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martedì 1 gennaio 2019

SOLO ITALIANI




SOLO ITALIANI
«ti dispiace Ciccio, se le mie condizioni di salute mi impediranno di festeggiare insieme l'ultimo dell'anno? Tanto so che tu non ci tieni ai rituali. E neppure segui pedissequamente le tradizioni. Simbolicamente avremo certo presto occasioni per emulare il passaggio al nuovo anno. Seguendo ovviamente le nostre predilezioni e consuetudini…»
Lo stato di salute della donna amata aveva assolutamente la priorità. Ho sempre aborrito consuetudini e tradizioni. Soprattutto quando sono strascichi pesanti, squallidi, abitudinari. Ma non sono reali occasioni piacevoli, significative, apprezzabili.
Colsi pertanto l'occasione, non solo a titolo consolatorio, per raccontarle un'esperienza passata diversi anni prima di conoscerla.
«Ma certo. Ti sarai perfettamente ristabilita presto. E allora, degnamente per davvero, festeggeremo il nostro ingresso nell'anno nuovo. Facendo quello che a noi piace infinitamente…» (Non sto certo ora a illustrare, qui, le nostre predilezioni amorose… Soprattutto alla luce delle censure bacchettone, estranee, sanzionatorie e becere recentemente subite…)
«Forse te l'avevo già raccontato. Altrimenti spero di divertirti ora.
In quel tempo, frequentavo ancora quelle persone di cui ebbi modo di parlarti… Sì, quella che si era presentata tempo prima nel mio ufficio, agghindata e colorita nel trucco vistoso. Assolutamente eccessivo. E quando gliene avevo fatto un vezzoso complimento, mi aveva confidato, senza rendersi conto, oppure intenzionalmente proprio per quello, quello che nel passato riferiva le dicessero le sue amiche.
-Loro mi dicono sempre che io sono proprio fatta così. E sanno benissimo che i colori che prediligo quando mi trucco il volto, sono gli stessi della mia biancheria intima…-
Un'evidente ed esplicito progetto intenzionale a ciò che aveva in mente.
In vacanze che avevo voluto offrirle successivamente nei luoghi piacevoli e tiepidi tipo Canarie, Baleari, Costa del Sul, si era agghindata secondo il suo gusto e le sue predilezioni, rimanendo poi delusa, quando aveva visto che il suo modello mentale differiva molto dal mio…!
Per farla qui breve, aveva a lungo insistito che in occasione del passaggio all'anno nuovo, io e lei ci aggregassimo a suoi conoscenti. Per un rituale veglione di Capodanno!
Mi ero sempre mostrato diplomaticamente compiacente con costoro. Per non ferirla. Mostrando tolleranza per la loro visione del mondo che differiva totalmente della mia.
Non altrettanto corrisposto: talvolta in modo indelicato in qualche conversazione, si erano lasciati andare a pesanti giudizi sulle proprie convinzioni. Senza rendersi conto che facevano a pugni con le mie.
Il locale prescelto in tale occasione era un ristorante, noto per la buona cucina casalinga e casereccia. Non era grandissimo, credo ospitasse normalmente al massimo 30 o 40 persone. Ma per quel Capodanno si erano organizzati per ospitarne 2  o 3 volte  tante!
Nei locali mi apparvero immense lunghissime tavolate. Luminarie, cotillon, e altri ammennicoli adeguati, mi fecero subito venire un tuffo al cuore.
Appena le tavolate furono riempite ed occupate, confesso con il leggero disagio di trovarci tutti molto gomito a gomito, mi accorsi ironizzando dentro di me, che ormai ero in ballo e avrei ballato…
Se normalmente le vivande erano gradevoli, apprezzabili, e soprattutto preparate convenientemente, in quel caso, risultarono eccessive, affrettate, vistosamente inutili e inadeguate.
Serie infinite di antipasti, primi piatti, secondi piatti, dessert… Il tempo si prolungava noiosamente, purtroppo accompagnato da un livello sonoro altissimo. Piuttosto definibile come frastuono, assordante, disturbante, di pessimo gusto.
Truccata come al solito, la mia accompagnatrice di allora recitò la sua parte.
Molte altre donne, più o meno attraenti o di bell'aspetto, ostentavano decolletè, schiene seminude, messe in piega laboriose e purtroppo stucchevoli dal mio punto di vista.
"À la guerre, comme  à la guerre…" mi dissi dentro di me.
Dopo ore lunghissime e interminabili destinate a ingurgitare cibo, si avvicinò alla fine il momento cruciale.
Già sui tavoli facevano mostra di sé: cappellini coloriti di cartone con l'elastico; nasi rossi da applicare; trombette da carnevale con stelle filanti…
Ne vennero distribuiti molti altri, copiosamente.
In apnea riuscì ad aspettare il momento rituale.
Segnalato dall'arrivare in tavola, presentati personalmente dal titolare del locale, appositamente travestito da bottegaio di altri tempi e di altri luoghi, con grembiulone vistoso da gestore di un’epoca remota o immaginaria, recava nelle mani, numerose bottiglie di spumanti.
E ci tenne a precisare: "autentico champagne italiano… E anche il caviale e le ostriche che vedete e che gusterete, sono proprio italiani.…… Ve lo posso garantire!"
Un brivido interiore che preferii celare con un sorriso che sembrasse di compiacenza, ma che era ironico, accolsi questa nuova verità!
