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giovedì 31 gennaio 2019

SQUARCI DI CIELO
E il velo della tela sospesa in alto, conservava ancora il suo grigio opaco, freddo, noioso.
Sembrava destinato a conservarsi così.
L'intera vallata, i suoi declivi collinari, le case che avrebbero presto ricominciato ad avere luci accese alle finestre…
A guardarlo, anche di sfuggita, c'era solo da restare perplessi e per nulla ottimisti.
Era stato poi, continuando a girare intorno, con l'auto e a piedi, che ad un certo punto gli era parso di notare un leggero mutamento.
Nulla di eccezionale. Una cosa così, di poco conto.
Ogni tanto fermava l'auto, come aveva già fatto nel percorso notturno.
Non sentiva neppure il gelo pungente sferzargli il volto nelle parti scoperte di barba.
Le mani le teneva a scaldarsi nelle immense saccocce.
Nel buio notturno non aveva praticamente incontrato, da vicino, quasi nessuno. Tranne qualche fuggevole apparizione. Tanto bastava. Riconosceva il pullulare di qualche presenza. La sfiorava con lo sguardo. E continuava, riprendendo ogni tanto l'auto a riscaldarsi. Il buio disteso non era tutto addormentato e assente.
Discreto. Riconosceva che anche la notte è percorsa. e frequentata.
Non erano folletti e neppure apparizioni. Erano presenze certamente.
Ma il peregrinare continuava.
E quando la coltre scura sospesa in alto cominciò a schiarirsi, assumendo quel grigio, abbandonò incurante le presenze intraviste, e cominciò a notare il mutamento del grigiore che andava qua e là incrinandosi di intensità.
Poi, notò che qualcuno di quelli strappi andava lentamente allargandosi, di azzurro intenso.
La cupaggine della notte, percorsa e abitata da auto parcheggiate coi loro contenuti, prese a farsi tutta quanta più celeste… E il celeste divenne più vasto e più intenso. Più rassicurante. Positivo. Cacciò via le immagini intraviste. E stette fermo anche lui, nella propria auto in sosta, a guardare il paesaggio silenzioso che stava trasformandosi.
Intanto riprese il ronzio, gradualmente, del traffico che andava risvegliandosi.
Un frammento di cielo alla volta abbandonava il colorito precedente. La luce diventava più intensa. E più calda, seppure nel freddo di gennaio.
Si accorse poi, che da qualche parte il sole aveva deciso di sorgere.
Quasi timoroso di essere notato troppo in fretta. Oppure di disturbare chi aveva vegliato da qualche parte.
Sfumato e accantonato il ricordo notturno, anche il telone freddo sospeso in alto, prese a spezzarsi qua e là.
Accese la pipa. E capì quello che era avvenuto.
Il pronostico malinconico preannunciato cominciò a sgretolarsi. L'azzurro alla fine divenne dominante. Spalancandosi coraggioso.
Qualcosa di definitivo e di sostanziale stava avvenendo.
E potè consolarsi sfiorato dalla canzone di Rino Gaetano.
Perché davvero, sempre di più, orgoglioso, risoluto, determinato, come una certezza vieppiù stabile, il cielo ora era blu, ed era sempre più blu.
Come prima il notturno, ora ancora di più, l'alba di speranza, di salvezza, di uscita dal buio, diventava metafora del tutto.
Cieli puliti promettevano il risveglio.
Lo preannunciavano.
Lo affermavano.
Depose la pipa, ormai spenta, e a mezza voce, intonò tra sé:
"IL CIELO È SEMPRE PIÙ BLU".
Nanni Omodeo Zorini
immagini dal Web

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