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sabato 12 gennaio 2019



" L’INESPLORATO MONDO DA CUI NESSUN VIANDANTE FECE MAI RITORNO..."

Essere o non essere: questo è il problema.
Se sia più nobile tollerare le percosse di una sorte oltraggiosa,
o levarci a combattere tutte le nostre pene e risolutamente finirle?
MORIRE, DORMIRE… NULL’ALTRO.
E con il sonno dar termine agli affanni dell’animo e alle altre infinite miserie che sono l’eredità della carne.
Ecco una fine da bramarsi devotamente!
Morire, dormire… DORMIRE. SOGNARE FORSE.
Ma qui è l’intoppo: perché in questo sonno di morte, una volta liberati di questa spoglia mortale, QUALI INCUBI CI PERSEGUITERANNO?
Ecco cosa ci ferma!
E’ proprio questa idea che ci fa reggere tanto a lungo la sventura di vivere:
chi sopporterebbe altrimenti il flagello e le offese del tempo, l’ingiuria degli oppressori, la villania dei superbi, gli spasimi dell’amore disprezzato, le lungaggini della giustizia, l’arroganza dei potenti e gli sfregi che subisce dagli indegni l’umiltà dei meritevoli, se è possibile liberarsene da sé con un solo colpo di lama?
Chi mai vorrebbe portare sudando e gemendo il fardello di una logorante esistenza, se la paura di qualcosa oltre la morte – L’INESPLORATO MONDO DA CUI NESSUN VIANDANTE FECE MAI RITORNO – non trattenesse la nostra volontà, facendoci preferire i mali presenti ad altri che non conosciamo?
E’ così che la coscienza ci rende codardi;
così l’incarnato della risolutezza si fa pallido roso dalla riflessione.
Anche le più alte e generose imprese vanno a finire nel nulla e perdono il nome stesso di azioni.
William Shakespeare
Hamlet-Atto III - Scena I

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