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lunedì 24 agosto 2020

ALLONSNFA’N

 ALLONSNFA’N

Non me ne vogliano i cari e vecchi compagni del Manifesto. Se guardo all’indietro con un misto di affettuosa ironia che può addirittura apparire sarcasmo.
Alla fine degli anni 60, inizio 70  la testata "il manifesto-quotidiano comunista" aveva fatto la sua comparsa. Per lunghi periodi addirittura formato da un foglio solo, davanti e dietro e basta… Mancavano fondi, i finanziamenti statali almeno per la carta non arrivavano in tempo. E magari andavano ad altri squallidi fogli inutili. Come oggi d'altronde.
Dopo Piazza Fontana era apparso un titolo forte coraggioso: "Valpreda è innocente. LA STRAGE È DI STATO"!
Usciti criticamente dalle fila del pur glorioso partito comunista, anche a Novara avevamo fondato il gruppo di iniziativa politica del manifesto.
Riproducemmo quel messaggio, ciclostlandolo sui volantini, e lo distribuimmo anche in città. Fermati dai tutori dell'ordine, lasciammo il nostro nome e cognome e documento di identità. E diverso tempo dopo subimmo un procedimento giudiziario per vilipendio dello Stato e della Repubblica italiana.
Privo di risorse economiche ma ricchissimo di mente e di estimatori di altissimo livello, il giornale ci mise a disposizione i migliori avvocati. All'udienza del processo, nientepopodimeno che in corte d'assise d'appello a Torino, fu addirittura la pubblica accusa, il procuratore della Repubblica, a fare la seguente affermazione che ricordo a braccio ... "il reato ascritto e imputato ai presenti, non sussiste. E per quanto possa risultare strano, se solo mi fosse possibile, anziché muovere accuse alle persone qui imputate e accusate, oserei sostenere che quanto da loro affermato insieme alla testata in parola, andrebbe ascritto a merito e non a demerito…"
E sorrise compiaciuto. Molto alto; di aspetto fiero e dallo sguardo e dalla voce persuasiva e altisonante, con la sua livrea nera rituale dell'aula del tribunale di alto livello, guardava sicuro di sé… Mi rassicurai.
Era di quegli anni il bellissimo film dei fratelli Taviani: "Allonsanfan". Racconta un'impresa che ricorda quella dei fratelli Bandiera. Un manipolo di ingenui sognatori parte per portare la buona novella e liberare i contadini del sud… Purtroppo, arrivati, scoprono che i contadini sono fedeli ai Borboni, che preferiscono agli ingenui scalzacani piemontesi. E faranno una misera fine.
Avvicinai e identificai molto spesso quel titolo di quel film, con le stupende musiche di Morricone, all’impresa del manifesto.
Ma ero fedele e convinto nella missione.
Intanto, la stessa testata aveva condannato l'invasione sovietica della Cecoslovacchia. E il fasullo pseudo comunismo bolscevico. I promotori della rivista da cui nacque il quotidiano vennero espulsi dal partito comunista.
Ma a me e a noi della cosa non ce ne caleva…
Sapevamo di essere nel giusto.
Solo gradualmente poi, nel tempo e nella riflessione, a me venne di accostare, purtroppo pessimisticamente, queste speranze e queste bandiere ad altre che avevano perso l'afflato dell'idealità proposta. Ad esempio quella del rabbi palestinese, finito sulla croce. Dal quale era sorta una confraternita di potere, di denaro, divenuto poi Chiesa che obbligava alla conversione gli infedeli. Che bruciava le streghe sui roghi. Che metteva all’indice i libri. "Beati i poveri, perché di essi è regno dei cieli…" era rimasto un refrain da recitare sotto le navate delle chiese; ma da non seguire…
E tante altre imprese che volevano essere risolutive gloriose si erano trasformate radicalmente, o erano perite miseramente, come la riscossa dell'amatissimo fra Dolcino da Novara, trucidato con la sua fantastica compagna, la bella Margherita. Al Monte Calvo.
"Tante gloriose imprese finiscono miseramente, e non conservano neppure il nome di imprese,… ma calmati ora, ecco la bella Ofelia…" recita Amleto, e per bocca sua William Shakespeare.
«ALLONSANFAN» dunque…
Ho amato e continuo ad avere un profondo affetto per questo giornale. Per le teste pensanti che riescono a farlo sopravvivere, con il contributo e la sottoscrizione dei lettori. Anch'io, a suo tempo, sono stato sostenitore e di fatto "azionista" …
