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giovedì 13 agosto 2020

FIGURE UMANE E MODELLI…

 FIGURE UMANE  E MODELLI…

Mi hai chiesto, a volte, come mai mi sono trovato a fare il dirigente scolastico… La risposta e spiegazione ha un carattere abbastanza tecnico, però intanto mi risveglia dei ricordi bellissimi.

Non potendo per motivi economici fare il medico come avrei desiderato da bambino, e come avevo promesso a mio padre, riuscii a ripiegare sull'istituto magistrale. "Ripiego". Anche se poi, dopo diversi anni da super precario nelle scuole medie, entrato nella scuola elementare avevo scoperto un mondo fantastico avvincente appassionante! Il movimento di cooperazione educativa, Mario Lodi… Ma di questo forse ti ho già parlato, lo so. Un maestro elementare aveva un modesto stipendio. E il mio sogno nel cassetto, dopo aver rinunciato alla professione impossibile di medico, era quello di potermi dedicare totalmente esclusivamente alla scrittura. Dai primissimi anni scrivevo versi racconti e romanzi magari non finiti… In parole povere avevo fatto un ragionamento che sembrava filare: allora vigeva un criterio che dopo più di 19 anni si poteva andare in una specie di pensione baby. Calcolai che se fossi stato direttore didattico, e avessi voluto chiedere la pensione anticipata prevista, la mia retribuzione pensionistica sarebbe stata uguale o addirittura superiore a quella da maestro… Con il vantaggio di avere tutto totalmente il tempo libero per scrivere…

Ma poi mi persi per strada… Invece che con il movimento di cooperazione educativa mi imbarcai  e mi affezionai al coordinamento dirigenti scolastici. Non riuscii ad evitare di essere molto attivo: ricevendone il premio/castigo dell'incarico di presidente responsabile dell'associazione…

Ma torniamo al dunque. Mi ero preparato molto bene per vincere il concorso direttivo. E fui premiato brillantemente. Provo raccontare ora del primo anno da direttore.

Casualmente il provveditore agli studi era un giovane dirigente che sperava e voleva far carriera come poi fece. Scaltro. Intelligente furbo. Fummo entrambi nel nostro primo anno. La sua scaltrezza, che ammiro, consistente nel fatto che anziché fare banda con i miei colleghi direttori e presidi ossequiosi, perbenisti, qualunquisti, individuò nel gruppo di noi provenienti dalla sinistra e dalla Cgil scuola, una spalla per condurre la sua politica di gestione provinciale. Proveniva probabilmente dall'area della sinistra di base democristiana. Sapeva cosa voleva fare e dove voleva arrivare. E credo ci riuscì benissimo. Ricordo solo un episodio buffo emblematico.

Era autorevole al limite dell'autoritarismo, e nelle riunioni con noi, dopo che lui aveva parlato, in genere abbastanza bene a mio giudizio, concedeva benevolmente la parola a chi le chiedeva. Pretendeva però che ci si qualificasse: "si qualifichi!!" Ci urlava addosso.  Avevo  un bagaglio e un repertorio molto vasto come gli altri miei colleghi di sinistra.

Ad un convegno, che costui organizzò, come sempre in pompa magna, presso alberghi con ristoranti di altissimo livello e di lusso, eravamo residenti per una settimana circa. Sono sempre stato goloso. E oltre ad approfittare a tavola, provai, non senza una grande titubanza e con la voce tremante, a muovere il mio primo intervento…

E stando alle regole che il nostro gerarca satrapo imponeva, mi alzai in piedi, dopo avere fatto segno col dito che chiedevo la parola. E, mi presentai…

"Giovanni Omodeo Zorini, direttore didattico in prova…" (Che era la definizione burocratica ufficiale del mio ruolo allora)…

Mi interruppe bruscamente, ma con tono amichevole: "No! Lei non è più da questo momento direttore didattico in prova… Si ritenga già, dottore, direttore didattico di ruolo definitivo…!"

Scaltro. Furbo. Ma io e gli altri che stimavo, riconoscevamo anche una buona fede e una certa consonanza e affinità di impostazioni sulla politica scolastica.

A parte questi giochini, ricordo una figura stupenda di collega.

Era un direttore didattico che veniva dalla Toscana. Non era certo alle prime armi. Non credente; anarchico; coltissimo e molto competente… Lo ammiravo e dal primo istante mi accorsi di volergli molto bene… Dalla Toscana, da diversi anni amava girare in molte parti d'Italia, chiedendo trasferimento. Era venuto intenzionalmente perché conosceva e voleva girare in lungo e largo le nostre bellissime montagne sopra il lago maggiore. Ricordo che aveva qualche piccolo problema di deambulazione e portava delle scarpe ortopediche. Era sposato. La moglie era una donna dolcissima. E lui in ogni trasloco/trasferimento portava con sé tra le cose essenziali oltre ai libri un suo armonium. Oltre a studiare, svolgere splendidamente la propria professione, era un suonatore stupendo…

Con il suo passo leggermente incerto, da solo o accompagnato dalla compagna e sposa, percorse la valle Canobina, e tante altre vallate  ecime che da lì si dipartono.

