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giovedì 3 gennaio 2019

FABRIZIO DE ANDRÈ
(c'era, c'è stato, e c'è sempre con noi!)
«Beh, si, lo so… Mi dirai che è pazzesco… Confermo…
Come sai benissimo da anni rifuggo dallo schermo televisivo.
Aborrisco e rifiuto le ricorrenze e le celebrazioni. Non sono un fans di personaggi noti dello spettacolo, della canzone, e men che meno dell'attualità politica e del pettegolezzo politico.
Eppure…!
Come ti dicevo, stamattina all'alba, diciamo verso le 5:30, come di mia abitudine, mi sono svegliato. E mi stava frullando ronzando in mente un testo del poeta canoro genovese. Erano i versi di "la guerra di Piero". Non aveva particolare attinenza con eventi recenti e d'attualità. E neanche avevo in mente quello che invece dicono: "tutti", molti, spesso…
Boh! Sarebbe uno strano caso di comunicazione del pensiero… Non credo personalmente della sopravvivenza ultraterrena di chi purtroppo ha iniziato il viaggio del non ritorno. Però…!
Fatto sta, che dopo avere meditato e scritto alcune cose rispetto alla obbedienza alla propria visione morale, nonché alla carta costituzionale, da parte di alcuni rappresentanti dello Stato, sindaci, titolari di comuni che sono "enti autarchici dello Stato", ho provato a vedere se trovavo delle connessioni logiche con lo stupendo autore dei versi con quali mi ero svegliato.
Anarco libertario. Patrono amorevole dei miseri e dei diseredati. Dei clochard. Delle puttane con bocca di rosa o meno. Trasgressivo. Autentico. Ateo. Appoggiato anche prima di salire alla ribalta della notorietà, dall'amico prete di strada Don Andrea Gallo. Partigiano convinto di sempre…! La connessione mentale mi faceva passare anche le parole di un altro prete. Con vocazione ricevuta più avanti della giovinezza. Cacciato dalle curie in un paesino sperduto dei monti toscani. Il prete di Barbiana. Don Lorenzo Milani! Inviso a suo tempo oltre che alle diocesi, da molte parti del movimento della sinistra. Solo successivamente rivalutato come vessillo e bandiera non solo in campo educativo, ma sul piano della integrità morale e della coerenza. Che aveva scritto: "l'obbedienza non è più una virtù".
Spero di non annoiarti. Sono mie elucubrazioni mentali. Ricordi e rivisitazioni.
Però mi è venuto da farmi una domanda.
Ora che ho scoperto, perché tu me l'hai detto, che è l'anno della celebrazione dopo vent'anni del profetico cantautore genovese, la domanda è questa:
Come e dove lo vedremmo Ora, in questo frangente doloroso e sciagurato?
La risposta è facile. Ovvia. Con il suo amico dal berretto nero che rideva e ballava fino a età avanzata, per raccogliere fondi per la sua comunità di diseredati, Don Andrea, sarebbe senz'altro insieme a tutti noi, scandalizzati, molto arrabbiati, moralmente offesi per la brutalizzazione dei tapini, dei diseredati, di coloro che sono partiti a migliaia per cercare un mondo migliore. Annegando nel cimitero Mediterraneo, alcuni. Espulsi ora dai centri di accoglienza. O parcheggiati su navi al largo dei porti diventati inaccessibili per decreti ignominiosi e contrari al diritto internazionale, alla legge del mare, a qualsiasi etica, e soprattutto al buon senso…
E dopo avere ripercorso, le parole del calvario dell'umile soldato Piero, uomo qualunque, uno dei tanti 600.000 compatrioti morti per la orribile grande guerra, ho ripercorso mentalmente altre ballate meravigliose dello stupendo aedo con chitarra.
E allora lo sento, lo vedo, ce l'ho qui vicino a me, mentre guardo con ammirazione i sindaci "terroni", che con parole e occhi puliti, orgogliosi di essere dei pezzetti significativi dello Stato italiano, affermano che l'obbedienza a norme ingiuste, disumane e brutali, non è assolutamente un atto dovuto!
D'altronde, anche a Norimberga ci furono mostri che cercarono di giustificare l'infamia da loro compiuta, affermando
CHE AVEVANO OBBEDITO A ORDINI RICEVUTI DALL'ALTO! Da non cattolico, da non credente in nessuna confessione religiosa, so, penso, ritengo che l'etica abbia la supremazia assoluta su qualsiasi norma. E mi permetto di citare il vescovo di Ippona, filosofo e teologo della Chiesa cattolica come Sant'Agostino:
"IN INTERIORE HOMINE HABITAT VERITAS"! Lui certo che tale verità sia il segno dell'ente superiore in cui credeva e in cui credono molti. Noi non credenti, con le parole della splendida Margherita Hack: "l'etica non deriva dalla religione, ma da principi di coscienza, che permettono a chiunque di avere una visione laica della vita, ovvero rispetto del prossimo, della sua individualità e della sua libertà" (da Wikipedia).
D'accordo, non avremo bisogno di essere presenti in qualche posto fisico, in un giorno o in un luogo particolare; e neanche avremo bisogno di celebrarlo. DA SEMPRE FABRIZIO DE ANDRÈ SI CELEBRA DA SOLO!"
Nanni Omodeo Zorini
foto Web

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