Resurrezione
Nel sogno, ancora,
il pianto accorato, di un’altra separazione
Per risorgere a
settembre, è stato promesso, per reinventare
La speranza. I
numero magici, contati ai semafori, con devozione
Regalano vaticini e
pronostici augurali; bisogna aspettare.
Segni e graffiti
nei luoghi e nelle cose, già guardate
In altri contesti,
danno tremiti di nostalgia rassegnata;
Immagini lontane,
con altro turbamento già carezzate.
Odori e sapori
nuovi, nell’aria e nella bocca spalancata
Per un costante, ciclico
rinascere, per rinverdire ancora
La storia
raccontata tante volte, l’unica possibile e vera,
quella che ha
scritto ciascuno, mese per mese, ora per ora,
sfacciatamente urlata di mattino, di giorno e di sera.
La raccontiamo
perplessi adesso, senza pudore, nel tramonto
Che incombe, caldo
ed afoso; e ogni volta ci mettiamo
Afflati gioiosi e
tremanti, che segnano riprese del racconto;
“che non sia questo
chiedere troppo”? ancora chiediamo.
Ma disperata,
rabbiosa, accorata, con determinazione rinnovata,
la canzone
riprende, da cantare a squarciagola, con gli strambotti
suoi ricorrenti e
modulati, le cantilene di nenie cullanti, flautata
e seducente, di un concerto
blues per i ritmi straziati e rotti
Pian piano cala la
sera, spegnendo questi pomeriggi
Aspettando la
brezza e forse un progetto di pioggia
Con sguardi fermi
fissati lontano; con estremo coraggio
Anche il sole
dardeggia, testardo e cocciuto l’ultimo raggio
12.07.09
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