sia frutto della sua fantasia. Sarebbe troppo bello che fosse vera. Ma allora le voglio chiedere, professore (prendo a prestito la modalità dall'amato Fabrizio de Andrè: "… di pretesi notai e di falsi professori"), tutto è iniziato con l'incipit della fiaba italiana riportata da Italo Calvino "l'amore delle tre melagrane". E abbiamo iniziato a gustarci la prima melagrana. Con la sua magia, la sua fantasia, la sua improbabilità come storia amorosa ( dovrebbe sapere anche lei, o per esperienza diretta, o per i suoi studi dotti e le sue letture, che le storie cominciano con l'innamoramento, la reciproca fascinazione, poi avviene sempre una fase di decadimento, di riduzione a banalità, routine, a minestre riscaldate… E i protagonisti della vicenda primo poi cominciano a guardarsi intorno disillusi per cercare nuove infatuazioni con le quali drogarsi…)
In questa prima sequenza, abbiamo gustato il ricordo risvegliatosi diventato attuale mediante un ritrovamento nel socialnetwork, e le prime fasi appassionate e appassionanti dell'amore ritrovato rinato rigenerato… E va bene anche così, me lo lasci dire, non ho molta competenza in materia, ma posso dire che ho gustato finora…
Ma mi domando onestamente: ma questo qui, che adesso ci sta propinando i suoi ricordi d'infanzia reali o posticci, dove va a parare mai? Cosa presenterà nella seconda o addirittura nella terza melagrana?
E, mi creda non è una domanda di poco conto… Voglio sperare che lei se la sia posta questa domanda visto che barone o professore che sia vuole con noi qui fare il narratore! Perdoni l'audacia di una sua fan ammiratrice, che si diletta e gusta immensamente anche la serie infinita delle sue storie poetiche amorose, nel suo blog, in questo socialnetwork, e dovunque capiti anche sulla carta stampata.
Mi sono posta cioè la domanda: siamo o non siamo a navigare in un "media" caldo, cioè interattivo, non come era la televisione molti decenni fa, con la radio di un tempo, nella quale il messaggio era unidirezionale. Allora i messaggi partivano sempre da una parte e gli voleva gustare il gioco se lo prendeva senza avere diritto di replica.
La mia vuol proprio essere una replica, una domanda, un interrogativo che pongo anche a lei, per il bene della sua narrazione e per il gusto e il piacere degli altri lettori le elettrici che come me la seguono.
Non voglio rubarle il gusto di narrare poi; ma ci potrebbe dare un'anticipazione così, gratuita, come dono pasquale, come sorpresa nell'uovo per noi lettrici e lettori. Cosa conterranno magicamente la seconda e la terza melagrana quando saranno tagliate e aperte? La ringrazio se vorrà soddisfare la mia curiosità, e le auguro ogni bene, e le sorrido salutandola! Non oso firmarmi, mi conceda l'anonimato; se vuole posso definirmi "una sua lettrice"»
Gentile fanciulla, corrispondo con immenso piacere alla sua richiesta. E ci stavo giusto pensando che prima o poi qualcuno me l'avrebbe posta avanzata presentata.
La prego di non far trapelare molto quanto le sto per dire. Anzi, mi permetto di pregarla di tenere il segreto per sé e di usare secondo la sua natura il più profondo riserbo.
E le rivelo quindi, qui, nel segreto di un laico confessionale letterario, la struttura narrativa che avevo in mente.
Con la prima melagrana mi sono voluto tenere finora e mi terrò il più a lungo possibile su un piano "reale" (mi passi il termine reale dal punto di vista narrativo, onirico, onanistico, fantastico, sappiamo che la realtà in fin dei conti non esiste se non nella nostra mente nei nostri occhi con i quali guardiamo quello che crediamo stia accadendo intorno a noi). La realtà della vicenda vuole essere quella che viene raccontata: un uomo maturo ha conosciuto in un tempo remoto una bellissima adolescente, lei è andata a trovarlo in casa sua, lui da sprovveduto marpione l'ha baciata e lei è scappata spaventata. Ma ha conservato dentro di sé un ricordo fascinoso, accattivante, se l'è cullato dentro, l'ha nutrito come un sogno, fornendogli olio per la lampada che lo facesse sopravvivere.
Poi un bel giorno, da neofita sul socialnetwork, trova tra i nomi delle persone quello del tipo che l'aveva affascinata facendole venire il turbamento , il batticuore e il rossore sulle guance pallide. Gli ha chiesto "amicizia". L'ha ottenuta. Ed è nata una storia amorosa che sembra non debba e non possa avere mai fine.
