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mercoledì 9 maggio 2012

NAUFRAGARE

NAUFRAGARE

Sulla zattera sgangherata
navigava a vista in sur-place verso
un presente disteso e dilatato
come l'eternità della condizione
estrema della morte.
Il tempo  congelato
come in una fotografia in bianco e nero.
Gli orologi del silenzio ticchettavano
la loro anoressia. Nel suo fiato umido e caldo
dilagava un urlo muto e impotente.
"Sto imparando a memoria l'agonia" disse
"una salma immensa occupa tutto lo spazio possibile."
Eppure ora, qui, a bordo della zattera
il suo sguardo sghembo e sguercio
guarda così il mondo. "Sempre ammesso
che il mondo esista e che non sia
una pura ipotesi mentale, una pura congettura gratuita."
Ogni tanto riusciva ancora a vedere qualcosa
per uscire dalle nebbie di quel  Lete macabro e buio
.
"Di tempo ne ho fin troppo! Sto vivendo
 in anticipo la mia eternità letargica nel regno delle ombre."

E intanto sul bordo malato della sera
distendevano immensi sudari di tenebra.
Il silenzio stava diventando penombra.
La zattera rollava in sur-place schiaffeggiando
l'onda fiacca e molliccia su cui rigurgitava
con andatura ubriaca
                         Cimici verdi delle piante
con il loro volo impacciato, rumoroso
e la loro forma acuminata e primitiva
colonizzavano le rive grigie 
Altro segno allucinante nella palude esistenziale....

La zattera sciaguattante masturbava
l'onda schiaffeggiando i rigurgiti
ripensandosi da sola
                                   mentre i filacci
di canapa si smollavano marci


Ottobre 2010

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