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giovedì 31 gennaio 2019

SENSO COMUNE, BUONA FEDE E IDOLATRIA
Spesso ho provato a domandarmi come funzioni il meccanismo per cui molte persone, probabilmente in buona fede, danno fiducia ad esponenti politici.
Me lo sono chiesto ad esempio rispetto al pur vasto consenso che ebbe Matteo Renzi; Silvio Berlusconi; o altri leader di consistenti raggruppamenti e forze politiche.
Non essendo io assolutamente un politologo, provo a mettermi nei panni della gente comune, della quale pure faccio parte. Mi perdonino pertanto i dottoroni della politica, di qualsiasi orientamento, se potrà apparire troppo semplicistica questa mia riflessione.
Una mia cara zia, per nulla professionista della politica, sufficientemente colta (successivamente per tutta la vita fu insegnante), provò così a rispondere a me nipote, circa la sua esperienza giovanile.
Per vari motivi si trovò a vivere per alcuni anni a Roma.
Aveva trovato una occupazione che le permetteva di vivere dignitosamente. Un'offerta di lavoro venne a lei e forse ad altri giovani come lei, su consiglio di suoi conoscenti. Svolgere un lavoro d'ufficio nella grande macchina della politica di quel tempo. Non ebbe il problema di dover scegliere in quale partito: c'era allora il partito unico; il partito nazionale fascista. Sembrava ovvio che la scelta fosse normale.
Quando me ne parlò aveva strumenti di conoscenza e informazione che ormai le permettevano di guardare con occhio molto critico quel tempo. Ma ebbe modo di raccontarmi un episodio che mi colpì particolarmente.
Periodicamente il leader assoluto, teneva comizi, adunate e arringhe di massa, parlando dal balcone di palazzo Venezia.
L'onesta osservatrice riteneva, in buona fede, che almeno la gran massa dei fedelissimi e ammiratori, ci andasse di propria iniziativa.
La notazione sua era relativa al fanatismo, soprattutto quello femminile che ebbe modo di notare, e di raccontare sorridendo.
Vi erano donne giovani e meno giovani, che stravedevano per quella persona. I media del tempo, radio, altoparlanti, stampa a senso unico, avevano molto contribuito, oltre al carisma personale di costui, a ingigantirne l'immagine. Fino a farlo diventare un mito da adorare.
Lei raccontava che conosceva donne che si dichiaravano segretamente innamorate di lui oltre che entusiaste.
Come in altri diversi fenomeni di tipo musicale o di spettacolo, il luogo della adunata veniva raggiunto molto tempo prima soprattutto da chi temeva di non avere un posto adeguato come osservatore/osservatrice.
Le conoscenti particolarmente devote, talvolta al termine della celebrazione e del rito, talmente si erano infervorate da perdere i sensi. Perciò, si erano poste preventivamente vicino alle cancellate e alle inferriate. E facendosi aiutare si erano fatte sorreggere e legare con cinture o altro, alle inferriate stesse. Non avrebbero così corso il rischio, nel caso di un eventuale mancamento, di cadere a terra, rischiando di essere travolte…
Quando la piazza, alla fine, cominciava a vuotarsi, persone amiche intervenivano, rianimandole e liberandole dai supporti di sostegno.
Il racconto a me giovane sembrava un po' buffo. Quasi inverosimile. Ma ebbi conferma successivamente che davvero in situazioni di massa, per concerti ad esempio relativi a personaggi adorati e idolatrati, avvenimenti sportivi,
non era assolutamente incredibile. Benché assurdo.
Urla, ovazioni, emozioni a livello altissimo, avevano a volte portato al mancamento e allo svenimento di qualche persona fedelissima troppo devota.
Come quella zia, molte persone allora erano assolutamente in buona fede. E vedevano nel personaggio autocostruitosi con l'aiuto degli organi di informazione, l'uomo del destino. Un qualcosa di simile a un Messia, Salvatore, con elementi magici e quasi sacrali.
Ci furono adoratori, a quanto mi è dato ricordare, del presidente cinese Mao-Tze-Dong, di Giuseppe Stalin, di Videla, di Pinochet, Evita Peron… Bob Dyland...Accosto leader politici diversissimi tra loro. E anche figure carismatiche del mondo dello spettacolo.
Mi preme soltanto notare, l'elemento strutturale che li accomuna.
Ammiratori in buona fede, che senza approfondire dovutamente il retroterra artistico, culturale o politico, diventavano “adoratori e idolatri” di un personaggio che ritenevano eccezionale.
Salvo, poi, successivamente, riconoscere la propria eccessiva fiducia, stima, ingenuità… Quando mutava il gusto della musica, il clima e le idee politiche, il contesto. Provo a dare una mia modestissima interpretazione. Forse c'è nella gente comune un grandissimo bisogno e una smisurata aspettativa di "uomini/donne del destino".
Forse proprio perché di figure mediocri, modeste, deludenti, ne avevano già incontrati abbastanza…
Riesco perciò abbastanza a "capire" e spiegare il ripetersi anche nel tempo contemporaneo, di fenomeni del genere. Capire, ma non "giustificare"!
E torno alle mie continue convinzioni da uomo di scuola ed educatore.
Tutti i luoghi di formazione, educazione, apprendimento, non solo quelli istituzionali ma anche il contesto ambientale che ci circonda, e i mezzi di informazione attivi, dovrebbero opportunamente porsi il compito di aiutare chiunque, giovani o meno giovane, a costruirsi con i propri strumenti personali, un "senso critico". Degli occhiali dalle lenti pulite che permettano di guardare la realtà senza condizionamenti. Riconoscendo elementi positivi ed elementi negativi. Per evitare di divenire prede, vittime dell'influenzamento esterno. Dei "si dice"; "tutti ritengono"; "è opinione comune diffusa"…. Scuola, mezzi di informazione, tutti insieme insomma, è auspicabile diventino quella che Ivan Illich definisce "comunità educante"!
Senza assolutamente volere criticare o giudicare coloro che, involontariamente, subiscono tale condizionamento.
Analizzo soltanto un fenomeno. E provo a farlo utilizzando il mio senso comune, di persona comune, con uno sguardo e degli strumenti comunissimi.
Non me ne vogliano i dottoroni e professoroni di qualsiasi orientamento o formazione.
E soprattutto, non me ne vogliano coloro che sentono o vedono messa a nudo questa fragilità. Che forse ha toccato almeno qualche volta un po' tutti noi.
Nanni Omodeo Zorini
foto Web

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