Avendo l'alloggio e il domicilio molto vicino al luogo del convegno dell'albergo, preferiva fare la spola con l'auto e quindi non era con noi residenziale.

A pranzo, mentre io ed altri golosi come me ci appostavamo sulle delizie gastronomiche che ci venivano ammannite, lo splendido amico collega toscano consumava solo cibi vegetali… Ma senza essere schizzinoso verso di noi… Era vegetariano rigido. Per scelta ideale. E ricordo che una volta, mentre io mi abboffavo di antipasti, di primi, secondi senza sazietà, lui mi guardò con un sorriso benevolo e dolce. E mi disse:

" ah, Nanni, sapessi… Ieri sera mi sono fatto un'abboffata di lattuga…"

Non mi stava prendendo in giro. E neanche stava criticando le mie abitudini alimentari. Era sincero, genuino. Senza dirlo esplicitamente, mi si mostrava come modello ed esempio…

Durante i convegni, il provveditore rampante aveva fatto intervenire suoi colleghi e colleghe della direzione generale del ministero romano. In modo molto interessante e valido. Anche se presumo che rientrasse nei giochi degli scambi di favori reciproci…

L'amico compagno toscano, ascoltava, talvolta esprimendo dissenso con lo sguardo o con borbottamenti a mezza voce. Fin quando si decise e sbottò.

Lo vidi ergersi, in tutta la sua statura fisica, umana, culturale, morale, professionale…

Sua sublimità, il capo galattico provveditore, stizzito, provò qualche volta a interromperlo. Ma lui noncurante continuò deciso e sicuro.

Io, e gli altri direttori colleghi di fresca nomina, ne provammo un'impressione altissima. Per quanto noi stimassimo, nel limite del possibile, il dirigente provinciale abbastanza anzi molto vicino alle nostre posizioni pedagogiche e di politica scolastica, riuscimmo a fare il confronto.

Da una parte, un uomo di potere, presuntuoso, arrogante, per quanto competente, seduttivo e seducente per crearsi una base di consenso.

Dall'altra, una figura degnissima, che con dignità forza e determinazione non si lasciava intimorire o tacitare…

Avrà fatto molti chilometri su e giù per le valli, camminando.

Io allora, nonostante una certa pigrizia, facevo ancora le camminate all’Alpe Veglia  e al Devero.

Lui, col suo sguardo dolce che sapeva leggere la realtà, aveva nel camminare la sua dimensione esistenziale. Come nei suoi continui trasferimenti e traslochi. Era un viaggiatore culturale, vitale, amava la natura…

Vedi?

Mi è tornato in mente proprio adesso per la tua domanda.

Narcisista come a volte si può essere, soprattutto ad inizio di una nuova carriera professionale, misi in saccoccia come carta straccia la mia soddisfazione di essere trattato con i guanti e blandito.

Quell'anno, e in quelli successivi, ebbi comunque l'appoggio dell'autorità scolastica provinciale. Ma senza piaggeria o leccamenti servili.

Poi il nostro tetrarca scolastico ottenne l'avanzamento di carriera al quale aspirava.

Aderii, un po' tappandomi il naso, all’ iniziativa di un pranzo d'addio.

Ci trovammo solo tra quelli coerenti con la stessa nostra impostazione professionale.

Egli ci disse che era stato entusiasta di quell'esperienza, e che ci ringraziava.

Ero un po' diffidente alle sue parole.

Seppi, alcuni anni dopo, che era diventato senatore nelle liste berlusconiane.

Invece non ho più saputo niente dello stupendo compagno toscano.

Ma tanto so che non lo perderò mai di vista mentalmente.

Quando si era professato ghiotto di lattuga… Quando senza alcun timore o titubanza aveva sfidato l'autorità ufficiale… Quando aveva parlato deciso e sicuro…

Ce l'ho in mente, come modello che forse non sono mai riuscito ad assumere e seguire.

Comunque un ricordo bellissimo!

Sono passati circa quarant'anni.

Non so dove sarà con il suo armonium e la sua dolcissima compagna.

Dovunque sia, ce l'ho nella mia testa e nel mio cuore…

E a volte mi dico con ironia: se dovessi ancora fare, da grande,  il direttore didattico dirigente scolastico, avrò come modello lui! Buon viaggio dovunque tu sia!

 

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