Ma il tarlo del pensiero suggerisce al narratore altre ipotesi. E se lei non l'avesse mai più cercato sul socialnetwork? Che ricordo avrebbe avuto lei, che ricordo lui, che cosa avrebbero fatto di questo fantasma del passato? Lei avrebbe continuato a cucinare le minestre, fare la spesa, occuparsi di una casa che riteneva stretta inidonea inadeguata…? E lui, ci sarebbe soltanto occupato di attività sociali, volontariato, militanza e impegno a buon mercato? Come avrebbe potuto spacciare la sua teoria della "solitarietà", come sostanzialmente diversa dalla solitudine e dal vivere solo? Quali banali avventurette avrebbe vissuto, in luogo di quella immensa stratosferica galattica incredibile che la prima magica melagrana gli stava regalando?
Perciò, benché con molto dolore, il narratore barone professore e quant'altro, si è tenuto di riserva le altre due melagrane.
La seconda, da aprire sempre nelle situazioni di emergenza estrema, gli avrebbe offerto la prima parte della narrazione… Arrestandosi purtroppo al mancato incontro nella rete virtuale del socialnetwork. E allora, forse, nel momento in cui gli fosse tornato in mente quello sguardo al fosforo che l'aveva ammaliato e l'aveva fatto sentire vivo in un tempo remotissimo, si sarebbe messo a fantasticare. Immaginandosi la sua ragazzina bambina, in una vita quotidiana, da donna pur bellissima di mezza età piccolo borghese, con dentro un desiderio inespresso in evaso soffocato orfano.
L' avrebbe magari inseguita, ipotizzando vari percorsi aperti, incompleti, abbastanza fasulli…
E lei, la ragazza affascinante dallo sguardo luminoso soffuso di sorriso, avrebbe vissuto la sua routine, si sarebbe tenuta e covata dentro la sua delusione? La sua insoddisfazione? La sua amarezza?
E infine, con l'acqua alla gola, la narrazione avrebbe dovuto fare ricorso al coltello, per tagliare la buccia dura e coriacea come cuoio della terza melagrana…
Nella quale non sarebbe emerso nulla. Neanche quel passato della precedente, perdutosi nei meandri del tempo… Del non mai avvenuto… E allora sarebbe stato un continuo mare nel quale rischiare nuotando di annegare, fatto solo di sogni, sogni di sogni, fantasie, fughe liberatorie dalla realtà.
Come quando da ragazzo il protagonista voce narrante, nella malinconica camerata del suo orfanotrofio infantile, quando si addormentava, sia auto consolava e si cullava da solo "raccontandosi delle storie". Scoprendo poi che anche qualche suo compagno di disavventura si trastullava nello stesso modo, e usando magari la stessa espressione: "anch'io mi raccontò le storie da solo…"
Gentile lettrice e ammiratrice, la ringrazio di avermi posto questa domanda. Avrà senz'altro capito e immaginato, che il narrante narratore predilige in assoluto raccontarsi la storia, e come si diceva da bambini, "facevamo finta che…". E lui continua a far finta che. E dà per scontato che quel sogno sia la realtà. Per gustarsela. Per viversela. E ricorrerà alle altre melagrane soltanto nei momenti di amarezza, di sfuggita, con molta cautela, tornando ogni volta al suo sogno reale. D'altra parte, ne convenga dolce e gentile lettrice, come nel titolo dell'opera di Calderon de la Barca, "La vita è sogno".
E nel congedarmi, me lo permetta, le assicuro che continuerò il mio sogno reale e narrativo, e la invito fin da subito a seguirmi. Continui ancora il viaggio. Con un deferente ossequio garbato e molto manierato, le baco la mano. Senza neppure domandarmi se lei è un'adolescente fascinosa come quella della fanciulla dagli occhi azzurri, se è una donna di mezza età piccolo borghese delusa, se è un'anziana che vuole regalarsi degli zuccherini per addolcire l'amarezza degli ultimi anni della vita. E neppure mi domando se lei è donna oppure no. D'altra parte siamo abituati io e lei a trovare nel socialnetwork identità che simulano un nome maschile e sono donne; oppure al contrario, nomi femminili che celano un'identità maschile. Grazie ancora, buona lettura, buona vita, buoni sorrisi, buona resurrezione, buona pasqua…
Il professor dottor barone di Barumini, o più semplicemente il folle sognatore Nanni.
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