Insomma: annunciato da un megafono iniziò il conto alla rovescia… Attesi terrorizzato ma ormai assuefatto alla situazione. Fin quando venne dato il segnale. Vennero stappate le bottiglie imperlate dal frigorifero, di abituali brut e moscati a seconda dei gusti dei commensali.
Da tempo avevo intenzionalmente scelto la sobrietà.
Ai rituali inviti a brindare, sollevai quasi vergognoso il mio calice di minerale o di acqua tonica.
Per mia fortuna la dama che era con me non era assolutamente sobria. E mostrò di non notare il mio profondo disagio e la mia estraneità a quel contesto fasullo.
Sprizzava allegria, euforia, entusiasmo.
Ma presto mi accorsi che il mio inferno era solo appena iniziato.
Inni stucchevoli, brindisi ripetuti, sorrisi stereotipati di maniera, stavano inaugurando la tregenda…
Da qualche tavolo commensali vestiti da capitani d'industria, e donne imbrillantate e con pulviscolo argentato, ostentando le schiene seminude, e muovendosi su tacchi terribilmente alti per la loro salute deambulatoria, presero a muoversi per l'angusto spazio. Le tavole vennero accostate alle pareti. E iniziò il rituale mostruosamente osceno dei "trenini"… I festanti mediamente brilli, ponevano le braccia e le mani sulle spalle di chi li precedeva, e urlando, ridendo, e simulando allegria felice, presero a percorrere lo spazio che si era liberato nella saletta e in quelle contigue.
Tutti avevano indossato i capellucci a colori vivaci, fermati sotto il mento da un elastico. Spesso ostentavano sul viso dei nasi coloriti da clown.
Risate a crepapelle. Forzose. Forzate. Intenzionalmente ostentate ed eccessive.
Agli odori residui dei cibi appena fatti oggetto di gozzoviglia, cominciava a mescolarsi quello degli spumanti nostrani, ma cominciava ad aleggiare, anche,  profondo e intenso l'odore del sudore. Misto a quello dei deodoranti…!
Ti risparmio la descrizione dettagliata.
E neppure ti sto a dire quanto durò quella sarabanda. Versione casereccia, ridicola e insieme oscena, della danza finale di Fellini "Otto e mezzo". Mancavano soltanto i prelati vestiti di rosa o di porpora. E le saraghine , sostituite li dai manager e capitani d'industria improvvisati. Nonché delle loro dame euforiche ma purtroppo squallidamente oscene…
Ad un'ora imprecisata, per fortuna, il supplizio ebbe termine.
Fuori l'aria era nebbiosa, umida e fredda. L'odore nuovo era quello della nebbia delle campagne novaresi. Prima di salire in macchina ebbi modo di regalarmi alcune avide boccate di fumo della mia pipa. Non meno nocivo forse del supplizio cui mi ero masochisticamente offerto.
Un suv galattico dai vetri azzurrati, dove numerosi navigatori satellitari facevano vistosamente mostra di sé, mi ricondusse all'alloggio. ("Sai lui guadagna tantissimo e anche sua moglie! Certo molto più di te")
Come avevo previsto, le piacevolezze che mi erano state promesse in quei giorni per invogliarmi, vennero differite. Per fortuna. Ero ancora invaso e impregnato dalla atmosfera surreale che avevo subito.
Probabilmente riuscii a prendere sonno.»
Il racconto e la narrazione  vengono seguiti ora qui da risate sommesse digradanti ogni tanto in clamorose risate, che la voce argentina e dolce della mia compagna e ascoltatrice mi ha prodigato e regalato…
«Stupendo, il racconto… Ti compiango e ti capisco… Mi pareva quasi di vederti… Assistendo a qualcosa di simile delle situazioni fantozziane…
Allora, non ti dispiace se non potremo andare a un veglione…
ahahah…
Se fossi stata bene avremmo fatto qualcosa di meglio…
In numero molto limitato. Magari un numero molto piccolo, "pari". Noi due e basta… ahahah… »
SOLO ITALIANI.
Personaggi, partecipanti, e soprattutto prodotti solo italiani…! Compreso lo champagne, il caviale, e la tragicomica sarabanda fantozziana…
L'ingresso nel nuovo anno, stando alla metafora, so che lo celebreremo io e la mia donna, in modo totalmente diverso. Per quanto mi renda conto con lei che i modelli di visione del mondo prevalenti sono omologati, purtroppo, a quel cliché festaiolo di risa fasulle. Di modi di dire stucchevoli di cartapesta.
ALLEGRIA, ALLEGRIA… Sembrava ripetere fuori campo la voce del conduttore di "lascia o raddoppia".
Chiedo scusa alle mie affezionate lettrici e lettori qui. Soprattutto se sono parso fin troppo dissacrante della festosità di maniera. Mi viene da dire, citando solo il titolo di un lavoro che forse non ho mai visto:
"se tutto va bene siamo rovinati…"
Però, concludo orgogliosamente ostentando la mia totale non omologazione.
Non ho mai potuto condividere l'opinione di massa diffusa, di chi riesce ad affermare alla maniera del Candide  di Voltaire, che il mondo presente è il migliore in quanto l'unico possibile. E neppure l'altra espressione che dolorosamente spesso sento orripilato:
"ma dài, lo fanno tutti… Lo pensano tutti…”
 E allora, non ci resta che adeguarci. O no…!?!
Nanni Omodeo Zorini
foto trovate nel Web

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