Non leggo più abitualmente questo illustre giornale. Che peraltro approfondisce, sviscera, rivela, riflette, informa egregiamente. Lo seguo abbastanza da lontano. In questa piattaforma di questo "social" (mi si perdoni l'anglicismo). A volte ci curioso a parte… Uso ancora il termine "compagni": dal latino «CUM-PANIS» = che mangiano lo stesso pane, lo stesso cibo… Guardiamo dalla stessa parte.
Talvolta però, lo confesso, per pigrizia lo trovo troppo faticoso e pesante. Talvolta, e me ne scuso con gli egregi e splendidi estensori degli articoli, difficilmente arrivano al nodo preannunciato nel titolo. Ingenuità, profonda onestà, pulizia interiore…limiti di spazio e tempo giornalistici...
Se non ci fosse, lo si dovrebbe inventare daccapo…
Nel panorama squallido e scadente dell'editoria giornalistica su carta e on-line, si erge in tutta la sua levatura e altezza culturale; nel suo spessore e significato.
Prolifera dovunque, carta straccia indegna addirittura per nettarsi il di dietro…
Preferisco guardare da lontano e con distacco. Cercando di regalarmi una visione prospettica significativa.
" video meliora proboque, deteriora sequor". Mi dico da solo con rammarico. E al confronto, "deteriora" mie rimangono la mia passione per lo scrivere versi, pamphlet, racconti di vario genere.
E me ne scuso, ripeto, coi vecchi compagni del manifesto di 50 anni fa. Quelle e quelli con cui andavamo all’Alpe veglia, a cantare i nostri canti di rivolta, a fare camminate sudate sui bricchi, a fare la polenta nel camino, a bere il vino rosso, e a fare l'amore facendo traballare i letti a castello del rifugio.
Sarebbe comunque un consiglio sciocco, insulso e inopportuno, suggerire alle meravigliose ed egregie penne de IL MANIFESTO, di prenderla più bassa.
Di essere più semplici. Purtroppo, queste doti di eccessiva semplicità conducono alla banalizzazione, che sono proprie del sovranismo, del fascio-leghismo, che parlano alla pancia e alle parti meno nobili delle persone. Messaggi semplici, ridotti all’osso, buoni per analfabeti culturali, linguistici e mentali.
D'altra parte, me lo permettano anche i suini, quelli da fare prosciutti e salami, anche quando non vengono tenuti in condizioni mostruose e brutali, ma negli stabbi delle campagne e delle cascine della mia infanzia, è luogo comune che i maiali amino rotolarsi nel fango e nei loro escrementi; e le scrofe e i verri adorino cacciare il muso nel truogolo…
Uso soltanto l'immagine e la metafora.
Il fascioleghisti, qualunquisti, sovranisti e i loro seguaci, amano sguazzare nei loro liquami fecali; e abboffarsi nella mangiatoia che gli viene ammannita.
Continuerò a ricevere l'input dal mio lontano e pur vicino amico del manifesto. Raccogliendo gli spunti. E recitando:
«non ti fu per lei amara in Utica la morte, ove lasciasti la vesta ch’al gran dì sarà sì chiara » dice Virgilio a Catone uticense, nel secondo canto del Purgatorio per bocca di Dante…
Mi auguro e auguro allo stupendo quotidiano di non giungere mai al momento estremo come Catone, ma comunque ritengo che l'accostamento dantesco alla vesta limpida pulita e chiara, sia molto appropriato.
Ma continuerò, lo confesso senza vergogna o pudore, a leggere Lorca, Beckett, Ionesco, e i miei amati maestri. Oltre a Dante, naturalmente! E a seguirne indegnamente le tracce, i passi, le orme…
Pur dando un'occhiata affettuosa, nostalgica, piena di stima e di rispetto, al mio vecchio giornale… Che rimane bandiera, vessillo, bussola per orientare il cammino. Allonsanfan… Allons… Allons toutjour…
Le mie buone compagnie non le abbandonerò mai.
Ma intanto ringrazio chi ha avuto la pazienza di leggermi fino qui, senza tapparsi le orecchie infastidito e annoiato; compagni di strada; sempre “per aspera ad astra”…
Finché ci regge il cuore.
Dopo, oltre, non si sa…
L'Alighieri fervente cristiano, aveva la sua cartografia mentale dei tre livelli inferno, purgatorio e paradiso.
Io immagino, prevedo, presento le ombre grigie e le nebbie dello Stige.
E sento le mie future ceneri mescolarsi con la terra nera delle campagne.
E immagino, se resteranno, le mie modeste parole risuonare ancora nelle menti e nei cuori di chi mi ha amato, letto, accettato ed apprezzato…
Ma comunque, sempre, ALLONSANFAN…
Magari non vinceremo presto la guerra contro l'ignoranza blasfema e becera dominante…
Ma andiamo in quella direzione.
«Brancaleone : Oh, gioveni! Quando vi dico "sequitemi miei pugnaci", dovete sequire et pugnare! Poche fotte! Se no qui stemo a prenderci per le natiche.»

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