A volte, ancora,
mamma,
mi viene un desiderio
improvviso,
forte, di venir su da
te, o di
telefonarti, così, per
chiederti
come stai, o per
raccontarti
l’ultimo episodio
bello o doloroso,
della mia esistenza,
sai?
Ma lo sappiamo ormai
da troppo tempo
la tua casa è vuota e
devastata dall’assenza
totale,
come la mia, ormai,
sotto,
come un cimitero mesto
e
disadorno.
Rimango così, allora,
stupito di questa
assenza brutale
che il tempo ci regala
e
sorrido mesto e mi
racconto da solo tutto
quanto.
Sei tranquilla di là?
Ti bacio le guance
antiche
e tremo, pensandoti,
con affetto
immenso.
La sera, allora,
prende il sopravvento!
Novara 05.12.04
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