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martedì 22 gennaio 2019

MAGIE ED ALTRE MAGIE 
E era già capitato altre volte. soprattutto quando andava a fare i suoi giri nella valle del Ticino, nei boschi, o nella periferia della città, tra risaie e le uniche stentate e timide alture argillose.
Evidentemente era da solo sul suo scooter. Nelle soste che effettuava ogni tanto per scattare qualche foto, sentiva l'odore amaro del carburante e della marmitta calda.
Ma la cosa capitava soprattutto e sempre mentre stava guidando.
D'inverno teneva disteso il copri gambe per ripararsi dall'aria gelida. I guanti morbidi riparavano solo parzialmente dal freddo. A ogni sosta li sfilava, poggiandoli sopra il cruscotto. Per avere le dita libere e scattare la foto. Non stava neanche a spegnere il motore. Sarebbe ripartito dopo pochi istanti. Solo qualche volta preferiva togliere il casco per guardare e vedere meglio l'inquadratura.
Ma era soprattutto mentre stava andando. Con le mani sulle manopole. Muovendo l'acceleratore e ruotandolo per accelerare e rallentare. Ogni tanto gli pareva, ma non era una pura fantasia, di sentire delle mani dietro di sé che si aggrappavano ai suoi fianchi. Come era stato tante volte. E la cosa gli faceva piacere. Oltremodo.
Le immagini del paesaggio ormai le conosceva a memoria. Solo qualche inquadratura un po' più nuova che lo stuzzicava e lo invitava allo scatto. Ma non guardava solo con gli occhi. Con un altro sguardo interiore riusciva ad avere davanti quell'immagine che per lui era stupenda, gradevolissima, straordinaria. Il suo sguardo e i suoi occhi.
Fu così, pertanto, che in particolare quel giorno, gli venne in mente di quanto si erano detti a volte.
«La realtà che vediamo forse c'è davvero. Ma sono i nostri occhi a farla davvero esistere. È il nostro sguardo a creare il panorama. Le emozioni. Le impressioni. Le sfumature, i colori, autori e profumi… Usando lo sguardo interiore, riusciamo a vedere ciò che apparentemente non è lì presente. Lo ricreiamo e lo facciamo esistere noi.»
Lei lo guardava estasiata. E a quel punto, più di una volta, un po' per gioco, un po' per "facevamo finta che", gli aveva detto:
«Secondo me, tu sei un po' magico, Ciccio… E anch'io lo sono… Abbiamo un potere straordinario, extra umano, extra sensoriale… E tu allora mi fai rinascere e apparire anche dove non ci sono per davvero, fisicamente. A volte anch'io faccio lo stesso. Quando sento la tua mancanza e lontananza. Secondo me, tu riesci a farmi apparire dovunque. E io faccio lo stesso…»
Ed è stato proprio oggi, mentre guidavo, e sentivo le sue mani sui miei fianchi che si aggrappavano, che ho sentito un forte impulso. Una forza che mi veniva da in mezzo al petto, dal plesso solare… E ho capito che la magia stava per realizzarsi.
Avevo lasciato poco dopo la moto. E mi ero avventurato tra le sagome scure e spoglie degli alberi. Che lasciavano apparire sprazzi luminosi di sole e d'azzurro.
Non sentivo i passi felpati e leggeri dietro di me. Ma sapevo che c'erano.
Mentre scendevo tra i ghiaioni al bordo di una pozza d'acqua, mi venne spontaneo tendere indietro una mano. Sentìi la mano di lei nella mia. Non era fredda come sarebbe dovuta essere perché lei non aveva viaggiato sulla moto con me. L'avevo portata nel cuore nella carne e nell'anima.
Non mi girai subito timoroso che fosse un'impressione. Che dietro di me la mia mano ghemisse solo l'aria vuota.
Aspettai ad essere arrivato sul ciglio dell'acqua.
Foglie e frammenti di tronco d'albero galleggiavano.
Si spandeva un profumo di terra, di fiume, di legno umido e di tronchi bagnati.
La mano era sempre stretta nella mia.
Fino a quando sentii anche l'altro braccio di lei, che da dietro mi cingeva la vita. Seppi che per completare davvero la magia avrei dovuto continuare tenendo gli occhi chiusi.
Mi girai un pochettino. Abbassai il capo.
Era inequivocabile: il suo fiato tiepido e profumato di giovane donna mi arrivava sulle guance e sulle labbra. E dato il freddo circostante, presto invase i miei baffi e la mia barba, imperlandoli di sé.
Poi, sentii, come mi aspettavo che avvenisse, le sue labbra morbide accostarsi alle mie. Si mescolarono ai fiati. Le salive. I rispettivi silenziosi pensieri. I battiti cardiaci si sincronizzarono compiaciuti.
Tutto durò qualche istante. Qualche minuto. Un'eternità. Un tempo indefinito comunque.
Rimasi ad occhi chiusi. Gustando quel breve regalo di paradiso. Io non dissi nulla. Lei non disse nulla. Non ci furono suoni di parole. Però la comunicazione avvenne…
«Sì, Ciccio, sono proprio io, e sono qui con te. In questo posto qui. Di questa terra, di questo mondo, di questa realtà. Tu mi hai insegnato e io ho imparato. Io ho insegnato a te e tu sei stato un alunno diligente. Giochiamo ancora per questo istante lunghissimo e infinito, a prolungare il paradiso. Che bello sarebbe stato se ci fossimo incontrati prima… Tanti anni fa… Ma forse non sarebbe stato così straordinario come riesce ad essere ora.
Ti sento in me. E sono dentro di te. Tutto vibra dolcemente. Piacevolmente.
I pensieri negativi, le pugnalate dolorose di altre volte nella carne si sono dileguate… I timori e le nubi che sembravano apparire nel cielo, si sono sciolti come la brina al sole.
Regalami, te ne prego, l'eternità felice e l'allegria. Magico maestro e mago sublime.
In cambio, io ti regalo tutto di me, e anche di più…»
L'aria sembrava essersi fermata. Sospesa. Attenta e timorosa di non disturbare.
Il tempo in effetti non esiste se non come rappresentazione mentale o come misurazione sugli quadranti degli orologi e nella sabbia delle clessidre.
La magia durò quanto aveva deciso di durare. All'infinito. Ma fu anche brevissima. Discreta. Come sanno fare bene tutte le vere magie.
Risalii sul ghiaione, smuovendo nei ciottoli coi passi .
Durante il viaggio di ritorno solo qualche volta mi sentii sfiorare il giaccone sui fianchi dalle sue manine.
Come sempre a tutte le magie presto la debita attenzione. Sostanzialmente non ci credo. Mi dico logicamente e razionalmente che sono pure fantasie.
E nel contempo ho la certezza assoluta che sono avvenute.
Non solo perché lo intuisco le sento. Ma perché ne vedo i risultati. L'efficacia. E i segni stabili e duraturi che rimangono.
Ma non mi interessa andare a vedere che cosa siano o non siano queste cose in sé e per sé.
Ho iniziato a scrivere da qualche minuto.
E mi è appena squillato il telefono.
«Ciccio! La magia è avvenuta! Ora il tempo l'aria la mente l'umore e il corpo sono come risanati e rinnovati. Avevi proprio ragione tu. E avevo proprio ragione anch'io. Io e te insieme siamo la nostra magia.…»
A dir la verità mi disse anche altre cose poco fa… Ma non posso certo raccontarle qui… Però io e lei le sappiamo e le conosciamo bene le cose che ci siamo detti.
Nanni Omodeo Zorini
foto personali

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